Nuovi udienza questa mattina del processo per truffa aggravata ai danni dello Stato relativo al porto turistico di Imperia. In aula Francesco Bellavista Caltagirone, Andrea Gotti Lega, Carlo Conti, Paolo Calzia, Delia Merlonghi, Gianfranco Carli e Domenico Gandolfo. In calendario gli esami, dal parte del Pm Giancarlo Avenati Bassi, di Andrea Gotti Lega.
L’ESAME DI ANDREA GOTTI LEGA
Quali sono i ruoli che ha ricoperto in questa vicenda? Quali ruoli in Acquamare e in Acquamarcia?
“Sono stato amministratore delegato e vice presidente di Acquamarcia dal 1996 al 2012, poi ho assunto la carica di amministratore unico di Acquamare SRL, società di scopo costituita per l’operazione porto di Imperia. Sono stato sostituito da Delia Merlonghi, poi sono stato presidente della Porto di Imperia Spa, infine mi sono dimesso dal consiglio di amministrazione della Porto di Imperia nel marzo del 2012”.
Ha continuato ad occuparsi di Acquamare?
“Nell’ambito dell’incarico di Acquamarcia avevo conoscenza di quello che succedeva in Acquamare”.
Cosa sa lei della vicenda del porto?
“Sono venuto a conoscenza dell’operazione porto a giugno del 2005 quando Caltagirone mi presentò lo sviluppo del porto di Imperia. Non ho avuto contatti con la Porto di Imperia spa ma solo con Gandolfo, attraverso la proposta unilaterale del giugno del 2005. Per quanto mi riguarda non ho partecipato alla stesura dei contatti preliminari con la Porto di Imperia Spa. La proposta unilaterale riguarda questioni antecedenti, relative al gruppo Acquamarcia, ovvero la costruzione di tutte le opere in permuta, con l’acquisizione del 70% delle opere. Noi siamo arrivati nel 2005 a pratica in corso, e la concessione è stata rilasciata nel dicembre del 2006. Il gruppo non era a conoscenza delle concessioni demaniali. La permuta fa parte della metodica del gruppo, non abbiamo acquistato aree pubbliche, ma private, con la permuta”.
“I meccanismi erano già stati definiti. Mi venne detto che il rapporto sarebbe stato 70 per Acquamare e 30 per la Porto di Imperia Spa. Normalmente non si superava il 20%. Fu un trattamento generoso da parte nostra. In pratica ci assumevamo tutti gli oneri. Gli impegni con gli appaltatori erano di natura monetaria. C’era stato uno studio, una valutazione. A richiedere il 30% è stata la Porto di Imperia Spa. Non ho partecipato agli incontri preliminari preparatori. Ci siamo assunti un rischio di impresa che abbiamo dovuto calcolare nei costi di realizzazione. Chi era compiutamente a conoscenza degli accordi era certamente la Porto di Imperia Spa. Lo specchio acqueo lo abbiamo sempre considerato un’area in concessione. Il lavoro lo consideravamo privato, il lavoro e tutta l’operazione è stata finanziata da soggetti privati, in particolare da Acquamare che ha usato fondi propri. L’area sarebbe tornata al demanio. Se l’avessimo considerata pubblica avremmo chiesto fondi pubblici. Acquamare si è presentata come soggetto attuattore. Nello statuto della Porto di Imperia Spa si fa chiaramente riferimento alla ricerca di un soggetto attuatore dell’opera. Lo statuto prevedeva la ricerca di un soggetto attuatore non presente tra i soci. L’unico impegno portato avanti dalla Porto di Imperia Spa è stato il progetto di piano urbanistico portuale. Nel 2002 è stata presentata la richiesta ai sensi della legge Burlando per il rilascio della concessione. Abbiamo partecipato solo nell’ultima fase. Il soggetto attuatore era Acquamare, che ha delegato a Peschiera Edilizia, che a sua volta ha delegato ad altri. Acquamare si impegnava ad attuare i lavori. Gli impegni di Acquamare sono stati garantiti da Acquamarcia. La responsabilitùà contrattuale era di Acquamare e garantita da Acquamarcia per tutti gli impegni contrattuali nei confronti della Porto di Imperia Spa. Acquamare era il general contractor. L’importante era che Acquamare portasse a termine quello che aveva promesso di fare. L’impegno a realizzare e consegnare i beni era di Acquamare e non di altri. Nella concessione demaniale c’è scritto che il concessionario può realizzare l’opera facendo le scelte più opportune.
Porto di Imperia Spa ci individua come general contractor. Sono due contratti differenti. Per la realizzazione delle opere, la Porto di Imperia Spa si impegnava a corrispondere il 70% di utilizzazione delle opere una volta esistenti. Il general contractor aveva la facoltà di appaltare le opere nell’ambito delle sue opportunità”.
“I lavori furono appaltati a Peschiera su richiesta delle banche. Le banche hanno erogato un finanziamento di 140 milioni e fra le condizioni poste c’era quella che l’appalto dei lavori fosse dato a una società del gruppo Acquamarcia. La responsabilità delle opere restava di Acquamare, mentre la realizzazione delle opere fu passata a Peschiera che successivamente subappaltò ancora i lavori”.
Perché la necessità di Peschiera Edilizia?
“Mentre Acquamare è una società di scopo, Peschiera Edilizia era già una società esecutrice di opere immobiliari di successo. Dal punto di vista delle banche era necessario trovare un soggetto del gruppo operativo, e non di scopo, legato alla Porto di Imperia Spa. Fermo restando che nei confronti di Porto di Imperia Spa Acquamare era garantita da Acquamarcia. Nell’ambito di un gruppo c’erano dei compiti. Peschiera edilizia hasub appaltato i lavori ad altre due società che hanno presentato i lavori nel 2010. Lavori che sono stati ritenuti congrui e che hanno permesso di ottenere l’agibilità. Nel 2010 il porto turistico di Imperia è stato reso agibile senza eccezioni. Acquamarcia ha sempre terminato i lavori. La responsabilità contrattuale non è mai stata traslata ad altre società”.
Ore 13.37 del 25.9.2013
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