Assolto perché il fatto non sussiste. Questa la sentenza pronunciata dalla Corte d’Appello di Genova che ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Roberto Rum contro la condanna a 1 anno e 4 mesi di carcere inflitta all’ex assessore regionale Franco Bonello in primo grado con l’accusa di falsa testimonianza.
Il procedimento, lo ricordiamo, era stato aperto a seguito della deposizione resa da Bonello nell’ambito del processo per tentata estorsione a carico dell’imprenditore Giovanni Ingrasciotta, patron della “Coffe Time”.
LA VICENDA
Bonello, secondo l’accusa, sarebbe stato avvicinato da Ingrasciotta che avrebbe lamentato alcune irregolarità nell’appalto della “Dds”, sua azienda concorrente. L’ex consigliere, recatosi pochi giorni dopo dalla Polizia Giudiziaria, aveva riferito di aver “intuito” una parentela di Ingrasciotta con Messina Denaro, per poi precisare di aver “dedotto” la parentela.
In che modo? In relazione a una vasta operazione alla ricerca del boss latitante Messina Denaro, che aveva interessato anche la Coffe Time, Ingrasciotta avrebbe detto a Bonello “guarda te cosa succede a essere figli di due cugine”. Lo stesso ex consigliere regionale avrebbe immediatamente riferito l’accaduto alla Polizia Giudiziaria che, a sua volta, avrebbe sintetizzato la testimonianza di Bonello in “Ingrasciotta e Messina Denaro sono cugini”.
Il Pm Roberto Cavallone, nel corso del processo che vedeva imputato Ingrasciotta, incalzando Bonello, citato come teste, chiese all’ex consigliere regionale di rispondere in maniera affermativa o negativa alla domanda “ha mai sentito dire chiaramente da Ingrasciotta di essere parente di Messina Denaro?”. Bonello rispose “no”. A seguito delle dichiarazioni rese da Bonello, Cavallone decise di inserire le dichiarazioni di Bonello all’interno del fascicolo per falsa testimonianza.
L’ASSOLUZIONE
Per Bonello è la fine di un incubo. Al telefono, contattato da ImperiaPost, con tono commosso, non ha voluto rilasciare dichiarazioni: “È una grande gioia. Ho vissuto cinque anni davvero difficili, ma non voglio dire altro. Parlate con il mio avvocato”.
“La Corte d’Appello ha stabilito che quella dichiarazione non era un reato. Lo stesso Procuratore Generale, questa mattina, ha chiesto l’assoluzione – spiega a ImperiaPost l’avvocato Roberto Rum – Bonello non voleva certamente coprire Ingrasciotta, anche perché era stato proprio il mio assistito, di sua spontanea volontà, a riferire alla Polizia Giudiziaria quella frase di Ingrasciotta sulla presunta parentela con Messina Denaro.
Bonello si era preoccupato e, per dovere di responsabilità, in quanto consigliere regionale, aveva deciso di rivolgersi alla Polizia Giudiziaria. In aula Bonello rispose negativamente alla domanda del Pm Cavallone perché Ingrasciotta non gli aveva mai detto espressamente di essere ‘cugino’ di Messina Denaro. Se avesse risposto affermativamente avrebbe detto il falso”.