“Assolti perché il fatto non sussiste”. È questa la sentenza pronunciata dal giudice monocratico Caterina Lungaro nei confronti dell’ex Ministro Claudio Scajola e di Ernesto Vento (titolare della ditta AR.CO.), accusati di finanziamento illecito al singolo parlamentare nell’ambito dei lavori di ristrutturazione di Villa Ninina, dimora imperiese dell’ex Ministro.
Il Pm Alessandro Bogliolo, poco prima, aveva chiesto l’assoluzione per parte delle contestazioni e prescrizione per le restanti, mentre il giudice Lungaro ha assolto i due imputati con formula piena, “perché il fatto non sussiste”, per tutte le ipotesi di reato contestate. I legali di Scajola, Elisabetta Busuito e Giorgio Perroni avevano chiesto l’assoluzione piena del proprio assistito.
Una perizia che il Pm Bogliolo ha definito “una pietra tombale sul processo”, senza risparmiare però qualche critica all’operato del professionista (“c’è il sospetto che non possa essere presa come valutazione”) per le conclusioni, secondo cui vi sarebbe ”l’impossibilità di stabilire il costo totale dell’opera”.
Il Magistrato ha illustrato una seconda contestazione relativa al reato di finanziamento illecito a singolo parlamentare. Contestazione che in questo caso ha riguardato il ritardo di circa 4 anni nel pagamento dei lavori di ristrutturazione da parte di Claudio Scajola alla ditta Ar.Co, ritardo che, secondo il magistrato, avrebbe di fatto prodotto un arricchimento del patrimonio dell’ex ministro per una cifra intorno ai 700 mila euro.
Il mancato pagamento contestato riguarda in particolare dal 2004 al 2008 i costi del cantiere, gli oneri previdenziali, la retribuzione dei dipendenti e i costi di trasporto in discarica. A riguardo il PM aveva affermato la penale responsabilità di entrambi gli imputati, Scajola e Vento, chiedendo però il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.