“Non si può dibattere sull’opportunità o meno di salvare un essere umano”. È questa la motivazione che ha spinto tre studenti dalla classe IV F del Liceo Amoretti e Artistico di Imperia a ritirarsi dal torneo regionale “Debate Liguria”.
A scatenare la protesta, è stata la decisione dell’organizzazione di scegliere come “topic” (l’argomento della discussione per il quale avrebbero dovuto portare tesi “pro” e tesi “contro”, ndr) la seguente mozione: “Le navi O.n.g. non dovrebbero salvare i migranti“. Una decisione che ha visto profondamente contrari gli studenti della IV F e che li ha portati alla scelta di non partecipare alla finale regionale, nonostante fossero stati i vincitori delle selezioni avvenute all’interno dell’Istituto. Ad appoggiarli anche la loro insegnante Daniela Pallastrelli. La scuola ha deciso comunque di partecipare con un’altra classe dell’Istituto.
Che cos’è il Debate?
Il Debate è una gara di “public speaking” in cui due squadre si devono sfidare portando argomentazioni “pro” o “contro” una specifica mozione (“topic”). Quest’anno in Liguria si è svolta la prima edizione del torneo regionale di Debate, in cui sono state coinvolte 10 scuole liguri, della provincia di Genova, Savona e Imperia, a cura dell’IIS G. Ruffini di Imperia, in collaborazione con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Regione Liguria, Ufficio Scolastico Regionale e WeDebate.
Le selezioni a Imperia: ecco come è andata
Così come all’interno di altri Istituti imperiesi, negli scorsi mesi al Liceo Amoretti si sono svolte le selezioni di “Debate” per decretare la classe vincente che avrebbe potuto partecipare al “Debate Day Liguria”. A vincere è stata la squadra della classe IV F del Liceo Amoretti, composta dai tre “debaters” Alessio, Chiara Lucrezia e Giorgia, che si è conquistata così il diritto di partecipare alla fase regionale. Quando gli studenti hanno ricevuto il topic su cui prepararsi, ossia “Le navi O.n.g. non dovrebbero salvare i migranti“, hanno però deciso di ritirarsi dalla competizione, argomentando con fermezza la loro scelta.
Le motivazioni del ritiro dal Debate Day Liguria
“Affinché si possa svolgere un dibattito in clima di serena, sana, colorita, ma soprattutto etica competizione – scrive in una lettera aperta Alessio, membro della squadra di debate della IV F – è condizione necessaria, a nostro avviso, che gli argomenti oggetto di dibattito siano “dibattibili”. E dibattere sul topic: “le navi o.n.g. non dovrebbero salvare i migranti” non risponde a questo requisito fondamentale.
Non si può dibattere sull’opportunità o meno di salvare un essere umano. Un essere vivente si salva e basta!
Si può invece dibattere su come gestire l’immigrazione o su argomenti contingenti e attigui.
La tesi “Le Navi delle ONG non dovrebbero salvare i migranti” è impensabile quindi indicibile, così come indicibile in quanto impensabile”.
L’intervista ad Alessio Raimondo, studente IV F
Qual era il “topic” e come mai avete deciso di ritirarvi?
“Il topic era basato sull’accoglienza dei migranti, il titolo era ‘Le navi ONG non dovrebbero salvare i migranti’. Noi abbiamo deciso all’unanimità con i miei compagni di non partecipare, dato che pareva essere fuori luogo. Era troppo forzato dal nostro punto di vista, si può parlare su come gestire l’immigrazione ma non sul salvataggio.
Il salvataggio in termini umani è obbligato, secondo il nostro punto di vista, poi vi sono tantissime possibilità di cambiare l’opinione a seconda della posizione politica, ma dal punto di vista umanitario rimaniamo fermi sulla nostra posizione che non deve essere assolutamente messa in discussione la vita di ognuno, la vita è sacrosanta”.
È stata proprio la parola “salvare” a spingervi a questa riflessione?
