Si è aperto questa mattina a Imperia il processo che vede sul banco degli imputati Lucio Quaglio (difeso dall’avvocato Roberto Trevia), titolare del Camping “Oasi Park” di Diano Marina.
L’imprenditore del settore turistico ricettivo è accusato di aver violato l’articolo 109 del Regio Decreto 77/31, che sancisce che i gestori “di alberghi e di altre strutture ricettive“ possono “dare alloggio esclusivamente a persone munite della carta di identità o di altro documento idoneo ad attestare l’identità secondo le norme vigenti”.
In pratica, secondo le accuse avanzate dalla Polizia Municipale di Diano Marina, Quaglio non avrebbe comunicato alle autorità competenti le schede identificative degli ospiti del campeggio.
Questa mattina in aula, davanti al giudice monocratico Sonia Anerdi e al PM Tiziana Berlinguer, è stato sentito come test il vice comandante della Polizia Municipale di Diano Marina Franco Mistretta.
“Contestiamo un reato dal 2009 in continuazione sino ad oggi – ha raccontato Mistretta – È emerso, in base alle risultanze dei nostri controlli, che Lucio Quaglio ha omesso di comunicare le schede identificative degli ospiti dell’area adibita a campeggio denominata “Oasi Park”.
Tramite l’ausilio di un drone abbiamo verificato la presenza di 500 camper – ha proseguito – mentre, attraverso le pattuglie a terra, abbiamo raccolto le testimonianze a campione delle persone alloggiate. Abbiamo rilevato che all’interno dell’area era presente un sito di conferimento della spazzatura con bidoni della raccolta differenziata. Dal controllo dei rifiuti è emerso che la ditta incaricata della raccolta portava via circa mille chili di spazzatura al giorno. Considerando che, in base alla media nazionale, ogni individuo produce circa 1 kg di spazzatura al giorno, abbiamo stimato la presenza di mille persone all’interno del campeggio.
Successivamente, abbiamo chiesto alla Questura di Imperia se di queste mille persone fossero state trasmesse le schede alloggiative, ma ci è stato risposto che non vi era nessuna autorizzazione per l’attività di ricezione.
Per questo motivo – ha concluso – abbiamo deciso di procedere con la denuncia. Nei giorni successivi ai nostri controlli, anche l’Asl ha effettuato delle verifiche di natura sanitaria, che hanno portato al sequestro dell’area, per pericoli potenziali di igiene”.