Nuova udienza questa mattina del processo che vede sul banco degli imputati, accusata di peculato, falso e truffa aggravata ai danni dello Stato, l’ex dirigente di Medicina Legale dell’Asl Imperiese Simona Del Vecchio.
Un procedimento penale che si inserisce nell’ambito della più vasta inchiesta sulle cosiddette “autopsie fantasma”, sfociata in un altro processo.
In particolare, secondo quanto ricostruito dalle Fiamme Gialle, con pedinamenti e appostamenti, le foto e il video dimostrerebbero che la dott.ssa Del Vecchio avrebbe utilizzato in diverse occasioni l’auto di servizio dell’Asl per propri interessi personali, in particolare per andare a fare la spesa. Quarantasei, in totale, i certificati contestati alla dottoressa.
Le agenzie di Pompe funebri sono: Arteco, Pievese, Vitali e Maccanò & Terrone.
LE ACCUSE A SIMONA DEL VECCHIO
– Peculato: per l’indebito utilizzo dell’autovettura di servizio assegnata.
– Truffa ai danni dello Stato: per false certificazioni prodotte attestanti lo svolgimento dell’attività di servizio.
– Falso ideologico: per aver certificato la morte di alcune persone trovandosi in altro luogo nel momento della redazione del prescritto certificato.
Davanti al collegio composto dai giudici Aschero, Russo e Lungaro, questa mattina sono stati sentiti i dirigenti dell’asl 1 imperiese Paolo Romeo (ex direttore sanitario ospedale di Sanremo), Franco Revelli, Italo Caviglia e Gianni Scevola. In apertura di udienza il collegio ha incarico il dott. Taricone di trascrivere 7 intercettazioni telefoniche e una ambientale enunciate nelle scorse udienze.
DOTT. PAOLO ROMEO
“Svolgevo ruolo di direttore sanitario ospedale di sanremo ed ero coordinatore di dipartimento. Riferivo le decisioni dell’azienda al dipartimento. L’organizzazione del lavoro la decide in autonomia il direttore della struttura complessa che ha degli obiettivi dati dall’azienda, i dipartimenti complessi hanno autonomia sugli orari. Io avevo una funzione di coordinamento con la medicina legale.
Non avevo un controllo sull’orario di lavoro diretto. Controllavo le richieste di ferie e congedi, in caso di anomalie io verificavo. Avevano una modalità di timbratura di budget. Ricordo che le autocertificazioni erano diventate numerose. Le assenze erano 10 al mese rispetto alle 4 massime riscontrate in media. Alla fine del 2014 c’erano dei fogli che dovevano essere vidimati. Sulle anomalie avevo chiamato la dott.ssa Del Vecchio avvertendola che non poteva fare questo numero di assenze. Della mancata timbratura rispondeva il diretto interessato, faceva un’autocertificazione. Io non ero a conoscenza della macchina di servizio, non era di mia competenza. C’era stato un problema di una missione a Genova, non era una richiesta ufficiale dell’Asl, non era una missione ma piuttosto un congedo straordinario per un convegno.
Il mio era un visto per presa visione, nulla di più. Il mio timbro era in possesso della segretaria della medicina legale, mi presentavano i fogli già con il timbro. I fogli già timbrati non li ho firmati e ho chiesto di non usare più il mio timbro. Io vistavo solo quelli della dott.ssa Del Vecchio, non dei suoi collaboratori. L’ufficio personale nel 2014 mi aveva fatto rilevare una sovrapposizione di orari”.
DOTT. GIANNI SCEVOLA
“Faccio parte della struttura complessa sviluppo e risorse umane e sono responsabile dell’istruttoria dei procedimenti disciplinari, mi sono occupato anche quello della Del Vecchio.
I giustificativi di mancata timbratura dovevano essere presentati al direttore di dipartimento. La dott.ssa Del Vecchio era stata autorizzata ad operare sulla gestione del software delle timbrature per controllare e correggere le anomalie. Era stata autorizzata in via del tutto eccezionale, avrebbe potuto verificare e correggere le anomalie. Il numero dei moduli degli altri medici erano decisamente ridotti rispetto a quelli presentati dalla Del Vecchio. Gli accertamenti sono stati fatti in primo luogo dai documenti aziendali, dall’ordinanza abbiamo comparato i documenti aziendali: tabulati mensili e codici timbratori. Sono risultate delle discordanze tra gli orari delle visite necroscopiche e le timbrature.
Abbiamo fatto un controllo a 360 gradi sul periodo oggetto di indagine, da gennaio a giugno 2015. I certificati al vaglio non erano solo 46. Abbiamo fatto un controllo incrociato e abbiamo contestato altri 4 certificati, in tutto 50 più altri 40 indicati in modo generico dagli inquirenti. Dal punto di vista disciplinare sono stati contestati più certificati di quelli contestati penalmente. Sulla base dei riscontri interni abbiamo avuto elementi per espellere la Del Vecchio.
IL COLLEGIO ACQUISISCE IL PROVVEDIMENTO DI LICENZIAMENTO.
Alla Del Vecchio l’azienda sanitaria ha contestato un uso indebito dell’auto aziendale per le reiterate violazioni al regolamento in base ai pedinamenti della Guardia di Finanza. La conoscenza piena è avvenuta il 22 dicembre del 2015. Nei 40 giorni non ho incontrato la Del Vecchio, ci siamo basati sulla documentazione in nostro possesso per il provvedimento di risoluzione del contratto”.
