A distanza di un anno dalla conclusione dell’operazione denominata “Rebound” torna in carcere Luca Rinaldi, sanremese di anni 21. L’indagine, scaturita dalla rapina che era stata perpetrata nella villa di famiglia dei Rinaldi, si era brillantemente conclusa con l’individuazione ed i fermi degli autori della rapina, individuati in Mistretta Mario e Marini Marcello (quest’ultimo – nella cui abitazione era anche stata rinvenuta la pistola Glock, con cui era stata perpetrata la rapina, con colpo in canna e caricatore rifornito – ha già patteggiato la pena di 4 anni di reclusione), nonché con la ricostruzione di un ingente traffico di stupefacenti posto in essere da alcuni membri della stessa famiglia Rinaldi.
In carcere erano finiti il “capofamiglia” Rinaldi Giuseppe e i suoi figli Matteo e Luca, accusati di aver organizzato ed effettuato un acquisto, finalizzato alla successiva “rivendita”, di oltre 4 kg di cocaina purissima e circa 20 kg di marijuana, oltre al corriere dello stupefacente, Trombini Enzo.
In sede di esecuzione delle misure cautelari disposte dal GIP di Imperia a carico dei membri della famiglia Rinaldi, nell’abitazione di Rinaldi Luca (cl. 1997), a cui erano stati applicati gli arresti domiciliari, in considerazione della sua giovane età e della sua condizione di incensuratezza, oltre che di un ruolo ritenuto (dal Giudice) secondario nella fattispecie di reato contestata, venivano rinvenuti oltre 2,5 kg di marijuana, sigillata in pacchi e pronta per essere immessa sul mercato sanremese, oltre ad alcuni pezzi di hashish ed una cartuccia cal. 7,65 parabellum.
Il giovane veniva quindi arrestato in flagranza e condotto anch’egli in carcere, ma pochi giorni dopo gli venivano concessi gli arresti domiciliari. Nel mese di aprile di quest’anno, poi, la Squadra Mobile di Imperia eseguiva, nei confronti di Rinaldi Luca, su provvedimento del G.I.P. del Tribunale di Imperia, la sostituzione degli arresti domiciliari con la misura cautelare della custodia in carcere. Ancora una volta, tuttavia, dopo alcune settimane al giovane venivano concessi gli arresti domiciliari, ma la Procura della Repubblica decideva di appellare il provvedimento ed il Tribunale del Riesame di Genova le dava ragione, confermando la misura più afflittiva della custodia cautelare in carcere, misura divenuta ora definitiva dopo che la Suprema Corte di Cassazione ha rigettato il relativo ricorso proposto dal Rinaldi, confermando la decisione del Tribunale del Riesame.
Rinaldi Luca è stato quindi nuovamente accompagnato in carcere in regime di custodia cautelare, stessa sorte di suo padre Giuseppe e di suo fratello Matteo, in carcere da oltre un anno proprio nell’ambito dell’operazione “Rebound”.