Dopo la bocciatura da parte del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali del progetto Taggiasca Dop si aprono scenari nuovi sul fronte dell’olivicoltura nell’ambito della difesa e della salvaguardia della cultivar Taggiasca.
“Ci fa piacere – spiega Simone Rossi, presidente del Comitato “Salvataggiasca” – che le argomentazioni e le ragioni che ci hanno portato ad opporci al progetto di Taggiasca Dop siano state condivise anche dal Ministero. E’ una scelta importante per noi ma credo per la Liguria tutta: una svolta per far ripartire il dialogo su altri binari e arrivare a una vera valorizzazione della nostra cultivar taggiasca. Non siamo ostili a una Dop. Non lo siamo mai stati. Eravamo contrari al progetto che poi il Ministero ha bocciato ma siamo disponibili al dialogo su una denominazione di origine protetta con una precisa connotazione geografica, elemento caratterizzante per la definizione di una Dop”.
Sulla questione della sostituzione del nome della cultivar taggiasca in “giuggiolina” poi accantonato o “gentile” il Comitato Salvataggiasca è fermamente contrario.
“Nessuna sostituzione del nome – sottolinea Claretta Siccardi del Comitato Salvataggiasca – I nomi delle varietà tradizionali e storiche iscritte al Registro nazionale non si toccano, che siano liguri o meno. Sono un patrimonio collettivo. Cambiar nome a una di queste varietà sarebbe come voler rinominare il Colosseo, gli Uffizi o il Palazzo Ducale di Genova. Vogliamo invece valorizzare questo patrimonio, in primis la nostra Taggiasca.
Oggi abbiamo anche la certificazione col DNA controllato in grado di fornire livelli crescenti di sicurezza al consumatore.
I primi vasetti con olive certificate sono già in vendita e ci auguriamo che i nostri sforzi siamo premiati. Se poi volessimo affiancare alla certificazione DNA controllato anche una Dop identitaria siamo pronti al confronto. Tutto quello che può garantire il consumatore, e quindi indirettamente il mondo della produzione, ci vede propositivi”.
“La Liguria ha perso anche troppo tempo – aggiunge Simone Rossi – è ora di lavorare a un progetto condiviso che porti alla valorizzazione della Taggiasca legato ai nostri territori. Quanti sanno che i batteri che sono sulla buccia delle nostre olive sono unici? E’ il binomio Taggiasca-Liguria ad essere vincente ed oggi ne siamo più convinti che mai.
Un ringraziamento va a tutti i membri del Comitato che tanta energia hanno speso per questo progetto che è un punto di partenza per la valorizzazione dell’olivicoltura ligure. Qualcosa da lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti. Un punto di partenza, non di arrivo. Speriamo che si possa aprire una nuova stagione di dialogo per il bene di tutta l’olivicoltura ligure”.