Ecco la terza e ultima parte della deposizione di Andrea Gotti Lega, ex amministratore delegato di Acquamare srl (società controllata da Acquamare)
“Da parte del Comune c’è stata prima una minaccia e poi la dichiarazione di decadenza di concessione demaniale. Le motivazioni e i problemi rilevati dalla commissione di vigilanza erano stati usati per decretare la decadenza. c’è stata una campagna di stampa martellante quotidiana che non permetteva di proseguire serenamente. Per rallentare i lavori è sufficiente non dare l’impulso ossessivo per finire i lavori. La decadenza è stata annullata dal Tar e poi abbiamo ripreso i lavori che però hanno subito un rallentamento. Quando io ho smesso di occuparmi i lavori erano in corso. Mancano 40-45 milioni per ultimare il porto.
Certo che c’erano i soldi. Al dieci di aprile del 2012 il porto era realizzato al 70%, poi i lavori si sono fermati nel marzo del 2012. Da parte della commissione c’è stato un irrigidimento da parte della commissione”.
Lo stato di avanzamento lavori lo avevate?
“Direi di sì”.
Se avevate i documenti perché non glieli avete dati?
“La commissione di vigilanza e collaudo ha applicato le stesse tipologie di controllo come se fosse stato un’opera pubblica. Per il settore pubblico lo stato di avanzamento lavori è l’elemento di base per l’erogazione di fondi pubblici. Questa è la razio per chiedere dei SAL. Quello che verifica la commissione è che i Sal rispondano a delle opere conformi al progetto.
Boni (il presidente della commissione di vigilanza e collaudo) voleva i libretti delle visure per verificare le quantità immesse nelle opere che dovevano essere conformi al progetto. Tutti questi documenti non gli sono stati dati nel modo in cui li richiedevano. C’è stato evidentemente un equivoco. La commissione di vigilanza ha inviato la sua richiesta alla Procura della Repubblica, una cosa mai vista.
La commissione aveva considerato un importo lavori delle parti bagnate come se fossero tutte le opere a mare (banchine, moli, passeggiate).
Abbiamo citato a giudizio Boni e abbiamo chiesto un risarcimento danni. Non so che società è stata a fare la richiesta danni”.
Lei ha fatto visita al presidente dell’Autorità di vigilanza dei lavori pubblici?
“Sono andato a presentare al presidente dell’autorità di vigilanza la tipologia dei lavori e le iniziative nel campo privatistico. Mi sembrava importante che l’autorità comprendesse com’era articolato il gruppo acquamarcia e che eravamo del tutto estranei alle opere pubbliche. Molte imprese lavorano nel settore privato e pubbliche quindi mi sembrava importante che il problema fu sollevato, nel 2006, da alcuni esponenti di minoranza della porto di imperia, fosse chiarito. Ritenevano che l’opera doveva essere appaltata. Ho incontrato Rossi Brigante, Carlea l’ho visto per la prima volta qua in tribunale mai negli uffici dell’autorità. Non feci nessuna sollecitazione e credo che avrebbe avuto l’effetto contrario. Non sono al corrente della consulenza di Carlea con una società legata ad Acqumarcia”.
La variante e conseguente lievitazione dei costi.
“La variante è stata presentata perché il progetto risaliva al 2003 e dunque già datato nel 2007.
Fu fatto per migliorare in termini qualitativa le opere. Nel settore immobiliare i tempi sono molto lunghi. Morasso ha presentato la richiesta con il nuovo piano economico finanziario con tipologia delle opere e qualità dei materiali migliorata. C’è stato anche un incremento dei prezzi dei posti barca. Se non cambia la prospettiva dei ricavi cambia la tipologia dei ricavi attesi.
Il problema andrebbe inquadrato nell’ottica di valutare nel tempo il contratto originario che è un contratto di permuta. Se si riporta all’accordo quadro del 2005, è una variante che ha aumentato in modo sensibile il costo dell’opera. Avevamo solo dei preliminari e non sapevamo come sarebbe andata la commercializzazione al finito. Ai fini della congruità avremmo comunque aumentato i costi del general contractor perché cambiato il progetto: di tanto abbiamo aumentato il nostro costo e di tanto abbiamo aumentato il loro ricavo. I ricavi si sono manifestati dopo che è stato fatto il nuovo piano. Abbiamo sempre chiarito la natura di quello che vendevamo”.
Lei era inabilitato?
“Ero inabilitato perché avevo subito una condanna definitiva nel 2006 a due anni e 4 mesi per concorso in bancarotta ma pensavo che il mio limite era solo legato al settore pubblico e non privato. Non ho mai svolto attività commerciali. Non ho mai avuto difficoltà con le camere di commercio”.
Avv. della società Far Away: Il progetto del porto di Imperia riguardava solo i posti barca o anche altre costruzioni?
“Riguarda tutta l’area era un progetto unitario, opere a terra a mare e pertinenze”.
I contratti da acquamare e di Porto di Imperia riguardano solo posti barca o l’intero porto?
“Acquamare ha stipulato contratti di posti barca, invece porto di Imperia ha stipulato un contratto obbligatorio di gestione del posto barca”.
