In un mondo sempre più digitale e dinamico, sono in evoluzione le figure che si occupano di creare immagini e video di grande impatto. Il 25enne dianese Gabriele Trapiano, nonostante la giovane età, ha alle spalle già diversi anni di esperienza maturata in tutta Europa e continua a sperimentare nuove tecniche lanciandosi in progetti all’avanguardia.
QUANDO HAI DECISO DI LASCIARE DIANO MARINA?
“Avevo 20 anni, ero appena uscito da un anno vuoto, senza trovare lavoro, e ho sentito il bisogno di andar via per cercare la mia strada, trovare la scintilla. Mi sono trasferito a Londra nel 2012 e pensavo di durare poco. Invece è stata una scoperta continua. Sono riuscito ad adattarmi in un posto nuovo e a costruirmi il mio futuro. Il mio progetto era inizialmente quello di lavorare nel campo dell’audio, avevo studiato come tecnico del suono, ma poi mi sono lanciato nella seconda mia passione, il video. Ho frequentato dei corsi in un college londinese per un anno e poi ho iniziato a lavorare per registi di video musicali e molto altro. Ho svolto anche un progetto per la BBC, per la quale ho dovuto creare un telegiornale senza un presentatore, ma solo titoli che raccontavano le notizie, quindi un telegiornale totalmente grafico. Dopo 3 anni però ho deciso di rientrare in Italia per tornare in un ambiente più adatto al mio stile di vita e mi sono trasferito a Milano”.
È STATO DIFFICILE TROVARE LAVORO A MILANO?
“Grazie alle mie esperienze sono riuscito a trovare lavoro molto in fretta. Dopo qualche settimana ho trovato un posto in un’azienda di grafica, poi con Eurosport sono andato come cameraman a seguire il campionato mondiale di motocross per un anno in giro per il mondo, e mi sono ritrovato a viaggiare di nuovo. È stato molto intenso. Ora lavoro allo Studio Effe dove ci occupiamo di moda e anche di sport, in modo più marginale. Tramite lo studio collaboro anche con il Corriere della Sera come cameraman esterno per eventi particolari. Tra poco ci sarà l’evento “Il tempo delle donne” e lo seguirò facendo video e report. La prossima settimana sarò a Francoforte al Salone dell’Auto”.
COME SI DEFINISCE IL TUO LAVORO?
“Sono un motion graphic artist, una figura che in Italia è ancora un po’ in fase di crescita. Lavoro principalmente come cameraman, ma la mia specialità è la grafica e questo settore si sta sviluppando. In poche parole, il motion graphic Artist crea grafiche associandole a dei video, muovendole in modo che si generi un contorno, che può essere sia una decorazione per dare uno stile, sia un’informazione, per raccontare una storia. A Londra è una realtà più affermata, in Italia dovremo aspettare ancora qualche anno, ma è già un lavoro molto richiesto specialmente sui social media o per i video promozionali.
In pratica realizzo effetti con Aftereffect, tramite sovrapposizioni di texture, come fumo dentro l’acqua, bolle o molto altro, che vengono sovrapposte a delle riprese per creare transizioni tra una scena e l’altra, creando un mood fumoso, unico. Cerco sempre di realizzare transizioni sempre più particolari e fluenti per rendere i video speciali e contraddistinti dal mio stile, che si possono descrivere come poliedrici e sperimentali”.
UN PROGETTO A CUI STAI LAVORANDO?
“Si chiama Melancholy Death e il tema del video è il cannibalismo intrauterino degli scuole, attraverso l’esibizione di alcune ballerine. Lo squalo femmina in alcuni casi mangia le sue stesse uova, lasciando sopravvivere solo i figli più forti. Questa storia è stata ideata dalla storytebler Federica Carbone ed è dedicata alla promozione di una collezione di vestiti di Giulia Devalle”.
QUANTO CI VUOLE PER REALIZZARE UN VIDEO DI QUESTO TIPO?
“Per questo progetto circa 1 settimana per la preparazione e la preproduzione, lo shooting circa di 1 giorno, poi 5 giorni di montaggio e altri 5 giorni per la post produzione”.
QUAL È IL TUO RAPPORTO CON DIANO MARINA?
“La adoro e ci torno quando posso. Penso che è stato proprio quel posto ad avermi dato tutta la spinta per la creatività, tutto grazie alla mia infanzia trascorsa lì, tra spazi aperti e tranquillità. Mentre una grande città ti occupa il cervello, lì c’è più spazio per vagare con la mente, sul mare o sui monti, c’è sempre modo di trovare ispirazione”.