Si avvia verso la conclusione il processo che vede sul banco degli imputati, con l’accusa di finanziamento illecito, Claudio Scajola (difeso da Elisabetta Busuito) e Ernesto Vento (difeso da Massimiliano Moroni), legale rappresentante della società Ar.Co. Nel mirino i lavori di ristrutturazione di Villa Ninina, dimora imperiese dell’ex Ministro.
Questa mattina, davanti al Pm Alessandro Bogliolo, è stato chiamato a testimoniare l’ingegner Lorenzo Branca di Genova, perito nominato dal Tribunale di Imperia.
Branca ha relazionato sull’attività svolta dal collegio peritale, spiegando che gli utili per la società Ar.Co., incaricata dei lavori di ristrutturazione, sono risultati congrui, così come corretta la contabilità dell’opera. Impossibile, però, secondo il perito, che ha definito le perizie redatte dai professionisti dell’accusa e della difesa “non attendibili”, stabilire l’esatto costo dell’opera nella sua interezza, sotto il profilo della manodopera e dei materiali impiegati.
ING. BRANCA
“Abbiamo ispezionato l’interno della villa e le pertinenze esterne, i pannelli fotovoltaici, sino alla recinzione della proprietà. Il collegio peritale si è poi spostato presso la sede di Arco per verificare i bilanci societari relativi agli anni cui erano in corso i lavori, ovvero dal 2004 al 2011. Abbiamo esaminato tutti i bilanci ed effettuato tutti gli accertamenti necessari per verificare la corrispondenza tra le scritture di bilancio e le fatturazioni. Abbiamo chiesto alla società Arco le fatture attive e passive relative al cantiere Scajola.
Abbiamo riscontrato la correttezza contabile di tutti gli atti. Successivamente abbiamo lavorato per verificare se l’utile ottenuto per i lavori a Villa Ninina dalla società Arco fosse o meno congruo. Abbiamo scorporato dai documenti contabili i costi di ammortamento e le spese generali per valutare la differenza tra ricavi e costi e arrivare all’utile netto.
I costi di ammortamento ammontavano al 5-6% dei costi, mentre le spese generali al 4-5% dei costi. Un valore anche inferiore rispetto alla media delle altre imprese. Questo perché Arco era un’impresa snella, con un solo dipendente diretto. Le spese generali, dunque, sono costituite dalla retribuzione del dipendente diretto e dai costi di gestione della sede. Per questo le spese generali risultano più basse rispetto alle altre aziende, dove si attestano su valori pari al 12-13%.
Per quanto concerne invece i costi di ammortamento, erano bassi in quanto l’Impresa Arco era solita subappaltare i lavori. Le spese, in particolare sulle attrezzature, dunque, risultano più basse.
La direzione lavori è stata molto pignola e dettagliata, anche con la produzione di documentazione nel dettaglio.
Venendo agli utili. L’utile di Arco per i lavori della villa di Scajola ammonta al 12.50%, per il campetto da calcio al 16.09%. Come richiesto, abbiamo confrontato i dati con quelli di altri cantieri e sono risultati congrui, in alcuni casi anche più bassi.
Per quanto concerne invece i contratti di appalto e subappalto, non è stato possibile reperirli. Ci è stato riferito che Arco opera in questa maniera e questa francamente mi sembra un’anomalia. Difficile ricordarsi tutti i dettagli di un contratto di appalto a memoria.
Lo stesso vale per la manodopera. Presso la ditta Arco non viene tenuta memoria dei dipendenti impiegati nei vari cantieri. È impossibile fare una ricostruzione. A me anche questa sembra un’anomalia.
Dalla documentazione agli atti è impossibile ricostruire la quantità di materiali impiegati in cantiere. È impossibile ottenere un risultato realistico. Molti lavori non sono indicati nei disegni architettonici e strutturali. Alcune lavorazioni sono state commissionate direttamente dal committente Scajola ad alcuni artigiani. Difficile dunque valutare il costo complessivo dell’opera.
La stima complessiva del costi dei lavori fatta dai periti di parte (accusa e difesa, ndr) presenta delle criticità. Sono stime elaborate in base ai valori medi del prezziario regionale su edifici di qualità media. Difficile dunque applicarle all’opera in esame. Bisognerebbe rivedere tutti i prezzi, anche per quel che concerne l’applicazione degli sconti.
La peculiarità del cantiere Scajola è che molti materiali venivano acquistati direttamente dal committente. Di questo bisogna tenere conto. A mio modo di vedere le valutazioni fatte con il prezziario regionale sono criticabili, non attendibili. Sono conti a spanna che lasciano il tempo che trovano.
È impossibile arrivare a un quadro complessivo dei costi. Per quanto concerne i costi della manodopera, sono desumibili dalla contabilità dell’azienda Arco. Per i primi anni di lavoro del cantiere i costi della manodopera mi sono sembrati sottostimati. Questo nel 2004-2005. Dal 2006 i costi mi sembrano di nuovo congrui. Difficile se non impossibile dire con certezza il perché il costo della manodopera fosse sottostimato, perché non ci sono documenti che possano testimoniarlo.
Non ci sono le registrazioni per capire chi e quanti fossero gli operai impiegati nel cantiere. Dal 2007 in poi i costi sono più bassi, perché si completavano le finiture.
Non mi sento di avvallare ne una ne l’altra consulenza. Entrambi i calcoli sono criticabili, sia in difetto che in eccesso”.
Il processo è stato rinviato per la discussione al prossimo 17 gennaio per le conclusioni.