“Sì, è stata quella parola che ha scatenato in noi la volontà di ritirarci, non si può parlare di non salvataggio. Si può parlare di gestione, ma si salvano tutti a prescindere dalla nazionalità. Ci sono già state tantissime guerre, non salvare le persone non si può dire”.
Se aveste partecipato, avreste dovuto portare degli argomenti pro e contro?
“Sì. Non sapevamo se potevamo essere pro o contro, ma comunque abbiamo deciso di non farlo perchè nel caso in cui fosse capitato il sotenere questa tesi, noi non avremmo potuto farlo assolutamente. Proprio per umanità, non si può fare”.
Che cosa hai scritto nella tua lettera?
“Ho scritto che come molti grandi filosofi e sociologi danno molto peso alle parole che si dicono. Le parole fanno pensare. Il linguaggio è pensiero, deve essere molto calibrato.
Si può dibattere su tutto, però bisogna avere alle spalle un’umanità tale da non poter dire determinate cose”.
Parteciperete ancora ai “debate”?
“Il debate è utilissimo, dove c’è il dibattito c’è democrazia. Nasce in Grecia e non si può dire che il dibattito sia una cosa inutile.
Noi avremmo voluto partecipare, altrimenti non saremo diventati una squadra che ha vinto le competizioni scolastiche, però ci deve essere la decenza degli argomenti proposti.
È stato un dispiacere non poterlo fare. La coscienza me lo imponeva e ce lo imponeva”.
Daniela Pallastrelli, prof.ssa della 4F
Che cos’è il “Debate”?
“Il debate è una metodologia didattica innovativa, perchè mette in atto lo sviluppo delle competenze, in una attività di fatto che è proprio reale.
Gli studenti sono divisi in squadre, i cosiddetti debaters, di cui fanno parte tre ragazzi, e vengono chiamati ad argomentare su un tema dato, il Topic. Devono saper argomentare sia a favore, sia contro l’argomento.
Ritengo estremamente valida questa metodologia, insegna loro a ragionare, ad argomentare, ad essere critici per quel che riguarda le informazioni e anche l’attualità.
Nel nostro istituto, grazie alla formazione di alcuni docenti e grazie anche all’istituto Ruffini, è stata introdotta per la prima volta questa esperienza. Lo scorso febbraio si sono svolte le gare di istituto nella nostra scuola.
È risultata vincitrice la classe 4ª F del liceo delle scienze umane. Io sono la loro insegnante di lettere. Per i ragazzi è stata una esperienza estremamente positiva, coinvolgente e formativa. Erano entusiasti e aspettavano il giorno in cui sarebbero andati a Genova per partecipare al ‘Debate Day Liguria’”.
Come mai gli studenti non hanno più voluto partecipare?
“A grande sorpresa, l’insegnante che avrebbe dovuto organizzare lo spostamento a Genova mi è venuto a comunicare che i ragazzi non volevano più partecipare. Ho chiesto loro e in effetti mi hanno dato le loro spiegazioni, direi in stile “debate”.
Mi hanno esposto le loro ragioni e io ho pensato che fosse corretto ascoltarli e sviluppare anche in classe un dibattito e dare loro voce.
Loro volevano mettere soprattutto in luce il fatto che non si erano ritirati perchè non avevano voglia di impegnarsi in una attività, oppure per mancanza di rispetto nei confronti di questa attività, che loro stessi avevano ritenuto molto interessante e formativa.
Non si sentivano di dibattere sul topic che era stato scelto , ovvero ‘Le ONG non dovrebbero salvare i migranti’.
Hanno argomentato la loro scelta sottolineando che non è un ammutinamento, che per loro il debate è valido. Io da insegnante non mi sono opposta anche ad essere accanto a loro in questo percorso, ma voglio proprio sottolineare che io apprezzo moltissimo e ringrazio la professoressa Mara Ferrero che è la responsabile del debate dell’istituto Ruffini, perchè ci ha portato e mi ha permesso di provare quest’anno questa nuova metodologia didattica che ritengo efficacissima.
