Nuova udienza questa mattina del processo che vede sul banco degli imputati, accusata di peculato, falso e truffa aggravata ai danni dello Stato, l’ex dirigente di Medicina Legale dell’Asl Imperiese Simona Del Vecchio.
Un procedimento penale che si inserisce nell’ambito della più vasta inchiesta sulle cosiddette “autopsie fantasma”, sfociata in un alto processo.
In particolare, secondo quanto ricostruito dalle Fiamme Gialle, con pedinamenti e appostamenti, le foto e i video dimostrerebbero che la dott.ssa Del Vecchio avrebbe utilizzato in diverse occasioni l’auto di servizio dell’Asl per propri interessi personali, in particolare per andare a fare la spesa.
Quarantasei, in totale, i certificati contestati alla dottoressa.
LE ACCUSE A SIMONA DEL VECCHIO
– Peculato: per l’indebito utilizzo dell’autovettura di servizio assegnata.
– Truffa ai danni dello Stato: per false certificazioni prodotte attestanti lo svolgimento dell’attività di servizio.
– Falso ideologico: per aver certificato la morte di alcune persone trovandosi in altro luogo nel momento della redazione del prescritto certificato.
Davanti al collegio composto dai giudici Aschero, Russo e Lungaro, questa mattina sono stati sentiti tre testimoni, il Brigadiere della Guardia di Finanza di Imperia Massimo Ioanna, l’ex direttore generale dell’Asl Mario Cotellessa e l’ex direttore del Dipartimento Economico-Giuridico dell’Asl Giampaolo Alassio.
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MASSIMO IOANNA
“Il personale del reparto di Medicina Legale non poteva utilizzare l’auto di servizio perché era sempre in uso alla dott.ssa Del Vecchio. E’ questa la segnalazione pervenuta da una fonte confidenziale a seguito della quale abbiamo dato il via all’inchiesta. La Del Vecchio aveva una propria auto, oltre a quella del compagno. Nei sei mesi dell’indagine, però, quasi mai è stata vista utilizzare altre auto, se non quella dell’Asl. In una sola occasione, per recarsi a Savona, presso un centro ceramiche, ha utilizzato l’auto del compagno, presente quel giorno.
Il contratto della dott.ssa Del Vecchio prevedeva 38 ore settimanali, cui potevano aggiungersi commissioni varie, come ad esempio la commissione patenti, oltre a prestazioni private. Il regolamento dell’Asl prevede la timbratura per l’entrata e l’uscita dalla sede di lavoro. L’uscita, anche temporanea, prevede un codice specificio. In caso di mancata timbratura, sono a disposizione degli appositi moduli, per un massimo di 4 al mese. La dott.ssa Del Vecchio , però, ne presentava 10 al mese”.
Il Pm Grazia Pradella ha successivamente chiesto al Brigadiere Ioanna di illustrare l’avvità di indagine sulle discrasie emerse relativamente gli orari inseriti nei moduli per la mancata timbratura consegnati agli uffici Asl.
“Abbiamo svolto attività di indagine tramite intercettazioni, telefoniche e ambientali, controllo del Gps e pedinamenti. Per tre giorni, dal 29 al 31 gennaio, abbiamo seguito la dott.ssa Del Vecchio praticamente 24 ore su 24.
Sul modulo del 29 gennaio era indicati 8.45 come orario di entrata e 17.30 come orario di uscita. Orari, però, non compatibili con gli spostamenti della dott.ssa. Alle 11, infatti, era ancora nella propria abitazione, mentre successivamente è andata al supermercato Simply a fare la spesa.
Sul modulo del 30 gennaio 8.15 era indicato come orario di ingresso, ma la dott.ssa in realtà quel giorno è arrivata in ufficio solo alle 10. Il 31 gennaio, infine, sul modulo 8.25 era indicato come orario di ingresso, ma in realtà la dott.ssa al mattino è andata al supermercato e successivamente a trovare la madre in una residenza protetta.
Le discrepanze tra gli orari di entrata-uscita indicati sui moduli e i reali spostamente della dott.ssa sono moltissime. Ci sono casi in cui era a casa invece che al lavoro, altri in cui era a fare acquisti alla Fortesan o da Arca Planet, altri in cui era a fare la spesa al supermercato. Durante l’orario di servizio, con l’auto di servizio, in due occasioni la dott.ssa si è recata a Diano Marina in un centro estetico. In un’occasione, con l’auto del compagno, durante l’orario di servizio, si è recata in un centro ceramiche a Savona. In quell’occasione ha autorizzato la sepoltura di una salma dopo essersi fatta mandare le foto del cadavere su whatsapp. Lo abbiamo dedotto dalle intercettazioni telefoniche”.
LA DIFESA
L’avvocato della dott.ssa Del Vecchio, Marco Bosio, ha fatto riferimento alla presenza di un doppio mazzo di chiavi per l’auto in uso alla Medicina Legale e alla presenza di altre auto e mezzi a due ruote in uso al Reparto. Il legale ha poi chiesto se l’Asl avesse condotto accertamenti sulla presentazione, da parte della dott.ssa Del Vecchio, dei moduli per le mancate rimbrature. Il Brigadiere Ioanna ha risposto di non esserne a conoscenza. Bosio ha risposto che in merito verrà ascoltato il dott. Romeo.
Nel corso del proprio intervento, l’avvocato Bosio ha poi precisato che le ore di lavoro contestate alla dott.ssa Del Vecchio “sono solo 27”.
