Salta la deposizione di Claudio Scajola prevista per oggi, mercoledì 25 settembre, nell’ambito del processo che lo vede sul banco degli imputati con l’accusa di finanziamento illecito al singolo parlamentare. La vicenda è quella, ormai arcinota, della casa romana di via del Fagutale. Scajola aveva chiesto lui stesso di essere sentito, sia dalla difesa che dall’accusa, per chiarire una volta per tutte i fatti, ma nella notte appena trascorsa ha avvertito un malore e, dopo una lunga consultazione con gli avvocati, ha deciso di desistere dall’intento. Con tutta probabilità Scajola verrà sentito lunedì prossimo, 30 settembre.
LA VICENDA, LE ACCUSE, IL PROCESSO
L’imprenditore Diego Anemone, secondo l’accusa, avrebbe pagato, tramite l’architetto Angelo Zampolini, parte (circa 1,1 milioni di euro su 1,7 milioni) della somma versata il 6 luglio del 2004 da Claudio Scajola per acquistare la casa romana di via del Fagutale, proprio di fronte al Colosseo, e avrebbe poi eseguito lavori di ristrutturazione per una cifra intorno ai 100 mila euro.
L’ex Ministro pagò la casa di tasca propria 610 mila euro e, in un’intervista a Porta a Porta nei giorni successivi alle dimissioni dal Governo Berlusconi, dichiarò: “Io ho pregi e difetti, il difetto è che voglio correre troppo e seguo poco le cose che mi riguardano. La vicenda della casa l’ho seguita con troppa superficialità, questa è la mia colpa, ma la sola che ho commesso. I 610 mila euro? Un buon prezzo, forse eccessivamente un buon prezzo. Per me è stata la prima casa che ho comprato e mi è sembrato comunque un prezzo importante. Ho fatto uno sforzo”.
Il processo a Scajola ha preso il via nell’ottobre del 2012 dopo la citazione a giudizio davanti al Tribunale monocratico di Roma (insieme all’imprenditore Diego Anemone) disposta dal procuratore aggiunto di Roma, Alberto Caperna, e dai pm Roberto Felici e Ilaria Calò.
Mattia Mangraviti
Ore 10.46 del 25.9.2013
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