Come si spiega la circostanza che nel contratto stipulato è previsto che i titolari obbligatoriamente devono impegnarsi a corrispondere?
“Il posto barca ha una sua tariffa autorizzata dalla capitaneria di porto con la Porto di Imperia”.
Al punto C del contratto di utenza, l’utente è obbligato a stipulare contratto nella gestione del porto nella sua totalità è così?
“Il progetto non poteva che essere pubblicizzato nel suo intero. Quello che ha stipulato il suo cliente è un contratto di utilizzo del posto barca con le relative pertinenze. Non abbiamo venduto dei servizi delle opere a terra, il canone è relativo ai servizi portuale”.
Dove sono i soldi?
“Sono finiti nella gestione centralizzata del gruppo acquamarcia”.
Interviene Francesco Bellavista Caltagirone: “I soldi ci sono”.
Prosegue Gotti Lega “Le banche avevano imposto una società del gruppo Acquamarcia di affidare i lavori ad una società del gruppo.Il contratto principale è tra acquamare e porto di Imperia.
La società Acquamarcia aveva un patrimonio immobiliare stimato in due miliardi di euro. Soltanto gli alberghi erano valutati 900 milioni. Iniziative immobiliari a Milano, Lecco. Operavamo nel settore nei servizi tecnici portuali. Titolari di servizi tecnici aeroportuali a Milano e nel Porto di Imperia. Crisi del gruppo Aquamarcia a causa di una grossa operazione immobiliare stipulato con un fondo di investimento non ha rispettato il contratto. È venuto a mancare una fonte molto importate di circa 100 milioni di euro. Il denaro c’era, non ci sarebbero stati problemi di soldi”.
Il tema dei costi di realizzazione del porto in che modo sollecitava voi, vi siete mai posti il problema di rendicontare i costi?
“No, non ci siamo mai posti il problema di rendicontare i costi. Il contratto era di permuta a prescindere dai costi conforme alla concessione demaniale. Nel caso in cui i costi fossero aumentati non avremmo chiesto nulla alla Porto di Imperia Spa. C’è stato richiesto di entrare nel capitale di porto di Imperia. Porto di Imperia ha ritenuto che acquamare entrasse nel capitale. Abbiamo partecipato all’aumento di capitale riservato da Acquamare. Il problema non riguardava acquamare o Imperia sviluppo ma le modalità con le quali il comune si doveva comportare per far subentrare la nostra società. Il comune ha sottoposto la delibera al consiglio comunale che è stata assunta senza eccezioni. Per quanto riguarda abbiamo sempre considerato la porto di Imperia nell’ambito privato anche se c’era il comune.
Precedentemente al porto di Imperia c’era un altro concessionario, si chiamava Imperiamare che era una società controllata in maggioranza dal comune. Società retta da un consiglio amministrazione. La società fu venduta e ciò avvenne alla fine del 2006 e non fu fatta nessuna gara per l’acquisizione. Fu fatta una valutazione della società e Acquamare ne acquistò il ramo di azienda valutata in 500 mila euro pagati da porto di imperia. Imperiamare esisteva già da prima e il comune nonostante fosse titolare di una società concessionaria decise di costituire una società ma in minoranza. Lo fece per costituire una società retta dal diritto privato che potesse sviluppare un progetto come quello del porto di Imperia.
L’opinione dell’avv. Mauceri fu che le funzioni di commissioni di vigilanza sul porto di Imperia erano regolate diversamente dalle opere pubbliche. Egli propose di consegnare alla commissione la documentazione atta a consentirgli di colmare le lacune che lamentavano e fu dato l’incarico a Castellini di farlo. La commissione si rifiutò però di verificare a posteriori quello che noi abbiamo chiesto in corso d’opera.
All’epoca in consiglio di amministrazione c’eravamo io, Paolo Calzia, Caltagirone, Beatrice Cozzi Parodi e forse c’era Amabile per il Comune. Il collegio sindacale per tacita intesa erano indicati dal Comune. La posizione del Comune era incomprensibile, poi il Comune non si era poi espresso anzi aveva chiesto a lunghi di soprassedere sulla questione ma lui andò avanti per la sua strada e decise per la decadenza e lo in base a quello rilevato dalla commissione di vigilanza. Il bilancio di Acquamare era sottoposto a revisione contabile e certificato dai revisori”.
Il Pubblico Ministero contesta le telefonate con Conti nella quale Gotti lega nel quale quest’ultimo sconsiglia di dare a Conti i contratti all’autorità di vigilanza.
“L’autorità di vigilanza aveva posto alla porto di Imperia ovvero di verificare che la natura dei fondi fossero sempre di natura privata. Non gli so dire quali erano i contratti. Ho chiesto a Conti di attenersi alle disposizioni della commissione di vigilanza e trovavo a indebita la richiesta.
Acquamare e Peschiera hanno fatto dei pagamenti a società di Caltagirone?
“N”o.
Le risulta che siano andati fondi alla Linchside limited riconducibile a Caltagirone?
“Non ho informazioni a riguardo, non credo”.
L’audizione di Stefano Degl’Innocenti, per motivi di tempo, è stato rimandato. La Prossima udienza è prevista il prossimo 4 ottobre.