“Mercoledì 7 dicembre 2016: una data storica, per il comprensorio dianese. È infatti la data dell’inaugurazione della nuova fermata di Diano (Diano Generico, non Diano Marina, Diano Castello, Diano San Pietro o Diano Arentino) – Scrive così il Partito della Rifondazione Comunista del Circolo Dianese “G.B. Acquarone”, con una nota stampa.
“Ma come si è arrivati a quella data? In una elegante, e probabilmente costosa, brochure del marzo 2005 dal titolo “Le nuove stazioni di Imperia, Diano e Andora”, reperibile liberamente online, la società RFI prospettava in questi termini l’attuale fermata di Diano:
«Nello spazio antistante la fermata lato mare è collocato un parcheggio tagliato al centro dalla rampa di accesso alla banchina del binario. Nel punto di incontro tra rampa e fabbricato contenente i servizi della fermata (locali tecnici, sala di attesa della clientela, servizi commerciali e di ristoro, servizi igienici) è collocato il punto di discesa dai mezzi di trasporto gommati e l’atrio di ingresso.»
Riporta inoltre la brochure:
«Particolare attenzione è stata posta all’inserimento paesaggistico delle nuove fermate e stazioni, curando particolarmente la scelta dei materiali di finitura dei rivestimenti. […]
L’architettura delle nuove stazioni e fermate della linea Genova-Ventimiglia si basa sui seguenti principi:
- fornire un’immagine esterna qualificante e nello stesso tempo rispettosa dell’ambiente circostante;
- garantire la funzionalità degli spazi di stazione;
- utilizzare materiali durevoli e di agevole manutenzione;
- creare spazi interni gradevoli e luminosi dedicati alle soste dei viaggiatori;
- rendere facilmente riconoscibili e sicuri i percorsi pedonali;
- creare stazioni accessibili ai clienti diversamente abili.»
Riteniamo che nei 12 anni trascorsi da quella brochure non solo le Amministrazioni locali avrebbero dovuto impegnarsi di più per assicurarsi che la RFI rispettasse quanto indicato per le opere di propria competenza, ma che avrebbero potuto anche fare di più per quanto a carico dei Comuni.
Se 12 anni fa si fosse iniziata la piantumazione di alberi lungo il percorso per la ferrovia, oggi il tracciato sarebbe ben ombreggiato ed i viaggiatori non sarebbero costretti ad una lunga e penosa scarpinata sotto il sole, ma ad una gradevole passeggiata.
Se 12 anni fa si fossero iniziati i lavori di arginatura del torrente Evigno, oggi le sponde sarebbero ben consolidate ed assestate.
Se 12 anni fa qualcuno avesse battuto i pugni sul tavolo, forse oggi la fermata sarebbe dotata, se non di tutti i servizi riportati dalla brochure, almeno delle indispensabili toilettes.
Ma per quest’ultimo punto forse sarebbe bastato battere i pugni un po’ più forte nel dicembre 2007, quando la talpa è sbucata a Diano San Pietro, e ancora più forte il 7 dicembre 2016, alla presenza delle autorità intervenute all’inaugurazione.
Fortunatamente la RFI si era accorta che il nostro territorio era particolarmente delicato, e teneva in debita considerazione, nella propria brochure, la vocazione turistica. Forse, se non avessero manifestato tanta sensibilità, i treni avrebbero ancora avuto i sedili in legno.
Ma anche se il turismo è la principale vocazione del comprensorio dianese, non dobbiamo dimenticare che per la maggior parte dell’anno la ferrovia viene utilizzata principalmente da pendolari, lavoratori e studenti che devono recarsi altrove per trovare quanto nel dianese manca: lavoro e scuole.
Ricordiamo ai cittadini che per i disservizi bisogna prendersela con le intere amministrazioni di Diano Marina, Diano Castello, Diano San Pietro, Diano Arentino, San Bartolomeo al Mare, Cervo e Villa Faraldi, e cioè i comuni serviti dalla fermata di Diano, che si sono succedute in questi anni e a quanti, pur coscienti dell’inerzia degli amministratori, hanno continuato a sostenerli”.
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