Forse la decisione che è scaturita dai ragazzi è proprio la prova di quanto sia efficace il debate“.
Ecco la lettera integrale scritta da Alessio Raimondo
“Lo scorso 2 febbraio si è svolta nella nostra scuola, il Liceo Amoretti e Artistico di Imperia, la gara di Istituto di Debate. La squadra di cui facevo parte, insieme ad altre due mie compagne di classe (classe IVF Liceo Scienze Umane) è risultata vincitrice. Esperienza indubbiamente molto motivante e formativa. Eravamo orgogliosi e aspettavamo con entusiasmo di partecipare al Debate Day Liguria.
Ma abbiamo deciso di ritirarci dalla competizione e ci sembra opportuno scrivere qualche riga di motivazione.
Né io né le mie compagne ci saremmo mai sottratti ad un impegno e ad un confronto di opinioni, tantomeno ad un dibattito, simbolo quest’ultimo di democrazia ed eccellente compimento della Libertà di opinione.
E’ bene però sottolineare che, affinché si possa svolgere un dibattito in clima di serena, sana, colorita, ma soprattutto etica competizione è condizione necessaria, a nostro avviso, che gli argomenti oggetto di dibattito siano “dibattibili”. E dibattere sul topic: “le navi o.n.g. non dovrebbero salvare i migranti” non risponde a questo requisito fondamentale.
Non si può dibattere sull’opportunità o meno di salvare un essere umano. Un essere vivente si salva e basta!
Si può invece dibattere su come gestire l’immigrazione o su argomenti contingenti e attigui.
A supporto di quanto scritto precedentemente circa l’impossibilità di dibattere determinate tesi mi richiamo alle parole di un docente dell’Istituto Tecnico E. Tosi di Busto Arsizio, una delle scuole italiane in cui il dibattito quale confronto di idee affonda le sue radici più solide. Il professore afferma “l’idea di diffondere l’idea del dibattito fa parte del nostro Istituto.(…) il dibattito è uno strumento di cittadinanza di spirito critico aiuta al rispetto dell’altro”. Ebbene se il Debate aiuta il rispetto dell’altro ed strumento di cittadinanza, com’è possibile allora dibattere sulla vita delle persone? Sul loro salvataggio o meno? Dov’è il rispetto dell’altro nel tema proposto?
Sì, forse si potrebbe obiettare che si tratta di una gara di retorica, virtuale quindi e non reale, ma per “dire” occorre “pensare”…
Illustri filosofi e sociologi si sono interrogati negli anni sul legame tra linguaggio e pensiero già a partire dall’antica Grecia con Gorgia e Protagora per arrivare ai tempi più recenti con il filosofo M. Heidegger e lo psicologo L. V. Vygotskij. Quest’ultimo sancì la definitiva impossibilità di scissione tra parola e pensiero dato che la comunicazione verbale richiede l’accesso a rappresentazioni di pensiero, andando persino oltre il qui e ora. Esso (il linguaggio) quindi concatena la consequenzialità logico-linguistica e influenza e trasforma il pensiero.
Nonostante la loro origine indipendente linguaggio e pensiero sono strutturalmente interdipendenti, costituenti un’unità inscindibile di riferimento nei processi cognitivi e in quelli comunicativi.
La parola è indiscutibilmente corpo verbale e riflesso di pensiero.
Trasportando le riflessioni di L. V. Vygotskij dall’ambito psicologico-linguistico a quello etico-filosofico M. Heidegger richiama ad un linguaggio signore dell’uomo capace di divenire pericoloso per sé e per gli altri perché “di tutti gli appelli che si rivolgano a noi e che anche noi uomini possiamo contribuire a fare parlare, il linguaggio è quello assolutamente primo e supremo”.
E’ questo l’indissolubile nesso tra retorica ed etica oltre al quale non ci si dovrebbe spingere.
Queste le nostre motivazioni per cui sostenere la tesi “Le Navi delle ONG non dovrebbero salvare i migranti” è impensabile quindi indicibile, così come indicibile in quanto impensabile”.