Giuseppe De Pasquale si presenta come primo teste nel pomeriggio durante l’udienza del processo La Svolta. Lo incalza subito il pm Arena chiedendogli se conosce Allavena Omar e se ha lavorato per lui: “Gli ho realizzato un bagno”.
Si ricorda di essere stato sentito il 7 giugno 2011? Ricordo di essere stato sentito, la data non la ricordo. Vediamo se riconosce la sua firma. Sembrerebbe la mia, si è la mia. Sono venuto a Imperia sono stato convocato in Procura. Io non parlo di Procura, quel giorno c’ero anche io, eravamo al Comando Provinciale dei Carabinieri. In quei giorni lei ha parlato con Allavena Omar, ha ricevuto la richiesta di una fattura? L’abbiamo scritta a mano, non mi ricordo la data. Ricorda però che Allavena le chiede la fattura. Si, mi sembra 1200 euro escluso iva. Lei però aveva dichiarato che doveva fare quel lavoro, ma che per sopraggiunti impegni non aveva potuto fare i lavori. Ah si è vero, quel lavoro li non lo potevo fare. Quindi la fattura era relativa ai lavori non fatti? Io ho fatto dei lavori, poi però gli ho fatto la fattura per il lavoro che non ho fatto.
Interviene poi l’avvocato Ventimiglia per la difesa di Allavena: Lei i lavori li ha fatti a Baiardo? Si. Si faceva chiamare Pino? Si. Allavena l’ha mai coinvolta in lavori edili grossi rispetto a quelli in casa? No no non ho mai…
Subito dopo viene chiamato a testimoniare Claudio Agnese che parla dei suoi rapporti con Castellana e dei rapporti con la Tunisia: “Marcianò vengono e ti fanno la festa non sono scemi” dichiara il testimone. Interviene poi l’avvocato Bosio per la difesa: “Lei ha dichiarato di aver paura e Castellana quando le parla dei soldi dove andavate? Sul furgone andavamo in Francia a raccogliere l’olio. Quando c’è stata la frase tu non devi avere paura delle forze dell’ordine ma dei Marcianò lei non ha fatto riferimento alla domanda ulteriore sui soldi. Con certezza il fatto dei 500.000 è uscito quando mi ha picchettato sulla spalla, quindi quando eravamo sul furgone.
Si scatena la bagarre poi in aula per via delle continue contraddizioni del teste in merito a delle tempistiche: “Le domande servono per verificare l’attendibilità del teste” urla in aula l’avvocato Bosio interrotto dal pm Arena accusato di toni accusatori nei confronti del testimone. Riporta la quiete il Presidente Luppi e l’esame ricomincia cercando di fare chiarezza su quando l’episodio di “minaccia” con il picchettamento sulla spalla sia avvenuto.
Interviene poi l’avvocato Di Domenico per la difesa di Castellana e chiede di preciso quando il teste è venuto a conoscenza dei rapporti tra la Marvon e la famiglia Marcianò e Mannias: “Non me lo ricordo”. Viene così sottoposto all’attenzione della corte un articolo del Secolo XIX in merito appunto a questi rapporti.