A Imperia, nel corso degli ultimi anni, in una città sempre più in declino sotto il profilo politico e culturale, le abbiamo viste tutte. Dal Sindaco che amministra senza maggioranza, da leader del “Gruppo Misto”, fino alla consigliera grillina “fantasma”, passando per le “dimissioni intime”. Dall’alleanza “volemose bene pur di fare un torto a Scajola”, tristemente naufragata alla prima tempesta, sino al consigliere “artista-vip-viaggiatore” che ha tempo per tutto, tranne che per fare politica.
In questo quadro già di per se piuttosto desolante, ecco far capolino Claudio Scajola con il suo “elogio dell’autocandidatura”. Da oltre un anno l’ex Ministro annuncia un suo possibile ritorno alla politica attiva in città. In che modo, a dir la verità, non lo si è neanche ancora capito. Potrebbe, forse, candidarsi Sindaco. Un universo di incertezze, eppure, mediaticamente, è l’apoteosi. In almeno sei-sette occasioni, da fine 2016 a oggi, si leggono entusiastici annunci sulla candidatura a primo cittadino di Scajola, prontamente sgonfiati il giorno dopo dall’ex Ministro con un ritornello che potrebbe diventare un tormentone musicale estivo “ci sto pensando, la gente me lo chiede, rifletto”.
Con il passare del tempo la situazione è degenerata a tal punto che negli ultimi giorni si è arrivati a leggere il nome di Scajola associato a un pranzo (di cui per altro tutti erano a conoscenza, visto che sono stati invitati svariati giornalisti locali) e a un possibile annuncio, l’ennesimo, della discesa in campo dell’ex Ministro. Mediaticamente si assiste alla formulazione di teorie di fantozziana memoria. C’è addirittura chi titola “Scajola Sindaco”, proclamando l’ex Ministro primo cittadino ancora prima del voto. C’è chi scrive di fantomatici sondaggi che vedrebbero l’ex Ministro stravincere le elezioni, non solo a Imperia, ma anche a Savona, Genova e La Spezia. Gli endorsement a Scajola spuntano come funghi in piena stagione autunnale. Un castello mediatico costruito su basi piuttosto deboli, senza testimonianze concrete in merito all’effettiva possibilità (e viceversa), da parte dell’ex Ministro, di ottenere un solido appoggio, visto che il centrodestra, per bocca del presidente della Regione Toti, ha già posto un veto piuttosto deciso, e un ampio consenso.
Uno Scajola che in città assume lentamente le fattezze di un supereroe dalle tinte mussoliniane. “Se tornasse Lui…Se ci fosse stato Lui…”. Colui che sino a ieri, dopo anni di sudditanza, era etichettato come un ‘incapace’, per non dire di peggio, adesso vede nuovamente elogiate, dagli stessi che lo denigravano in pubblica piazza, le sue grandi doti da politico e amministratore (che nessuno mette in dubbio, perché è la storia a evidenziarle, così come i suoi errori, al di là delle questione giudiziarie dalle quali, sino ad oggi, è sempre uscito vincitore). Giudizi che hanno il sapore di chi si prepara a salire (o risalire, dipende dai casi) sul più classico dei carri del vincitore. Un atteggiamento che lo stesso Scajola ha stigmatizzato più volte in passato, ricordando tutti coloro che, nel momento di difficoltà, gli hanno voltato le spalle. Già, perché se Scajola domani fosse coinvolto in una qualsivoglia inchiesta, saremmo pronti a scommettere che in molti, senza pensarci un secondo, calpesterebbero nuovamente il nome dell’ex Ministro in onore della legalità, riempendosi la bocca di banalità sui “comandamenti” del buon amministratore.
Un quadro davvero disarmante, che evidenzia la pochezza politica di una città ancora alla ricerca della propria identità. E non per Scajola, che ha il diritto di pensare, dire, e fare ciò che meglio crede (anche di cercare di dare massima visibilità alla sua possibile candidatura per poi trovare un accordo con il centrodestra in vista delle prossime Elezioni Europee), ma piuttosto per il teatrino accomodante che fa da contorno. Una città che non ha imparato niente dal passato, pronta, a quanto pare, a ripetere gli stessi errori, in una spirale autolesionista senza uscita.
Mattia Mangraviti e Gabriele Piccardo