DOTT. ITALO CAVIGLIA (Direttore struttura Complessa sviluppo e risorse umane)
“I dipendenti sono obbligati alla timbratura in entrata e uscita dal servizio anche nelle missioni. Nel caso svolga libera professione bisogna svolgerla al di fuori dell’orario di servizio. La Del Vecchio faceva parte della commissione invalidi, patenti.
Con l’ufficio disciplinare ho partecipato agli accertamenti. La direzione ha valutato che i fatti contestati producessoro la risoluzione del contratto. La dott.ssa Del Vecchio aveva richiesto di poter visionare in tempo reale il sistema delle presenze, senza poter intervenire, per controllare il movimento dei suoi collaboratori. La dott.ssa poteva solo visionare, non modificare. Doveva per forza presentare i moduli di mancata timbratura”.
DOTT. FRANCO REVELLI
“I pacemaker per i morti a casa, vengono rimossi dalla medicina legale. Il pacemaker una volta rimosso viene considerato un oggetto a rischio biologico e perciò conservato in un determinato modo. Non ero a conoscenza della presenza dei tre pacemaker usati nell’armadio all’interno dell’istituto di medicina legale di Bussana. Bisogna riporli in una zona specifica per il rischio biologico.
Come si asportano? Si incide la cute del paziente con un bisturi, si estrae il pacemaker, avevo tagliato un cavo elettrico è una volta tagliato avevo asportato il dispositivo. Il dispositivo deve essere sanificato”.
Il caso di una paziente:
“Per quel che ricordo, mi rapportavo con il direttore di medicina legale. La Del Vecchio mi chiamò e mi disse che bisognava fare un modulo istat che non era stato fatto. Mi citò un’anomalia sulla mancata firma e timbro, mi disse che avrebbe fatto lei il certificato. La procedura prevede che se è refertato in un certo modo c’è un riscontro diagnostico se no la salma è disponibile per il funerale. Non ricordo se la dott.ssa contestava la causa della morte. Mi disse che era necessario rifarlo perché c’era un problema sul certificato. Il discorso sull’evento traumatico doveva essere rivisto dalla dott.ssa Del Vecchio, io non ho visto la salma.
Dopo la telefonata della Del Vecchio sono arrivato in reparto e ho letto la cartella, il neurologo non mi disse nulla di particolare.
Indicai come motivo del decesso un ematoma subdurale Mi ha detto che sarebbe intervenuta sul certificato.
– Alessandro Brancatelli
“Per farmi firmare il certificato necroscopico sono andato in via Nizza, io non so però se la dott.ssa Del Vecchia abbia visto o meno la salma perché a quel punto il mio compito era già concluso.
Il Pm contesta al testimone di aver dichiarato alla Guardia di Finanza in sede interrogatorio che la dott.ssa Del Vecchio “era consona firmare certificati senza visitare la salma”.
“In effetti a volte passava in ufficio a firmare il certificato, oppure ero io a recarmi in via Nizza ma non posso dire con certezza che lei non visitasse le salme”.
La Pm chiede al testimone di riferire in merito a una discussione con la Dott.ssa Del Vecchio.
“Qualche anno fa la dott.ssa Del Vecchio mi chiese di levare un Pacemaker da corpo di un defunto morto in casa. In quell’occasione feci delle rimostranze”.
La Pm chiede al testimone di riferire in merito al ruolo di Orlando Mandica (imputato in un procedimento penale connesso in quanto avrebbe prestato servizio in camere mortuarie pur non avendone titolo).
“Il mio collega seppe che Orlando collaborava con la Del Vecchio per la gestione delle salme e si vantava di cucirle bene. Mandica dava un aiuto alla Del Vecchio per le autopsie, me lo dissero tutti, anche lui lo diceva anche se non direttamente a me. Fu Mandica a togliere il pacemaekr quando la Del Vecchio me lo chiese”.
– Fiorenza Moisello
“Fui chiamata per un servizio, in particolare un uomo morto in casa, chiamai il dott. Orengo che a me risultava fosse di turno, quando lo contattai in realtà mi disse che avrei dovuto parlare con la dott.ssa Del Vecchio la quale mi disse di aver male ad una gamba e di non poter venire a visitare la salma. Mi disse:”mandami i documenti via fax che io li firmo”, il tutto senza vedere il morto. Quando mi sono occupata io dei funerali non ho mai visto la dott.ssa Del Vecchio visitare la salma. Il metodo del fax è andato avanti per diversi anni e anche il titolare della mia agenzia ne era a conoscenza. Perché lo accettavamo? Perché il nostro obiettivo era fare il funerale”.
Silvio Ardissone
“La dott.ssa Del Vecchio mi chiese 100 euro in prestito per pagare Orlando Mandica che era assistente nella sala autoptica. Io lo sapevo perché era sempre lì, quando l’ho conosciuto era già in pensione. Ho visto Mandica aiutare anche altri medici, come ad esempio il dott. Leoncini”.
Per quanto riguarda le deposizioni di Pierangelo Vitali, Paolo Aschero, Enrico Calzia e Ambrogio Dulbecco non sono mancati momenti di tensione in aula in quanto i testimoni non hanno pienamente confermato, come invece dichiarato in sede di interrogatorio alla Guardia di Finanza, che la dott.ssa Del Vecchio non svolgesse effettivamente gli esami autoptici.