“Andate pure avanti a trattarli come mongoloidi”. Questa è la frase pronunciata dal giornalista Marco Travaglio rivolgendosi a Gianrico Carofiglio durante la trasmissione Otto e Mezzo de La7 del 20 settembre, condotta da Lilli Gruber, per definire il modo con cui a suo parere vengono trattati gli elettori di un movimento politico.
“Siamo certi che Marco Travaglio non abbia voluto consapevolmente offendere le persone con Sindrome di Down ma si è conformato, come purtroppo ancora in molti fanno, ad un linguaggio che nell’accezione comune tende a considerare le persone con disabilità in termini negativi e stigmatizzanti” commenta Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas Onlus e genitore di una persona con Sindrome di Down “ma a prescindere dalle sue intenzioni e dal contesto, stupisce che quanto accaduto abbia come protagonista proprio chi lavora con le parole e che a maggior ragione dovrebbe sapere quanto possano incidere negativamente determinati termini che riportano a quanto di più odioso ci possa essere per definire una persona con la Sindrome di Down”.
“Stupisce anche che la conduttrice della trasmissione non abbia rilevato in diretta l’utilizzo improprio della frase ed anche il fatto che l’emittente abbia proposto sul suo sito web il video del confronto con una didascalia che riporta il termine utilizzato da Travaglio inserendolo semplicemente, come se nulla fosse, tra due virgolette”.
“Non siamo più disposti a tollerare un linguaggio che ferisce e offende le oltre 40.000 persone con Sindrome di Down e loro familiari che vivono in Italia: queste persone si aspettano almeno le scuse di Marco Travaglio e dell’emittente La7, nonché della conduttrice di Otto e Mezzo Lilli Gruber” conclude il presidente.
Anche i rappresentanti di ANFFAS IMPERIA e ANFFAS LIGURIA si uniscono a quanto dichiarato da Roberto Speziale: “Purtroppo questo infelice commento di un gionalista (?) in uno studio televisivo di fronte a milioni di telespettatori, conferma che c’è ancora molto da lavorare per eliminare il peggio di un retaggio culturale che porta a raffigurare le persone con disabilità in senso negativo e spregiativo.
Per fortuna Travaglio fa parte di una netta minoranza che si esprime in questo modo, ma l’aggravante sta nel fatto che, come dice Speziale, proprio una persona che lavora con le parole non può permettersi questo linguaggio”.