22 Dicembre 2024 17:02

22 Dicembre 2024 17:02

IMPERIA. IMPIEGATA A PROCESSO PER TENTATA ESTORSIONE ALL’EX COMANDANTE DEI VIGILI DEL FUOCO. CHIESTA LA CONDANNA A 1 ANNO E 2 MESI DI CARCERE/L’UDIENZA

In breve: Una tentata estorsione che si inserisce in un contesto di alta tensione, con Mirella Marzola e M. F. profondamente insoddisfatti per alcuni provvedimenti in ambito lavorativo ritenuti vessatori, tanto da accusare l’allora comandante Giordano di mobbing.

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Un anno e due mesi. Questa la richiesta di condanna avanzata questa mattina in Tribunale a Imperia nei confronti di Mirella Marzola, difesa dall’avvocato Bruno Di Giovanni, accusata di tentata estorsione ai danni dell’ex Comandante dei Vigili del Fuoco Vincenzo Giordano (difeso dall’avvocato Marco Feno).

Nel dettaglio, secondo il quadro accusatorio, l’impiegata, in concorso con un collega, M. F., morto nel 2015 (e originariamente anch’egli imputato per tentata estorsione), avrebbe tentato di estorcere denaro a Giordano minacciandolo di rivelare alla moglie l’esistenza di una relazione extraconiugale con tanto di fotografie scattate nel corso di una missione a l’Aquila (per via della quale l’ex comandante dei Vigili del Fuoco finì a processo con l’accusa di truffa e peculato, poi assolto in primo grado e in appello, nel corso del quale è arrivata anche l’assoluzione per falso).

Una tentata estorsione che si inserisce in un contesto di alta tensione, con Mirella Marzola e M. F. profondamente insoddisfatti per alcuni provvedimenti in ambito lavorativo ritenuti vessatori, tanto da accusare l’allora comandante Giordano di mobbing.

REQUISITORIA PM BOGLIOLO

“La signora Marzola si è recata nell’ufficio del Giordano per dirgli che gliel’avrebbe fatta pagare per via di un provvedimento in ambito lavoratorivo che riteneva ingiusto – ha spiegato il Pm Bogliolo nel corso della propria requisitoria  – Ci sono anche una serie di messaggi, non salvati, ma trascritti, da Giordano, con i quali la Malzola ha messo pressione all’ex Comandante facendo riferimento a materiale scottante, in particolare fotografie scattate  dal collega F. autista di Giordano, nel corso di una missione a l’Aquila che avrebbero testimoniato l’esistenza di una relazione extraconiugale. L’ipotesi accusatoria dalla quale si è arrivati all’imputazione è appuunto la richiesta di denaro a Giordano per non rivelare informazioni compromettenti. L’avvocato Cotta, legale di Malzola e del collega F. incontra Giordano e fa allusioni molto esplicite sul viaggio a l’Aquila e sulla relazione extraconiugale. Si parla di estorsione solo tentata, perché Giordano non ha mai pagato. C’è poi un secondo elemento, ovvero la testimonianza di una cuoca della mensa della Caserma dei Vigili del Fuoco, che sentita in un procedimento parallelo, ha confermato di aver sentito parlare la Malzola e il collega F.. I due, a colloquio, secondo la versione della donna, avrebbero detto ‘Giordano deve pagare come un banco’.

PARTE CIVILE

La parte civile, ovvero l’ex Comandante Giordano, rappresentata dall’avvocato Marco Feno, ha chiesto la condanna di Mirella Marzola al pagamento di un risarcimento danni da definirsi in sede civile, con una provvisionale pari a 10 mila euro.

“L’accusa non è tanto relativa alla richiesta di denaro al mio assistito, ma piuttosto al tentativo di condizionarne l’attivitità lavorativa all’interno del Comando”.

DIFESA

“Mi aspettavo onestamente un processo diverso – ha spiegato Di Giovanni – Il Pubblico Ministero ha illustrato una tesi accusatoria opposta a quella che al contrario aveva formultato nella richiesta di archiviazione presentata nell’ambito dello stesso procedimento (è stato poi il Gip a disporre l’imputazione coatta, ndr), con la quale evidenziata la responsabilità dell’avvocato Cotta. La mia assistia aveva rapporti ottimi con il Comandante Giordano che si sono protratti ben oltre il viaggio a l’Aquila. Ci sono stati poi degli screzi, per la quale la stessa Malzona si è scusata, che si sono risolti con un provvedimento disciplinare e nulla più. Mirella Malzola non ha mai chiesto alcunché a Giordano. L’accusa che ci viene mossa non ha alcuna prova e ci riserviamo azioni legali in futuro per quello che è accaduto”.

 

 

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