Un anno e due mesi di reclusione (pena sospesa). È questa la sentenza emessa dal giudice monocratico Massimiliano Botti nei confronti di Giuseppe Gallo (difeso dall’avvocato Giovanni Di Meo), accusato di lesioni gravi, detenzione abusiva d’armi e porto abusivo d’armi, per aver accoltellato il 49enne Massimo Freguglia, lo scorso 27 gennaio del 2016 sull’argine Destro.
Il reato di tentato omicidio, contestato in un primo tempo dal Pubblico Ministero Alessandro Bogliolo, fu poi derubricato in lesioni gravi in quanto il magistrato non avrebbe ravvisato “l’intenzione di colpire per uccidere”.
Questa mattina al termine della requisitoria il Vice Procuratore Onorario Tiziana Berlinguer ha chiesto la condanna per Gallo a 1 anno e 4 mesi di carcere. La vittima, difesa dall’avvocato Simona Urso, si è costituita parte civile e il giudice ha disposto un risarcimento provvisionale di 7 mila euro.
LA STORIA
Giuseppe Gallo aveva fornito a Massimo Freguglia, idraulico, una caldaia ad un prezzo vantaggioso e, non avendone ricevuto il pagamento nei tempi concordati, aveva già sollecitato il saldo del debito più volte.
Sabato 23 gennaio 2016 Gallo, transitando davanti al bar tabacchi di Via Argine Destro, notava la presenza di Freguglia all’interno e, dopo essersi fermato e aver invitato l’uomo ad uscire dal locale, iniziava una discussione con lui. Le telecamere di videosorveglianza hanno interamente ripreso l’incontro dei due uomini e le immagini, subito estrapolate dalla Questura, mostrano Gallo che, dopo aver scambiato qualche breve frase con la controparte, estrae un coltello dalla tasca e colpisce Freguglia all’addome, dandosi poi a precipitosa fuga.
La vittima, subito soccorsa e accompagnata da alcuni amici all’ospedale di Imperia, fu sottoposta immediatamente ad intervento chirurgico, per scongiurare conseguenze drammatiche. Il fendente aveva causato un’emorragia interna, che non aveva leso organi vitali.
Gli investigatori della Questura, attraverso l’immediata attivazione del sistema di localizzazione del telefono cellulare, hanno rilevato che Gallo, subito dopo l’evento delittuoso, si era rifugiato in Francia e, grazie agli elementi raccolti a suo carico, è stata subito avviata la procedura per l’emissione di un mandato d’arresto europeo.
Successivamente Gallo, accompagnato dal suo legale di fiducia, si è presentato spontaneamente alla Questura di Imperia che aveva stabilito un contatto con lui già nel giorno precedente, con l’intenzione di chiarire la sua posizione e la dinamica dei fatti.
Le dichiarazioni rese, però, non hanno convinto gli investigatori ed il Pubblico Ministero; l’uomo, infatti, aveva fornito una versione dei fatti contraddetta dalle immagini delle telecamere e il Pubblico Ministero, rilevata la sussistenza del pericolo che l’uomo, ormai consapevole delle prove schiaccianti a suo carico, potesse nuovamente rifugiarsi all’estero e far perdere così le proprie tracce, emetteva un immediato provvedimento di fermo di indiziato di delitto, che veniva eseguito dalla polizia quando ancora l’indagato si trovava negli uffici della Questura.