Un altro passo verso il completamento del Parco Urbano San Leonardo. Nel 2008 era stato inaugurato il primo lotto, ma in seguito la prosecuzione dei lavori era stata sospesa per carenza di personale e per la difficoltà di rispettare i tempi di programmazione degli interventi.
Nel gennaio scorso, il Comune ha affidato l’incarico di portare a termine il progetto del Parco a due professionisti, nel dettaglio l’Ing. Arch. Andrea Barla iscritto all’Ordine degli Ingegneri della provincia di Imperia, che si è occupato della redazione del progetto, sia sotto il profilo paesaggistico e ambientale che strettamente tecnico-impiantistico, e l‘Ing. Francesco Castelli, iscritto all’Ordine degli Ingegneri della provincia di Imperia, per la redazione del Piano di sicurezza e coordinamento.
Mentre il progetto originale prevedeva la mimetizzazione dell’impianto di depurazione (avvolgendo con uno strato di terreno vegetale l’intero impianto, creando una sorta di collina artificiale), il nuovo progetto vuole “mitigare la consistenza volumetrica dell’impianto attraverso la realizzazione di una “pelle” composta da una serie di elementi semplici, realizzati con profilati di alluminio, capaci di generare un pattern visivo formato da una combinazione di linee orizzontali e colori”.
La stima della somma necessaria per gli interventi è di circa 1 milione e 450 mila euro e rientra nei finanziamenti del Bando Periferie di 18 milioni di euro.
PROGETTO ORIGINALE
Il progetto originale, approvato, interviene attraverso un tentativo di “finta” naturale mimetizzazione dell’impianto di depurazione: si prevede infatti di “avvolgere” con uno strato di terreno vegetale l’intero impianto, creando una collina artificiale capace di “nascondere”, per quanto possibile, la scatola, con l’obiettivo di estendere il parco urbano anche sulla copertura dello stesso depuratore.
NUOVO PROGETTO
Questo nuovo studio parte dall’idea che l’impianto di depurazione comprensoriale del Comune di Imperia sia a tutti gli effetti una “fabbrica”, con delle dimensioni precise dettate da esigenze funzionali: una scatola che non occorre “nascondere”, con interventi “goffi”, ma piuttosto “denunciare” attraverso soluzioni architettoniche accattivanti capaci di armonizzare il volume con il paesaggio esterno.
Questo intervento va interpretato come strumento di rilettura e di rigenerazione del territorio capace di ricucire un brano frammentato all’interno di una città: si propone di intervenire con una filosofia progettuale differente, un cambiamento di rotta, un nuovo approccio ragionato che permetta di realizzare un intervento sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale: la “fabbrica” come reinterpretazione del luogo.
Il nuovo progetto punta a mitigare la consistenza volumetrica dell’impianto di depurazione attraverso la realizzazione di una “pelle” composta da una serie di elementi semplici, realizzati con profilati di alluminio, capaci di generare un pattern visivo formato da una combinazione di linee orizzontali e colori.
COSA CAMBIA NEL NUOVO PROGETTO
– Per attuare le previsioni del progetto originale occorrerebbe reperire circa 27000 mc di materiale per il riempimento: ci si troverebbe di fronte ad una durata indefinita del cantiere legata all’approvvigionamento; il nuovo progetto, invece, si “costruisce” utilizzando il materiale già presente nel lotto di intervento, rimodellandolo secondo le nuove previsioni.
– L’idea di estendere il parco sulla copertura, attrezzandola di spazi fruibili è sicuramente suggestiva e intrigante, ma allo stesso complessa e costosa da realizzare e non necessariamente efficace dal punto di vista della mitigazione dell’impatto visivo.
– La realizzazione della “pelle pigmentata”, e soprattutto della fascia di rispetto realizzata intorno al “contenitore”, permettono di monitorare sempre lo stato di “conservazione” del manufatto, individuare eventuali anomalie e guasti dell’involucro e intervenire ripristinando le condizioni operative; cosa che non potrebbe assolutamente essere realizzata nel caso in cui il volume, come previsto nel progetto approvato, venisse interamente avvolto da uno strato di terra di altezza minima 1 m in copertura.
– La collina, piantumata con alberi ad alto fusto e cespugli tipici della macchia mediterranea, “organizzati” per ricreare un ambiente naturale tipico della costa ligure, si sviluppa intorno al depuratore con differente andamento sui 4 lati: la “pelle pigmentata” emerge quindi rispetto al profilo del rilevato in modo differenziato, sostituendosi nell’azione di mitigazione là dove la “natura” da sola non arriva.
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