È passato dai campi in erba alle vette imbiancate, dai calciatori emergenti della Juventus alle sciatrici professioniste della nazionale italiana e ora monegasca.
Il curriculum di Nicola Sasso, 39enne imperiese, è molto ricco e vario e vanta esperienze in giro per il mondo. Dopo essersi laureato in Fisioterapia, Sasso non si è più fermato, seguendo gli atleti in tutti i loro spostamenti e arrivando a essere sulle piste di sci 230 giorni l’anno.
Al momento si trova in Patagonia, nella Terra del Fuoco, dove si svolgono gli allenamenti della nazionale di sci del Principato di Monaco.
COME MAI SI TROVA IN ARGENTINA?
“Attualmente lavoro per la nazionale di sci del Principato di Monaco. Prima dal 2008 al 2013 ero con la Nazionale Italiana di Sci, sempre come fisioterapista. Ora siamo in Patagonia perché ogni settembre andiamo in ritiro in Cile o in Argentina per sciare, dato che ora qui è inverno, mentre in Europa in questo periodo sciare è difficile. Noi sciamo 230 giorni l’anno”.
COME SI SVOLGE UNA VOSTRA GIORNATA?
“Il mio lavoro varia molto durante il giorno. Al mattino presto mi dedico al riscaldamento degli atleti, poi sulla neve li seguo in pista e intervengo in caso di problemi o di cadute. Seguendo le gare di super G e Discesa Libera a volte le cadute sono rovinose. Gli atleti cadono a oltre 100 km/h su un pendio ghiacciato e non sempre c’è il lieto fine.
Al pomeriggio c’è il lavoro atletico in palestra seguito dalle terapie personali in base alle necessità e agli infortuni: manipolazioni, posture, massaggi, lavoro di rinforzo, lavori preventivi e terapie strumentali. In seguito gli atleti guardano i video della mattinata per correggere e cercare di migliorare la sciata. Dopo cena si va a dormire presto, perché la sveglia è sempre all’alba.
Da 2 anni stiamo inserendo allenamenti specifici per migliorare la visione. Gli atleti che vedono meglio e vedono prima hanno la possibilità di elaborare risposte motorie più efficaci e più rapide. È un lavoro poco conosciuto che sto portando avanti con gli sciatori, ma non solo: pallavolisti, tennisti, calciatori (specialmente portieri) e anche con alcuni arbitri”.
QUALE PERCORSO HA AFFRONTATO PER ARRIVARE DOVE È ORA?
“Ho frequentato l’Isef a Torino, il corso di preparatore atletico a Coverciano, Scienze Motorie a Torino, un master in preparazione atletica e recupero infotunati a Lione. Infine, ho passato il test d’ingresso e mi sono laureato anche in Fisioterapia a Torino, mentre già lavoravo.
Mi sono sempre interessato di preparazione atletica e di prevenzione e di infortunati, forse perché da ragazzino giocavo a calcio nell’Imperia e ho subìto parecchi infortuni e vari interventi chirurgici alle ginocchia, a caviglia e al gomito”.
Ho iniziato a lavorare facendo esperienze nel calcio dilettantistico piemontese mentre studiavo, poi nel 2003 ho iniziato a lavorare alla Juventus”.
LAVORANDO PER ATLETI INTERNAZIONALI GIRA IL MONDO, PRO E CONTRO?
“Tra i “pro”, sicuramente il fatto che ho viaggiato intorno al mondo, vedendo posti bellissimi e conoscendo campioni di vari sport, Tomba, Compagnoni, Yuri Chechi, Gallinari, Buffon, Cannavaro, tutti miei idoli. Ho incontrato politici e persone dello spettacolo che vedevo solo in tv. Mi sono trovato a cena col principe Alberto di Monaco in Russia ai giochi di Sochi. Ho partecipato a 5 Mondiali di sci e a febbraio andrò in Korea per la mia terza Olimpiade. Sono tutte esperienze bellissime. Ho avuto diverse soddisfazioni.
Per quanto riguarda i “contro”, sinceramente pochi, ma importanti. Sono 230 giorni all’anno fuori casa, quindi ho poco tempo per me, per stare con i miei genitori, gli amici e per le mie passioni. Inizialmente odiavo 2 cose: il freddo e svegliarmi presto al mattino. E, ironia della sorte, mi trovavo alle 6 del mattino in cima a una montagna a – 30 gradi, in Canada anche – 40″.
COSA SIGNIFICA LAVORARE CON ATLETI DI ALTO LIVELLO?
“Girare il mondo con atleti di livello internazionale è stimolante. Sono esigenti, ma molto professionali. Siamo un po’ una famiglia. Siamo dei nomadi e giriamo continuamente da una nazione a un’altra, da un hotel all’altro. Ora staremo 1 mese in ritiro in Patagonia ad Ushuaia, dove c’è la pista da sci più a sud del mondo. Mi è capitato in passato di svegliarmi la notte e di non sapere dove fossi”.
COM’È STATO LAVORARE PER LA JUVENTUS?
“Ho lavorato nel settore giovanile e nella scuola calcio per 5 anni a tempo pieno. Poi ho continuato a collaborare sino al 2014 con i progetti Juventus University (corsi di formazione) in cui ero uno dei relatori per quanto concerne l’Area Medica. È stata una bellissima esperienza e una grande occasione di crescita professionale. La Juve è una società ambiziosa e incredibilmente organizzata, è tutto curato nei minimi dettagli”.
E CON LA NAZIONALE ITALIANA DI SCI?
“È stato un drastico cambiamento, dai campi in erba alle vette imbiancate, dai ragazzini alle donne, dai giovani calciatori a Campionesse affermate e plurimedagliate, da uno sport di squadra a uno sport individuale. È una squadra di sciatrici, ma in fondo sono tutte contro tutte, le dinamiche sono diverse e le aspettative altissime. Inoltre, quando ci sono degli infortuni, sono spesso di grave entità, dato che si buttano a 120 km/h per un pendio ghiacciato”.
DOMANDA DI RITO, TORNEREBBE A VIVERE A IMPERIA?
“Mi piacerebbe, ma non ora e non nei prossimi anni. Anche se dopo le olimpiadi mi scade il contratto, non penso di tornare a Imperia. Sarebbe bello tornare nel calcio, ma dopo 10 anni di sci non sarà facile. Cina, Emirati, Usa e Russia sono paesi che stanno investendo molto sul calcio un’esperienza del genere potrebbe essere molto interessante.
Lo scorso anno per riavvicinarmi al mondo del calcio, tra una trasferta e l’altra, insieme a 2 colleghi ho scritto un libro sulla preparazione atletica e la prevenzione nel calcio femminile. È venuto fuori un bel prodotto che ci ha dato visibilità, tanto è vero che da agosto i miei amici lavorano per la Juventus e si potrebbe pubblicare un secondo volume.
Purtroppo sono via da Imperia da molti anni, quindi non conosco le dinamiche e conosco le eventuali opportunità che la mia città potrebbe offrirmi. Per mia fortuna mi piace il mio lavoro, ho fatto di una passione un mestiere. Mi piace lavorare e non mi pesa farlo lontano dalla mia città. Vorrà dire che mi godrò Imperia di tanto in tanto, come turista”.