La Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria, su richiesta della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, ha disposto il sequestro e la confisca di beni, per un valore di oltre 10 milioni di euro, dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa a tre anni di carcere, oggi latitante a Dubai. Nel dettaglio la confisca riguarda 12 società in Italia e all’estero, conti bancari, immobili e un traghetto in servizio nello Stretto di Messina tra la Calabria e la Sicilia.
Secondo la sentenza della Corte di Cassazione, Matacena sarebbe il referente politico di alcune cosce reggine legate all’ndrangheta. Matacena, assieme alla moglie Chiara Rizzo e all’ex Ministro Claudio Scajola sono attualmente a processo a Reggio Calabria con l’accusa di procurata inosservanza della pena. Secondo i magistrati, infatti, Scajola e la Rizzo avrebbe tentato di aiutare Matacena durante la sua latitanza. Chiara Rizzo, inoltre, è accusata di intestazione fittizia di beni riconducibili al marito.
Già nel giugno 2017, il Tribunale di Reggio Calabria aveva disposto il sequestro di alcune disponibilità finanziarie e di un immobile all’estero riconducibili a Matacena. La Corte di Assise di Appello ha evidenziato che «parte dei beni che costituiscono il patrimonio del Matacena sono frutto di attività illecite e/o di reimpiego dei loro proventi», ravvisando «una oggettiva quanto marcata sproporzione» tra gli investimenti effettuati e i suoi redditi dichiarati, disponendo il sequestro e la confisca di 12 sue società (per l’intero capitale sociale o in quota parte), di cui 4 con sede nel territorio nazionale (Villa San Giovanni, Reggio Calabria e Roma) e 8 all’estero (Isole Nevis, Portogallo, Panama, Liberia e Florida), nonché di disponibilità finanziarie collocate in conti esteri. Le società sono attive prevalentemente nel settore armatoriale, immobiliare e di edilizia.
Sequestrati anche 25 immobili aziendali, oltre ad una grossa motonave, utilizzata per attività di traghettamento veicoli e passeggeri nello Stretto di Messina. Le aziende sequestrate proseguiranno la loro attività con amministratori giudiziari designati dalla locale Autorità Giudiziaria.