Nuova udienza questa mattina del processo per truffa aggravata ai danni dello Stato relativo al porto turistico di Imperia. In aula Francesco Bellavista Caltagirone, Andrea Gotti Lega, Carlo Conti, Paolo Calzia, Delia Merlonghi, Gianfranco Carli e Domenico Gandolfo. In calendario gli esami, dal parte del Pm Giancarlo Avenati Bassi, di Andrea Gotti Lega.
SECONDA PARTE ESAME GOTTI LEGA
“Il gruppo S.C.A. era composto da due società. Le responsabilità contrattuale veniva scissa nell’esecuzione delle opere. Giovagnoli aveva una larga indipendenza operativa. Era un ex dipendente di Acquamarcia, era un appaltatore al quale venivano affidata appalti di una certa rilevanza. Giovagnoli aveva dei precedenti con la Save Group, società impegnata nella relazione dell’hotel Mulino Stucky a Venezia. Da parte nostra non abbiamo avuto rapporto diretti con la Save”.
“La banca Unicredit era capofila del finanziamento da 140 milioni di euro. Abbiamo avuto rapporti, attraverso l’ufficio finanziario, con i dirigenti dell’istituto di credito. Molti nomi non li ricordo più. Non abbiamo avuto rapporti diretti con la Carige, anche non posso escludere che qualche esponente abbia partecipato ad alcune riunioni. Tutte le altre banche hanno avuto un ruolo minore. Abbiamo trattato direttamente con la filiale di Roma dell’Unicredit, ma le decisioni sono state prese a Milano, non credo da Profumo.
“Era previsto che presentassimo una relazione di stato avanzamento lavori attraverso la Rina Industries che, successivamente, ha certificato i lavori. È possibile che abbia chiesto alcuni documenti ad Acquamare. Le relazioni della Rina Industries sono poi state consegnate alle banche”.
“Abbiamo cominciato a vendere e a sottoscrivere contratti preliminari per la cessioni di posti barca e posti auto, ma non per gli appartamenti, in quanto ancora non realizzati. Abbiamo incassato circa 180 milioni di euro. Mi risulta che sia stati realizzati lavori per 127 milioni di euro e che gli appaltatori siano stati tutti pagati. Anche Giovagnoli ci risulta abbia pagato la Save Group. Erano altri colleghi che seguivano la contabilità. Io tenevo i rapporti con la Porto di Imperia Spa. La direzione amministrativa aveva questa incombenza. I soldi ci sono sempre stati, il blocco dei lavori è dovuto a ragioni esterne al gruppo. È stato il clima poco sereno intorno al porto a causare il rallentamento dei lavori. I lavori si sono interrotti pochi mesi dopo che la Commissione di Vigilanza e Collaudo, dopo un’integrazione di documentazione fornita da Castellini e Morasso, aveva concesso l’agibilità, nell’aprile del 2010. Con il verbale la Commissione aveva reso agibile il porto, le opere a mare e le opere a terra. Dopo il rilascio dell’agibilità sono stati sottoscritti i rogiti dei prenotatari. Il rendering comprendeva tutto e il progetto doveva essere completo, ma il contratto parlavo chiaro. I posti barca sono stati venduti che erano agibili. Alcuni dei titolari sono presenti qui come parti civili, ma le loro barche sono ormeggiate nel porto. Non soltanto non hanno pagato il saldo ad Acquamare, ma tutt’ora non pagano i servizi alla Porto di Imperia Spa. Hanno utilizzato un argomento suggestivo per non pagare, ma se non ti va bene rescindi il contratto e te ne vai. Le società Acquamare è ?Porto di Imperia sono in regime di concordato, ma il porto è funzionante e la Porto di Imperia Spa continua a erogare i servizi previsti dalla concessione”.
“La Commissione di Vigilanza e Collaudo chiedeva una documentazione contabile che in parte è stata consegnata. La parte consegnata ha portato al rilascio dell’agibilità. Successivamente c’è stato un forte irrigidimento della Commissione, all’interno della quale il Comune era rappresentato dall’ing. Lunghi”.
Ore 15.09 del 25.9.2013
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