Fermato in autostrada da una pattuglia della Polizia Stradale della sezione di Imperia, è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per attentato alla sicurezza dei trasporti e per rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.
Protagonista un 37enne bulgaro, P.Y, che percorreva l’A10, a bordo di un tir con targa spagnola, ad elevata velocità, mettendo in pericolo se stesso e gli altri automobilisti. La Polizia ha fermato l’uomo all’altezza di seriale, chiedendo la documentazione di trasporto, la patente e l’attività del mezzo. Verificando il dispositivo crono-tachigrafico, gli agenti hanno scoperto che durante il viaggio dalla Spagna all’Italia il conducente aveva mantenuto una condotta di guida che superava i limiti di velocità, toccando più volte i 140 km/h (il limite di categoria è di 80 km/h), con un carico di 440 quintali.
Secondo quanto dichiarato dal conducente bulgaro, l’eccessiva velocità era dovuta al fatto che il suo datore di lavoro lo pagava in base ai chilometri effettuati, e doveva percorrere i 1.500 km tra Madrid e Milano nel più breve tempo possibile. In questi ultimi tempi è notevolmente cresciuto il numero dei conducenti che viaggiano senza rispettare i tempi di guida e riposo ed a velocità proibitive.
I conducenti sono spesso costretti a viaggiare nella completa irregolarità con velate minacce di ritorsione da parte dei titolari delle ditte di autotrasporto i quali, in caso di opposizione da parte degli autisti, li inducono a cercarsi un altro posto di lavoro abbassandogli lo stipendio.
Queste irregolarità, oltre a creare un grave e costante pericolo per l’incolumità degli autisti, genera pericolo anche per l’intera utenza della strada. Negli ultimi tempi anche sul territorio autostradale ligure, si sono verificati incidenti stradali che hanno visto protagonisti i veicoli pesanti che per fortuna non si sono trasformati in tragedia, ma che hanno causato danno alle persone e gravato sull’economia del Paese.
Spesso la responsabilità dei datori di lavoro, è diretta, in considerazione del fatto che il veicolo viene considerato luogo di lavoro. Inoltre, il datore di lavoro, con l’imposizione dell’utilizzo di questo tipo di artifizio ed usufruendo di manodopera straniera, a basso costo, esercita una concorrenza sleale nei confronti degli altri iscritti all’albo, riuscendo a praticare prezzi inferiori rispetto a chi osserva in toto le normative vigenti.