MARIO COTELLESSA
“Ho preso servizio all’Asl 1 Imperiese nel 2003, come Primario di Pediatria. Dal 2011 al giugno 2016 ho rivestito il ruolo di Direttore Generale. Una volta scaduto, il mio contratto è stato prorogato per un mese. In uso alla Medicina Legale, a mia conoscenza, c’era sicuramente un’auto. C’era un regolamento sull’uso delle auto, suddiviso in due gruppi, A e B. Gruppo A l’auto veniva assegnata alla singola struttura, B non veniva assegnata alla singola struttura, ma ai dipendenti per attività istituzionali. Assolutamente l’auto di servizio non poteva essere utilizzata per motivi privati. Era necessaria, a riguardo, un’autorizzazione, ma è successo solo in casi rarissimi.
Prima di essere ascoltato dagli inquirenti nell’ambito dell’inchiesta, non ero assolutamente a conoscenza del fatto che la dott.ssa Del Vecchio utilizzasse l’auto di servizio per scopi personali. Conoscevo la dott.ssa Del Vecchio e i rapporti erano buoni. Un’ottima professionista. Mai avuti problemi neanche nell’ambito personale. Non ho mai avuto motivo di pensare che vi fossero in essere le problematiche poi denunciate.
La gestione di questa vicenda non è stata semplice per l’azienda. La situazione era critica. Dopo una lunga serie di riunioni, per circa un mese, decidemmo di trasferire i dirigenti medici indagati ad altre funzioni. La dott.ssa Del Vecchio fu assegnata dalla direzione sanitaria del presidio ospedaliero di Sanremo. I suoi compiti erano il controllo delle cartelle cliniche, la supervisione delle ristrutturazioni organizzative, la gestione delle procedure attuative dei percorsi clinici in alcuni settori.
Nel peculato avevamo intravisto un reato che poteva rientrare nel sistema corruttivo. Applicammo dunque il piano anticorruzione, ovvero revoca dell’incarico e trasferimento dal servizio di appartenenza. Dopodiché decidemmo di non revocare l’incarico, ma solo di procedere al trasferimento.
A dicembre ci venne notificato il provvedimento di sospensione cautalare a carico della dott.ssa Del Vecchio firmato dal giudice. Nella stessa giornata firmammo il provvedimento di sospensione dal servizio.
La Medicina Legale governava diversi settori. Fu necessario ristrutturare il sistema dopo l’inchiesta. Le visite necroscopiche furono assegnate alla struttura complessa di igiene e per quanto riguarda l’Ospedale ai singoli presidi.
Le visite necroscopiche? Sono obbligatorie. Da eseguire non prima di 15 ore e non dopo le 30 ore. Non basta la visita del medico 118 per la constatazione del decesso. E’ necessario il certificato di morte. Anche per capire se la morte sia o meno avvenuta per cause naturali. Se i motivi sono altri, infatti, bisogna denunciare il fatto all’autorità giudiziaria per avviare un procedimento di indagine. Tutte le salme vanno visitate dal medico necroscopoco. Chi compila il certificato ISTAT? Il direttore sanitario di presidio o il medico necroscopoco, oppure il medico di famiglia se il decesso è avvenuto in casa.
Nei confronti della dott.ssa Del Vecchio è stato aperto anche un procedimento disciplinare, condotto dall’ufficio risorse umane, in particolare dal dott. Caviglia. Si è concluso con il licenziamento. So che è stato presentato ricorso contro il licenziamento, ma è stato respinto dal giudice del lavoro”.
LA DIFESA
“Non ho mai ricevuto segnalazioni di protesta sulla mia scrivania per l’operato del reparto di medicina legale. La struttura di Medicina Legale era sempre risultata efficiente. Raggiungeva gli obiettivi previsti, il giudizio era positivo”.
L’avvocato Marco Bosio ha precisato che è stato impugnato il provvedimento di rigetto del ricorso contro il licenziamento della dott.ssa Del Vecchio e che il procedimento è ancora in corso.
GIAMPAOLO ALASSIO
“Gestivo io parco il auto. La struttura di Medicina Legale aveva in dotazione un’auto. Avevo avuto segnalazione dell’utilizzo dell’auto da parte del responsabile della struttura, la dott.ssa Del Vecchio, per compiti di ufficio. Mi venne presentata la richiesta di un’ulteriore vettura, in quanto quella in dotazione inutilizzabile perché sempre in uso alla dott.ssa Del Vecchio.
Utilizzo dell’auto di servizio per fini privati? Non è possibile autorizzare una richiesta simile. Si tratta di casi sporadici. Ne ricordo uno in particolare. Un dipendente doveva partire per lavoro dall’aeroporto. Chiese se fosse possibile lasciare l’auto di servizio parcheggiata in aeroporto. Diedi l’autorizzazione.
Le spese di carburante sono sostenute dall’Asl in base ai dati contenuti nel libretto della vettura di servizio. Quello dell’auto in uso alla dott.ssa Del Vecchio non aggiornato? Non so per quale motivo, a mia memoria non mi furono mai riferiti problemi a riguardo”.
LA DIFESA
L’avvocato Bosio ha chiesto al teste se fosse a conoscenza dell’utilizzo, da parte del dott. Garo, medico del reparto di Medicina Legale, di un’altra auto di servizio dell’Asl. “Non conosco questa circostanza” ha risposto Alassio.
Il legale della difesa ha poi chiesto se sia o meno possibile, per i dipendenti Asl, tornare a casa con l’auto di servizio. “Assolutamente no – ha risposto Alassio – Ricordo che prima di terminare il mio incarico, l’attuale direttore generale Prioli mi chiese se fosse possibili tornare a casa con l’auto di servizio per poterla riprendere il giorno seguente per partire, per lavoro, molto presto. Gli dissi di no”.
L’avvocato Bosio ha poi chiesto se il teste se fosse o meno a conoscenza del fatto che alcuni dipendenti Asl tornano a casa con l’auto di servizio. “Non mi risulta” ha risposto Alassio.