In questo mese ci sono state tantissime uscite interessanti in libreria e tra i tanti libri impilati sul mio comodino, che sto leggendo o in attesa di essere letti, per la rubrica ho scelto “A misura d’uomo”, NN edizioni, di Roberto Camurri.
Per raccontarvi questo libro dopo averlo letto ho dovuto lasciarlo decantare per far depositare le emozioni e i pensieri leggeri che sono nati come un buon vino, di un certo livello. Credo proprio che questo sia il paragone perfetto per A misura d’uomo.
Sembra quasi impossibile che Roberto Camurri sia esordiente e che questo sia proprio il suo primo romanzo. Ma a volte capita che qualcuno abbia una storia, tragicamente splendida, che gli gira nella testa da sempre e non abbia mai pensato di scriverla e raccontarla. Poi un giorno si sveglia e il sogno diventa realtà.
Questo libro è per chi ama avvicinarsi ai quadri così da vicino da cogliere la consistenza del colore e la direzione del pennello, per chi adora cenare a base di salame, formaggio, pane e lambrusco, per chi rincorre il profumo della neve e per chi sa che a volte il tempo per le parole è un tempo sbagliato e allora sceglie di tacere aspettando di tornare al mare.
E poi accade e pagina dopo pagina la storia di Davide e Anela ti conquista e non puoi smettere di leggere. Non puoi smettere perché poi arriva Valerio che con la sua grande sensibilità, insicurezza e fragilità, il suo enorme bisogno di amare ti accompagna per questo insolito paese che è Fabbrico, che sembra quasi un isola, lontano da tutti e da tutto, un paese con solo due strade, dove tutti si conoscono e da dove anche se scappi poi prima o poi ritorni.
Fabbrico mi ha ricordato Holt in Canto della pianura di Kent Haruf tanto come la scrittura di Camurri che ne crea l’atmosfera: così essenziale, diretta nel raccontare la quotidianità e a tratti confusa, così a misura d’uomo.
A Fabbrico si intrecciano anche le vite di altri personaggi come Elena e Mario, Luigi, Maddalena e la Bice che nonostante l’età tutti i giorni apre il suo bar, punto di riferimento del paese soprattutto per Giuseppe.
Leggendo le varie interviste all’autore, ho scoperto che la sua intenzione era scrivere dei racconti per poi rendersi conto di avere tra le mani un romanzo e questo si percepisce: i capitoli sono in qualche modo slegati tra loro e rimane uno spazio da riempire. Come sottolinea la quarta di copertina questo romanzo è denso di parole non dette: forse l’autore lascia questo spazio da riempire proprio per renderci partecipi alla storia?
Proprio per questi motivi è uno di quei casi in cui vorrei alzare il telefono e parlare con Davide o Roberto e chiedere spiegazioni, capire cosa è successo quella tragica notte nell’incidente, sapere come è andata a finire tra Mario e Elena o sapere perché Valerio scappa da Fabbrico per poi di tornarci.
Sono tante le domande che rimangono nella testa appena si termina di leggere A misura d’uomo.
Una lettura lenta perché, anche se breve, è densa e occorre fermarsi ogni tanto per respirare.
“E’ in tuta e non vorrebbe esserlo, mentre lo guarda farsi vicino vorrebbe essere pettinata e vestita diversamente, vorrebbe essere truccata, vorrebbe che lui la vedesse bella, vorrebbe, pensa, che lui la baciasse, vorrebbe che lui trovasse il coraggio di prenderle il viso tra le mani e vorrebbe sentire il calore del suo fiato sulle guance e sulle labbra che adesso sono arrossate mentre Valerio le sta porgendo le margherite e, finalmente, piange”.
Roberto Camurri è nato nel 1982, undici giorni dopo la finale dei Mondiali a Madrid. Vive a Parma ma è di Fabbrico, un paese triste e magnifico di cui è innamorato forse perché è riuscito a scappare. È sposato con Francesca e hanno una figlia. Lavora con i matti e crede che sia un motivo, ma non vuole sapere quale. Scrive da pochi anni, anche se avrebbe voluto scrivere da sempre. A misura d’uomo è il suo primo romanzo.
“Ho deciso di scrivere un libro perchè mia figlia aveva il diritto di avere un padre felice!” Roberto Camurri
La Libraia Nadia