Nel quarto appuntamento di IMvolo ci troviamo nell’entroterra, nello specifico nella Vallis Aurea (valle dell’oro), nome latino da cui poi derivò l’attuale Valloria.
L’olio, proprio del colore dell’oro, è stata la ricchezza di questo borgo a partire da centinaia di anni fa, fino a qualche decennio fa.
Intorno al 1750 gli abitanti erano circa 360 ma negli anni del dopo guerra se ne contarono 30. Fortunatamente, una presenza straniera vide ripopolare il paese nel corso degli anni.
Si racconta che il borgo fu fondato dagli abitanti della località vicina di Castello, in fuga da un’invasione di formiche così numerose e voraci da assalire addirittura i neonati nelle culle. Di Castello restano solo alcuni ruderi.
Nei pressi del cimitero c’è un masso a forma di parallelepipedo, chiamata la Pietra del Sole. Su questa sorta di menhir, secondo la tradizione, gli abitanti di quei luoghi adoravano il Dio Sole e le cipolle – con una commistione di sacro e profano.
Valloria è stato uno dei primi paesi dell’entroterra a dotarsi, grazie alla Confraternita di Santa Croce, di un acquedotto che per mezzo di canali di piombo nel 1715 portò l’acqua dalla sorgente della Cappella dei Castagneti nelle tre fontane, presenti tuttora vicino alla chiesa.
Si narra, infine, che se un “Foresto” sposava una ragazza del paese doveva in qualche modo risarcire i giovani locali con una somma di denaro che veniva poi spesa in dolci e vino.
Anche i vedovi che si risposavano dovevano pagare lo “Spaudo”: sennò diventava vittima dei “ciaravui”, che consistevano nel fare baccano sotto le finestre degli sposi finché lo sposo non avesse pagato.
E’ un paese speciale, gli amanti dell’arte potranno scoprire 151 opere d’arte: 151 porte dipinte.
Sono le porte di stalle, magazzini e cantine, interpretate da artisti di fama internazionale durante le feste estive che animano Valloria in un mix unico di cultura e allegria.
Testo e riprese di Francesco Pezzuti.
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