La pallanuoto a Imperia non c’è più. La Rari Nantes Imperia ha comunicato, attraverso una nota stampa, la rinuncia ai campionati di serie A1 femminile e serie A2 maschile. Finisce un’epoca fatta di successi, in particolare nel settore femminile, con la conquista di uno scudetto e di due Coppe Len. Un movimento, quello della pallanuoto imperiese, ammirato e rispettato in tutta Italia, miseramente crollato. Neanche l’infinita passione degli atleti e degli addetti ai lavori è bastata per salvare una società lacerata da giochi di potere e conflitti interni e ostaggio di una politica senza scrupoli.
Una brutta pagina, l’ennesima, per Imperia, che in pochi anni ha visto sgretolarsi società sportive (l’Imperia Calcio ha perso la serie D, la Rari Nantes la serie A1 femminile e la serie A2 maschile), aziende (Agnesi) e opportunità di sviluppo (porto turistico).
Proprio la Rari Nantes nell’ultimo anno si era resa protagonista di una triste pantomima, con la complicità del Comune, sul rilascio della concessione per la gestione della piscina Cascione. Un tira e molla stucchevole, terminato con l’ok dell’amministrazione Capacci a una società che, in un anno, ha messo in ginocchio il nuoto (abolendo l’attività agonistica over 13) e la pallanuoto (rinunciando alla serie A1 femminile e alla serie A maschile). Con quali criteri il Comune ha rilasciato la concessione alla Rari Nantes Imperia? Quali garanzie ha avuto da una società oggetto di una vera e propria diaspora, con il disimpegno di soci e collaboratori storici, come Lucio Carli, Pasquale Strescino, Guido Corradi e Giovanni Guidotti in rotta con la nuova dirigenza, composta da Luca Ramone e Rodolfo Leone?
Giustificarsi dicendo che la concessione riguarda la sola gestione della piscina comunale e non l’attività sportivo-agonistica è un oltraggio a tutti gli imperiesi che amano e praticano nuoto e pallanuoto. Il presidente della Rari Nantes Leone, nel marzo scorso, in risposta ai malumori dei genitori per l’abolizione del nuoto agonistico over 13, aveva spiegato: ‘Non organizzeremo più partecipazioni a campionati regionali o nazionali e non ci saranno più a disposizione allenatori e pulmini. Stiamo lavorando per avere una società solida e con due squadre di pallanuoto che lottano per la promozione in A1 (poi raggiunta dalla femminile, ndr) bisogna fare i conti con le spese’.
Ma come? La Rari Nantes taglia il nuoto agonistico per puntare sulla pallanuoto e poi rinuncia alla serie A1 femminile e alla serie A2 maschile? Una società che riceve un contributo pubblico di 350 mila euro all’anno non può fare il bello e il cattivo tempo sotto gli occhi inermi del Comune. Deve dare risposte, garantire servizi.
‘La decisione di politica sportiva è finalizzata al potenziamento dell’impianto e delle risorse da investire sui giovani atleti locali che praticano Nuoto e Pallanuoto – si legge nella nota stampa con cui la società ha annunciato la rinuncia a A1 e A2 – Il difficile momento è venuto a crearsi a fronte del mancato accordo di sponsorizzazione e ad alcune situazioni di emergenza, accumulatesi ad altre criticità delle precedenti gestioni societarie’.
Ma come? Per anni la squadra femminile di pallanuoto ha disputato campionati di serie A1 di alto livello grazie a collette dei genitori, sforzi delle famiglie e calendari delle giocatrici (alcune delle quali già all’epoca olimpioniche di caratura internazionale), pronte a tutto pur di continuare a rappresentare la propria città, e oggi non si trovano neanche i soldi per una semplice stagione?
Purtroppo, l’amara verità è che i giochi di potere hanno ucciso la Rari Nantes che, in pochi mesi, ha perso le sue giocatrici più rappresentative, entrambe imperiesi, Giulia Emmolo e Giulia Gorlero, il suo storico allenatore/giocatore, Marco Capanna, e con essi il ‘sangue giallorosso’, vero motore del movimento. Anche la tifoseria, calda e affettuosa come nessuno in Italia, ha perso passione e amore. Non solo, sponsor, dirigenti e collaboratori storici hanno abbandonato la società, delusi da una gestione verticistica disastrosa.
Non basta dire che non ci sono risorse economiche per giustificare un simile fallimento, epocale nella forma e nella sostanza. La Rari Nantes incassa ogni anno il contributo del Comune e i soldi di chi, e sono tanti, frequentano la piscina. Soldi, tutti, dei cittadini. Inaccettabile, dunque, la soppressione del nuoto Under 13 e la rinuncia ai campionati di serie A1 femminile e serie A2 maschile. Il Comune non è e non può essere solo uno spettatore disinteressato.
La Rari Nantes è lo specchio di una città in cui da anni il bene pubblico, la piscina in questo caso, viene gestito a proprio piacimento da imprenditori e politici interessati più al proprio tornaconto personale che al resto. Un teatrino desolante sotto gli occhi di un Comune assente. È l’ennesima occasione persa per una città senza speranza. Che peccato.
Mattia Mangraviti