Non vogliamo fare i menagramo, o come dice qualcuno i gufi, ma da un rapido giro di orizzonte sul territorio possiamo dire che eventi piovosi di forte intensità (la tragedia di Livorno insegna) ci troveranno ancora una volta largamente impreparati.
Interventi di pulizia degli alvei dei maggiori torrenti ci sono stati, ma ciò che manca, in maniera evidente, sono interventi sui rivi che alimentano le aste torrentizie principali. Da lì molto spesso provengono i materiali (ramaglia, tronchi o, peggio, rifiuti ingombranti abbandonati) che concorrono a creare difficoltà al deflusso delle acque, spesso occludendo gli alvei.
“È evidente che situazioni a rischio, che potevamo definire eccezionali, oggi sono sempre più frequenti al punto da doverle ritenere “ordinarie” o comunque “frequenti” – commenta Aldo Alberto, presidente Cia Liguria -. Tale condizione deve essere assunta come base per definire interventi precisi di manutenzione territoriale”.
Non vogliamo restare nel vago, pertanto citiamo alcuni casi emblematici che testimoniano l’inadeguatezza delle azioni finora messe in campo o comunque l’eccessiva lentezza con la quale si realizzano.
Nella Piana di Albenga, è ormai arcinota la situazione degli affluenti Rio Carenda, Rio Carendetta e Rio Fasceo del Comune di Albenga. Qui, nonostante l’approvazione di tutte le Autorità competenti in larga parte ora in capo alla Regione e dopo un iter di due anni dalla presentazione (siamo a tre dall’alluvione del 2014), mancano le coperture finanziarie e quindi non si è andati oltre la progettazione e gli interventi di minimo ripristino. Ed ancora, questa volta nel territorio genovese, ricordiamo il Leira a Voltri.
“Potremmo trovare situazioni simili in altri torrenti e rivi della nostra regione. Ribadiamo che la nostra preoccupazione è data dall’assenza di una programmazione di “bacino” che intervenga sull’intero sistema di regimentazione delle acque, governandone il deflusso a partire dalla rete a monte, i rivi minori e la regimentazione del suolo – prosegue Aldo Alberto -. Vorremmo vedere accolte le parole del Presidente Mattarella che ha sottolineato, con grande forza, come queste situazioni siano da considerare una priorità. E forse anche – aggiungiamo noi – una priorità sul piano di quegli investimenti pubblici che potrebbero dare grande impulso all’economia e alla domanda di lavoro.
In questo senso, continuiamo a ribadire che un lavoro importante potrebbe essere fatto utilizzando l’opera delle imprese agricole: ci sono gli strumenti normativi, ma sembra mancare la volontà di farvi ricorso”.
Non vorremmo ritrovarci nelle prossime settimane a sentire “soloni” parlarci di prevenzione e di ruolo del presidio umano in campagna. La stalla va chiusa prima e non dopo, quando i buoi ormai sono scappati.