23 Novembre 2024 11:05

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23 Novembre 2024 11:05

IMPERIA. “PAROLE TOSSICHE, CRONACHE DI ORDINARIO SESSISMO”. IL SAGGIO DI GRAZIELLA PRIULLA PRESENTATO ALL’EX CREMLINO:”IL LINGUAGGIO VIOLENTO È ORMAI SDOGANATO E…”/FOTO E VIDEO

In breve: Grande partecipazione alla conferenza per la presentazione del libro "Parole Tossiche - Cronache di un ordinario sessismo" di Graziella Priulla.

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Grande partecipazione alla conferenza per la presentazione del libro “Parole Tossiche – Cronache di un ordinario sessismo” di Graziella Priulla.

L’incontro è stato organizzato dalle associazioni ApertaMente Imperia e Guernica solidale, con il supporto del CE.S.P.IM e il patrocinio del Comune di Imperia, nel piano delle attività programmate per l’anno 2017 (“Articoli determinativi: la grammatica del vivere civile”), e si è svolto presso la sala del “Cremlino”.

A dialogare con la relatrice Alessia Dulbecco e Anna Littardi. Presente il presidente di Apertamente Orlando Botti.

Graziella Priulla, sociologa della Comunicazione e saggista, insegna all’Università di Catania nel Dipartimento di scienze politiche e sociali. Svolge attività di formatrice sui temi della differenza di genere. I suoi studi riguardano i mezzi di informazione, la sociologia dei consumi culturali, i linguaggi comunicativi della pubblicità e della politica, i temi della comunicazione pubblica in Italia.

La relatrice con il suo saggio PAROLE TOSSICHE Cronache di ordinario sessismo segue le tracce del turpiloquio per accedere alle zone d’ombra della società e far luce sui nodi irrisolti del rapporto fra i generi.

GRAZIELLA PRIULLA

Il libro parla in generale della diffusione delle parole tossiche. Per parole tossiche intendo le parole che fanno male.

Come ci fa male l’aria inquinata, come ci fa male il cibo adulterato, così ci fa male anche il linguaggio, il linguaggio violento, che insulta, il linguaggio che maltratta, linguaggio anche sciatto a cui non si presta attenzione.

I linguisti hanno constatato che ultimamente, negli ultimi decenni, si è sdoganato il turpiloquio. Anziché essere l’eccezione, una cosa che la comunità dei parlanti giudica riprovevole, è diventato non solo diffuso, ma anche accettato.

La nostra soglia del disagio, rispetto al parlare sboccato, al parlare violento e parlare volgare, la nostra soglia di disagio si è abbassata. Tolleriamo, non soltanto nella nostra vita privata, anche in televisione e persino nei luoghi della politica e istituzionali, un linguaggio che un tempo chiamavamo linguaggio da osteria, linguaggio da caserma.

Questo dà fastidio non per moralismo, ma perchè penso che siamo testimoni di un deterioramento della vita collettiva, della capacità di stare assieme, della tolleranza reciproca e anche della buona educazione.

Una soluzione dipende dalla collettività. Vorrei che ci fosse una ripresa di orgoglio. Non è ipocrisia, perché ipocrisia è mentire, nascondere. Questo è semplicemente un recupero della pulizia nelle relazioni. Credo che un linguaggio volgare corrisponda a una relazione volgare. Per questo andiamo nelle scuole, perché con i ragazzi e le ragazze discutere significa fare presente che c’è un problema. Perché loro sono nati che già era così, e a volte non se ne accorgono. Stimolando l’attenzione si potrebbe recuperare un po’ di sano buon gusto”.

ANNA LITTARDI

“Gli incontri hanno come filo conduttore gli stereotipi, nati da un’esigenza comune di fare formazione. La formazione è l’elemento fondamentale per cambiare lo stato di cose. Ringrazio i ragazzi, le ragazze, gli insegnanti e la preside del liceo Amoretti e Artistico che questa mattina hanno partecipato all’incontro. La scuola è un luogo importante per la formazione. I ragazzi sono immersi negli stereotipi.

Gli stereotipi sono ovunque intorno a noi, finché non li percepiamo più. In un paese come il nostro dove quotidianamente vengono perpetrate continuamente violenze sulle donne, è importante andare a trovare le radici che si nutrono di stereotipi.

Abbiamo deciso di invitare la professoressa Priulla perché da tempo si occupa di pedagogia di genere. Il suo libro è una lunga e attenta analisi del linguaggio e della responsabilità che ognuno di noi ha nello scegliere quali parole usare.

Sono storia recente le violenze verbali di cui sono state oggetto tante donne che ricoprono ruoli significativi, come la Boldrini, con veri e propri linciaggi verbali.

È importante recuperare il senso delle parole perché hanno un peso, posso ferire e fare molto male”.

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