Sanremo. Sessualità femminile e tumore al seno è l’interessante tema del seminario dal titolo: “In seno al piacere: riscoprire il desiderio femminile. La riscoperta dell’essenza femminile dopo il cancro al seno“ organizzato dall’associazione di volontariato oncologico NonSiamoSoli. L’evento sarà presentato dallo psicologo sessuologo psicoterapeuta Carlo Trecarichi Scavuzzo e si terrà alla sala del Melograno, in Via Marsaglia, in due date: il 30 settembre con il tema “L’identità femminile” e il 7 ottobre con “La sessualità ritrovata”.
“L’identità femminile, nel percorso che accompagna la scoperta, l’intervento e la cura del cancro al seno, – anticipa lo specialista – subisce molte variazioni, cambiamenti profondi che andranno a riformulare intimamente il senso dell’appartenenza al genere femminile e la percezione immediata della propria femminilità.Indi, subirà profondi cambiamenti, consci od inconsci, anche tutto ciò che è legato alla “funzione” sessuale, intesa come un continuum che ha origine nel desiderio sessuale, passa attraverso l’eccitazione e l’orgasmo per giungere alla soddisfazione sessuale.
Questi grandi cambiamenti rappresentano, spesso, degli aspetti percepiti come “deficitari” dalle donne, idea che purtroppo trova la sua falsa conferma nel fatto che, mentre si attraversa la malattia del cancro al seno, il 25% delle coppie si separa o divide, anche dopo le cure.
Ma ci si lascia e vengono lasciate sole le donne, per paura, per immaturità, per timore di non essere all’altezza degli eventi, per timore di scoprire una donna più forte ed autonoma rispetto a quella che era prima. Mai per gli esiti della malattia al seno, mai per fattori estetici.
La sessualità, purtroppo, è uno degli aspetti più trascurati in assoluto nel percorso della malattia tumorale al seno, anche se le statistiche ci raccontano che la qualità della vita delle donne, dopo un tumore al seno, ritorna ad essere soddisfacente per il 70-80%, ad eccezione della sessualità. La sessualità subisce un peggioramento. Vive il tabù della cicatrice che rimane impressa, più che nel corpo, nell’animo femminile.
E’ normale che la donna sperimenti una caduta del desiderio sessuale, e che questo possa dipendere sia dal dolore dell’intervento, sia dalla carenza di ormoni sessuali, talvolta dovuta alle terapia, ma entra in scena anche la depressione.
La depressione, l’accettare chi e come si è oggi, fa parte della “guarigione” dal tumore e porta con sé paure, senso di inadeguatezza, perdita di stima in se stessa: elementi che possono bloccare la sessualità anche più dei fattori biologici.
Molte donne, ad esempio, vivono il fatto di non essere sessualmente disponibili per il partner, in modo colpevolizzante, o notano nel compagno un calo del desiderio, dell’interesse per la sfera amorosa. Provano spesso il sentimento della vergogna rivolto al proprio corpo ed alla propria “nuova” immagine, e temono lo sguardo del partner.
In realtà, il partner non vive questa “cicatrice” come qualcosa che possa deprivare la donna della sua femminilità, anzi, vive ed assapora una nuova donna, che lotta con la malattia e che cambia, cresce giorno per giorno. Il desiderio maschile, quindi, non subisce il peso di un corpo diverso, non ne soffre il disagio, ne resta in disparte a guardarne il mutamento, senza giudizio alcuno, ma semplicemente soddisfatto della buona riuscita della cura, in generale.
Rimane, quindi, da tutelare e da sorreggere una donna che prova vergogna del suo corpo, che deve essere accompagnata in modo fermo ma amorevole nella scoperta e nell’accettazione della sua nuova femminilità.
Al massimo entro un anno dall’intervento, le psicoterapie di sostegno, per queste donne, hanno ottimi risultati, aiutandole a trovare un punto di contatto con il partner, aprendo un dialogo sincero e costruttivo su tutto il vissuto della malattia, indi sugli strascichi ancora presenti, da affrontare e superare. E, soprattutto, essere accompagnate “nude” davanti allo specchio della loro nuova, entusiasmante, Vita”.
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