Eccoci alla quinta puntata di “MusicaPost”, la rubrica di ImperiaPost in collaborazione con il discografico imperiese di fama internazionale Stefano Senardi.
Si tratta di uno spazio in cui Senardi presenta una proposta musicale ai lettori, attraverso una “lezione” di ascolto della musica, facendo scoprire i retroscena, la storia e le leggende che si nascondono dietro i brani e gli artisti che li creano, sfruttando la grande esperienza del nostro concittadino.
Dopo aver approfondito la “Summer of Love” del 1967, il 4° album dei King Crimson intitolato “Islands”, pubblicato nel 1971, il disco “Manhole” di Grace Slick e l’album “Remain in Light” dei Talking Heads, questa volta la scelta è ricaduta su un capolavoro del 1971.
“Si tratta dell’album “Bryter Layter” di Nick Drake, pubblicato nel 1971 – afferma Senardi – un gioiello che tutti gli appassionati di musica dovrebbero ascoltare”.
IL NOME È CURIOSO, È SCRITTO CON ALCUNI ERRORI. COME MAI?
“Sì, è la volontaria storpiatura di una frase che si dice spesso nei bollettini meteorologici, ossia: “Brighter later”, in italiano “schiarite più tardi”. Questa frase sta a indicare lo stato d’animo dell’artista, particolarmente solitario e malinconico. Anche il primo disco “Five Leaves Left” è un gioco di parole, in cui fa riferimento ai pacchetti di cartine per sigarette in cui spunta un cartellino quando ne rimangono solo 5″.
NICK DRAKE HA UNA PERSONALITÀ MALINCONICA E SCHIVA, E QUESTO INFLUENZA LE SUE OPERE.
“Sì. Drake nasce in Birmania, si sposta con la famiglia in India e trascorre la fanciullezza in Inghilterra. Vive con il padre, la madre e la sorella nella campagna inglese a contatto con natura, nei boschi, spesso da solo. Nei suoi testi si trovano molti riferimenti a paesaggi incontaminati, puri e malinconici.
La madre, appassionata di musica, lo istruisce, lui suona vari strumenti, finché poi si dedica a chitarra”.
COME SI SVOLGE LA SUA BREVE MA INTENSA CARRIERA?
“Drake muore giovanissimo, a soli 26 anni, ma tra i 20 e i 24 compone 3 piccoli gioielli. A un certo punto ha l’opportunità di esibirsi dal vivo con i Fairport Convention, gruppo folk inglese, e uno dei membri del gruppo, Ashley Hutchings, gli organizza un’audizione con il produttore Joe Boyd, il quale gli procura un contratto con la Witchseason Production. Il suo primo album, come già detto, è “Five Leaves Left”, prodotto Boyd, ma non viene subito apprezzato.
Dopodiché firma un contratto con la Island record di Chris Blackwell, uno dei geni della musica popolare mondiale, il quale ha scoperto e lanciato artisti che vanno da Bob Marley agli U2. Chris Blackwell prova a far suonare Nick Drake live, ma non si sente ad esibirsi dal vivo. Non realizza interviste, preferisce stare isolato e per conto suo. È curioso pensare che Blackwell gli presta le chiavi della sua casa in Spagna per farlo rilassare, ma non ottiene nessun beneficio.
La depressione, oltre che derivante dal suo carattere malinconico, è alimentata anche dal fatto che non ha successo, nonostante tutti gli artisti vicini si rendano conto del suo talento straordinario, solo 2 anni dopo la morte il pubblico si accorge di lui, attraverso degli spot pubblicitari che realizzano con le sue canzoni“.
CHE PARTICOLARITÀ HA L’ALBUM “BRYTER LAYTER?
“È composto da 10 brani, di cui 3 strumentali. Sono affascinanti, fanno sognare. Non è esagerato dire che ascoltandole, fin dalla prima volta, ci si affeziona. Qualcuno ha detto che sono così importanti che possono cambiare in meglio la vita. A me commuove, mi fa stare bene, nonostante si avverta la malinconia di un artista che ha sofferto molto.
Per lui è prioritario scrivere pezzi e non godersi la vita da cantante. Esprime il male di vivere con estremo fascino ed estrema leggerezza”.
A CHI CONSIGLIA QUESTO ALBUM?
“Consiglio questo disco a chi ha bisogno di mettersi in pace con l’anima. Una bella malinconia luminosa per affrontare l’autunno. Nick Drake è un genio incompreso, crea album pieni di passione per i quali è disposto a giocarsi la vita. La sua timidezza e la sua sensibilità giungono al cuore di chiunque ascolti. La disarmante bellezza delle sue canzoni hanno cambiato ogni concezione di musica d’autore.
Una volta mi trovai con Jovanotti, avendo iniziato a lavorare con lui, e mi chiese quali erano i miei gusti musicali. Io nominai Nick Drake, sebbene Jovanotti ascoltasse tutt’altro, specialmente rap americano. Nonostante questo, dopo un po’ di tempo ci incontrammo di nuovo e mi disse che gli avevo fatto un regalo straordinario, perché da quando glielo avevo consigliato lo ascoltava e lo faceva sentire bene. Nonostante la malinconia, ascoltare Drake non produce tristezza”.
COME SONO STATI GLI ULTIMI ANNI DI NICK DRAKE?
“L’ultimo disco, “Pink Moon”, uscito nel 1972 è anche il più ermetico. Lo crea in soli 2 notti di lavoro. Diventa un punto di riferimento per tanti artisti dark degli anni a venire. Dopodiché Drake si ritira in isolamento e torna dalla madre, dove ascolta solo musica classica, in particolare Bach, non prende più in mano la chitarra e cade in totale depressione. Dopo poco tempo perde la vita, non si sa se volontariamente o no”.
NON È RARO CHE NEL MONDO DELLA MUSICA GLI ARTISTI NON VENGANO SUBITO RICONOSCIUTI COME TALENTUOSI. COME MAI?
“Sì, succede specialmente con gli artisti che sono già troppo avanti per i loro tempi. E così è stato per Drake. Un artista sfuggente, romantico, intimo e innovativo. Non era disponibile a far promozione o suonare dal vivo. Non amava la folla o gli ambienti delle star. Per i produttori era dura perfino convincerlo a mettere la sua foto nelle copertine degli album. Per questo motivo è stato scoperto pienamente solo dopo la sua morte”.
Tracce
Lato A
Introduction – 1:33
Hazey Jane II – 3:41
At the Chime of a City Clock – 4:42
One of These Things First – 4:46
Hazey Jane I – 4:24
Lato B
Bryter Layter – 3:16
Fly – 2:56
Poor Boy – 6:30
Northern Sky – 3:42
Sunday – 3:39
LE ALTRE PUNTATE DI MUSICAPOST:
N°1 Summer of Love