24 Dicembre 2024 03:17

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PROCESSO LATITANZA MATACENA. SCAJOLA IN AULA RIVELA:”AIUTAI CHIARA RIZZO PERCHÈ PROVAVO DEI SENTIMENTI PER LEI”/L’UDIENZA

In breve: Nuova udienza del processo che vede sul banco degli imputati, tra gli altri, l’ex Ministro Claudio Scajola con l’accusa di procurata inosservanza della pena, con l'aggravante mafiosa.

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Nuova udienza del processo che vede sul banco degli imputati, tra gli altri, l’ex Ministro Claudio Scajola con l’accusa di procurata inosservanza della pena, con l’aggravante mafiosa.

Nel dettaglio, secondo l’accusa, l’ex Ministro, arrestato l’8 maggio del 2014, avrebbe favorito la latitanza, a Dubai, dell’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, sul quale pendeva una condanna definitiva a 3 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, cercando di favorire il suo trasferimento a Beirut.

Nella giornata di oggi, Scajola, rispondendo alle domande del Pm della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, ha affermato di aver agito perché avevo pena per Chiara Rizzo (moglie di Matacena, ndr) condizione trasformatasi in trasporto con qualche sentimento“. Per questo motivo, l’ex ministro avrebbe fornito aiuto alla donna nel periodo della latitanza dell’ex deputato di Forza Italia, attualmente a Dubai, dopo la condanna.

Nel corso dell’udienza, Scajola ha dichiarato di aver frequentato Matacena e la sua famiglia a Montecarlo “perché fui invitato insieme a mia moglie sulla loro bellissima barca d’epoca dove conobbi anche altre persone e rividi l’armatore Ovidio Lefebre e la sua signora, che seppi molto amica di Chiara Rizzo”.

Secondo quanto raccontato da Scajola, durante la latitanza di Matacena, Chiara Rizzo “fu costretta a vivere in un monolocale ed in gravi e disagiate condizioni finanziarie. Per tale ragione mi impegnai ad aiutarla facendole ottenere una consulenza dall’on. Abbrignani. Inoltre, la Rizzo mi chiese aiuto sulla possibilità di spostare da una banca delle Seychelles a Montecarlo circa 700 mila euro. Soldi, mi disse, di proprietà della madre di Matacena. Io tentai in tutti i modi, persino con l’ex amministratore delegato della Banca commerciale italiana Gerardo Traggiotti, ed anche con gli amministratori della Cassa di risparmio di Genova, ma fu impossibile perché poteva insorgere il sospetto di riciclaggio”.

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