“Assolto perché il fatto non sussiste”. Si è concluso con l’assoluzione il processo che vedeva Ilvo Calzia, dirigente del Comune di Imperia, sul banco degli imputati con l’accusa di abuso d’ufficio e di omessa denuncia da parte del pubblico ufficiale, nell’ambito di un’inchiesta sulle realizzazione del complesso residenziale Le Vele sul Lungomare Amerigo Vespucci.
Al termine della propria requisitoria, lo stesso Pubblico Ministero Alessandro Bogliolo aveva chiesto l’assoluzione per Calzia, così come gli avvocati difensori, Roberto e Paolo Frank. Poco dopo il collegio composto dai giudici Russo, Lungaro e Aschero ha confermato l’assoluzione.
Nel dettaglio a Calzia, al tempo dei fatti dirigente del settore Urbanistica del Comune (poi sospeso, e successivamente reintegrato, per via dell’inchiesta sul porto turistico, sfociata nel processo di Torino che si è concluso con l’assoluzione di tutti gli imputati, compreso il Calzia, accusato di abuso d’ufficio), veniva contestata la firma sull’autorizzazione alla realizzazione del complesso senza il via libera dell’ufficio delle Dogane e della Capitaneria.
Autorizzazione che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata necessaria (doveva essere richiesta dal dirigente al soggetto privato) nel rispetto delle normative che impongono, per le costruzioni sul litorale, una distanza superiore ai 30 metri, così come previsto dall’art. 55 del Codice della Navigazione (“l‘esecuzione di nuove opere entro una zona di trenta metri dal demanio marittimo o dal ciglio dei terreni elevati sul mare è sottoposta all’ autorizzazione del capo del compartimento“).
Nel corso dell’udienza, è emerso che il via libera di Dogana e Capitaneria in effetti non è mai formalmente arrivato, ma al contempo che non solo Calzia, ma neanche il Comitato Tecnico della Provincia (composto dai principali enti), incaricato di verificare la legittimità del progetto, aveva rilevato alcuna problematica nel rilascio dell’autorizzazione.
E’ emerso, inoltre, che la distanza dal mare, ad oggi, è molto superiore ai 30 metri, ma non per le carte demaniali, mai aggiornate. La linea del demanio marittimo, dunque, è solo ipoteticamente a una distanza inferiore ai 30 metri, ma il ciglio dei terreni elevati, cui fa riferimento l’art. 55, è invece ampiamente oltre i 30 metri, circa 150, tanto che la Capitaneria di Porto non sollevò alcuna contestazione per l’adiacente piano particolareggiato presentato dal gruppo Colussi.
Non era dunque realmente necessario il via libera di Dogana (per garantire regolare sorveglianza contrabbando) e Capitaneria di Porto (per garantire sicurezza navigazione) per concedere l’autorizzazione alla realizzazione complesso residenziale Le Vele. Da qui l’assoluzione di Ilvo Calzia.