24 Dicembre 2024 19:35

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DOLCEDO SOTTO SHOCK, STRISCIONI E MANIFESTI RAZZISTI IN PAESE:”MENO NERI, PIÙ CARABINIERI”. IL SINDACO DANIO:”CHE AMAREZZA”/IL CASO

In breve: La protesta nasce dai malumori per l'imminente chiusura della Caserma dei Carabinieri di Dolcedo, che dovrebbe essere definitiva entro fine anno

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Meno neri, più carabinieri”. Sono queste le parole riportate su volantini e striscioni che questa mattina sono stati trovati affissi lungo le strade del paese.

La protesta nasce dai malumori per l’imminente chiusura della Caserma dei Carabinieri di Dolcedo, che dovrebbe essere definitiva entro fine anno, e per la presenza di circa una 20ina di migranti, ospiti della cooperativa Jobel, che da alcuni mesi, si trovano, con famiglia e bambini, in un edificio in parco delle Rimembranze, che doveva essere destinato alla caserma dei Carabinieri.

Ecco le scritte comparse sui volantini: “Meno neri, più carabinieri”, “Lo stato ci ha abbandonati”, “Problema case risolto, caso carabinieri irrisolto”.

Sul posto sono intervenuti i Carabinieri, oltre agli agenti della Polizia Municipale che, con l’ausilio di alcuni consiglieri comunali, hanno provveduto a rimuovere in breve tempo tutti i manifesti e gli striscioni dal paese.

I volantini sono evidentemente collegati alla chiusura della caserma – afferma il sindaco Giovanni Danio – tutti siamo molto dispiaciuti della chiusura, ma questo non giustifica le scritte trovate sugli striscioni. 

Non c’è alcun legame tra la caserma e la presenza dei migranti nell’edificio che doveva essere destinato ai Carabineri. Si tratta di una proprietà di privati e, non essendoci un accordo con la prefettura, non è stato rinnovato il contratto. I migranti sono da noi da circa 1 mese, e da 1 anno alcuni vengono 3 volte a settimana ad aiutare gli operai comunali a pulire e sistemare il paese, come volontari.

Il fatto che la caserma venga chiusa non è piacevole, dato che era presente da circa 100 anni – conclude – abbiamo incontrato il Prefetto per trovare una soluzione, ma se le risorse non ci sono non potevamo fare altro”.

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