IMPERIA. Con la deposizione della dott.ssa Sandra Motroni (medico legale) , del dott. Marco Mela (direttore servizio igiene pubblica) e del dott. Mauro Furlan (medico ospedaliero) si è chiusa l’istruttoria del processo che vede sul banco degli imputati, accusata di peculato, falso e truffa aggravata ai danni dello Stato, l’ex dirigente di Medicina Legale dell’Asl Imperiese Simona Del Vecchio. La difesa della Del Vecchio, rappresentata dall’avvocato Marco Bosio, ha deciso di rinunciare ad alcuni degli ultimi testimoni chiamati a deporre tra cui il compagno della sua assistita. A seguito dell’audizione degli ultimi testimoni, il collegio composto dai giudici Aschero, Russo e Lungaro ha fissato la data del 22 marzo per l’acquisizione delle trascrizioni delle intercettazioni e la requisitoria del Pubblico Ministero e della Difesa.
In particolare, secondo quanto ricostruito dalle Fiamme Gialle, con pedinamenti e appostamenti, le foto e il video dimostrerebbero che la dott.ssa Del Vecchio (difesa dall’avvocato Bosio) avrebbe utilizzato in diverse occasioni l’auto di servizio dell’Asl per propri interessi personali, in particolare per andare a fare la spesa. Quarantasei, in totale, i certificati contestati alla dottoressa.
LA DEPOSIZIONE DELLA DOTT.SSA SANDRA MOTRONI
“Svolgo la professione di medico legale assunta dall’Asl 1 imperiese dal settembre del 2009, attualmente sono nel dipartimento di staff a Bussana. Nel 2015 prestavo servizio nella struttura complessa a Imperia. Il servizio svolgeva molteplici attività, dagli ambulatori, le invalidità, le patenti, i certificati necroscopici. Il servizio necroscopico era di nostra competenza, c’era una divisione del lavoro sul territorio, avevamo dei turni di riferimento stilati dalla dottoressa Del Vecchio. Al mattino per comodità ci dividevamo il territorio per vicinanza. Non c’era una distinzione del lavoro tra le visite fatte all’ospedale o a casa. In linea generale il certificato viene redatto dal medico legale in seguito alla visione della scheda istat o del certificato dell’avvenuto decesso. Il certificato non viene per forza compilato nell’immediatezza. Dopo la visita, a volte non avevamo la modulistica e veniva compilato in un secondo momento.
Il pubblico ministero mostra al teste le immagini della salma di Olivieri Concetta, morta nel maggio 2015, oltre al certificato Necroscopico della stessa.
“In linea generale ho fatto centinaia di visite necroscopiche, non è facile ricordare. Posso dedurre di essere stata in ospedale e di aver riportato i dati della scheda istat. Sul certificato c’è scritto che la morte è riconducibile ad un’ematoma subdurale emisferico sinistro e ad un trauma cranico. Ricordo di aver visionato una seconda volta la salma per accertarmi che non ci fossero traumatismi o lesività esterne.
Andai perché per essere sicuri, la dottoressa Del Vecchio era molto esigente. Su richiesta del mio direttore l’ho visionata un altra volta. Mi sembra di ricordare che mi avesse chiesto di essere certa che non ci fossero lesività. Dalle foto si vede una piccola zona nella parte frontale destra, possono essere versamenti ematici. Al momento della visita non c’erano questi segni. Ero consapevole che fosse un atto pubblico, significa compilare in tutte le sue parti il certificato. Spesso i certificati, riportati a noi dalle pompe funebri non avevamo immediatamente tutto. Quando compilavo il certificato, mettevo come orario il momento in cui compilavo il certificato. Non lo compilavo per forza vicino al morto, magari in casa del defunto. Nel caso in cui non ci fosse stato il certificato istat, andavo nell’ufficio delle pompe funebri dov’era il certificato. Noi segnalavamo il problema alla Del Vecchio perché era un dispendio di energia e di tempo. La Salma veniva visionata sia in ospedale che a casa, sempre”.
IL DOTT. MARCO MELA (Direttore Igiene e sanità pubblica)
“Il mio settore si occupa di vaccinazioni, tubercolosi, igiene ambientale, edilizia e dal 1° giugno del 2016 è aggregata anche la medicina legale. Tutte le persone dalle 15 alle 30 ore dal decesso devono ricevere la visita necroscopica. Le visite necroscopiche in ambito ospedaliero li fanno i medici dell’ospedale, fuori dall’ospedale li fanno i nostri medici dal 2015.
É una pratica inutile a mio avviso perché oggi tutte le persone sono viste da un medico che dice è morto, dal medico curante, dal 118. La scheda Istat la fa di norma il medico curante.vIl medico necroscopo deve accertarsi che ci sia la scheda Istat. Ho sempre conosciuto la dott.ssa Del Vecchio come una persona colta e intelligente. Normalmente il medico nelle abitazioni dovrebbe trovare il certificato del decesso del medico intervenuto e la scheda istat”.
IL DOTT. MAURO FURLAN
Il Pubblico Ministero Grazia Pradella mostra al testimone la copia della scheda iSTAT di Olivieri Concetta.
“Non ho timbrato, mi sarò dimenticato. Sul certificato c’è scritto che il decesso è legato ai postumi di un trauma cranico. Penso che la signora fosse ricoverata da noi, il trauma risale al giorno 25 aprile, in base alla storia clinica ho compilato l’Istat.Noi prendiamo i pazienti dal pronto soccorso, in quella sede vengono fatte le eventuali segnalazioni all’autorità giudiziaria. La donna proveniva dal pronto soccorso dell’ospedale di Sanremo. L’ho visitata, era una paziente già molto grave. Il trauma cranico in un paziente molto anziano è molto grave. L’ematoma potrebbe essere anche spontaneo”.
LE ACCUSE A SIMONA DEL VECCHIO.
– Peculato: per l’indebito utilizzo dell’autovettura di servizio assegnata.
– Truffa ai danni dello Stato: per false certificazioni prodotte attestanti lo svolgimento dell’attività di servizio.
– Falso ideologico: per aver certificato la morte di alcune persone trovandosi in altro luogo nel momento della redazione del prescritto certificato.