Assolta perché “il fatto non costituisce reato”. È questa la sentenza pronunciata questa mattina in Tribunale a Imperia dal giudice monocratico Caterina Lungaro, nell’ambito del processo che vedeva sul banco degli imputati Mirella Marzola (difesa dall’avvocato Bruno Di Giovanni), accusata di tentata estorsione ai danni dell’ex Comandante dei Vigili del Fuoco Vincenzo Giordano (difeso dall’avvocato Marco Feno).
La ricostruzione dei fatti secondo l’accusa
Nel dettaglio, secondo il quadro accusatorio, l’impiegata, in concorso con un collega, M. F., morto nel 2015 (e originariamente anch’egli imputato per tentata estorsione), avrebbe tentato di estorcere denaro a Giordano minacciandolo di rivelare alla moglie l’esistenza di una relazione extraconiugale con tanto di fotografie scattate nel corso di una missione a l’Aquila (per via della quale l’ex comandante dei Vigili del Fuoco finì a processo con l’accusa di truffa e peculato, poi assolto in primo grado e in appello, nel corso del quale è arrivata anche l’assoluzione per falso).
La richiesta di condanna
Nel corso della scorsa udienza, il Pm Bogliolo aveva chiesto la condanna a 1 anno e 2 mesi di reclusione, e la parte civile il pagamento di una provvisionale di 10 mila euro.
La sentenza del giudice Lungaro
Nella mattina di oggi, il giudice monocratico Caterina Lungaro ha assolto Mirella Marzola “perché il fatto non costituisce reato”.