Imperia. Presentato, ieri sera, presso l’auditorium del museo navale il fumetto ideato dall’imperiese Luca Celoria e disegnato da Salvo Caramusa, fumettista siciliano dal titolo “La leggenda di Capo Horn”. A fare gli onori di casa il direttore del museo navale Flavio Serafini che ha accompagnato Celoria nei quattro anni di studio che hanno portato alla realizzazione dell’opera.
Una storia che parla di avventura, tempeste, uomini e, soprattutto, di mare. “La leggenda di Capo Horn”, è stato pubblicato in due volumi, il primo a ottobre del 2015, “L’Albatros”, e il secondo a settembre del 2016, “Terra del Fuoco”. I volumi sono venduti in tutte le librerie d’Italia e sono stati anche tradotti in francese, finendo nei negozi di Canada, Belgio, Svizzera e Francia.
La fonte di ispirazione è il suo libro dedicato a Capo Horn, come vede questo tipo di iniziativa?
“Sì l’autore è stato moltissime volte nella sala dei capo neri della vecchia sede del museo, mi presento per la prima volta come presentatore di fumetti che riguarda il Capo Horn, una storia meno tragica ma decisamente simpatica che riguarda l’indottrinamento dell’autore nel tempo nella sala del Capo Horn. Il fumetto mi richiama tantissimi anni fa quando anch’io, 13enne, seguivo i fumetti, allora erano in voga: Piccolo Sceriffo, Texas, Tex, Capitan Miki quindi una forma più tranquilla, meno tragica di un’esperienza amara che è stata una grande storia della vela internazionale a Capo Horn”.
“La grande soddisfazione personale è che abbiamo fatto un percorso iniziato nel 2013 con tutto lo staff del museo navale. Ho iniziato a prendere appunti e a cominciare a pensare a tutta la storia e finalmente dopo quattro anni abbondanti il prodotto finito torna nel museo navale nuovo, quindi il percorso completo è stato fatto, partiamo dal vecchio e arriviamo al nuovo. Sono molto contento perché la bozza iniziale è stata fatta salendo per le scale, con l’ascensore arrugginito, stavo settimane a lavorare e adesso siamo nel nuovo, nel moderno, nello spazio. Prima l’esposizione era in 40 mq, adesso ci saranno 300 mq di esposizione con tutti i materiali di Capo Horn, veri reperti come ad esempio lo scream show, le bandiere, l’albatros, i bauli tutte cose che mi hanno aiutato molto a scrivere la storia, la leggenda.
La storia narra di ragazzi che non sapendo come vivere in Europa nel 1914, non sapevano ancora che sarebbe scoppiata la guerra, mollano tutto e vanno verso l’America passando da Capo Horn. Sono tre gli elementi fondamentali che permettono di costruire la storia: l’avventura verso l’ignoto per cambiare vita, la paura del cambiamento perché allora si pensava che il canale di Panama dovesse essere aperto e quindi ci sarebbe stato un grosso cambio di modalità di vela e quindi la gente aveva paura di perdere il lavoro per l’arrivo dei motori. Ci sono i cattivi che hanno paura di perdere il lavoro e quindi devono fare qualcosa per tenersi il lavoro, gente che vuole cambiare per avere una vita migliore e il mare più tremendo del mondo che è quello di Capo Horn con venti che ti strappano i vestiti di dosso. Questi sono gli elementi della Leggenda di Capo Horn”.
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