Verso l’assoluzione per intervenuta prescrizione. Sarà questo l’esito del processo che vede sul banco degli imputati 14 attivisti della “Talpa e l’Orologio” (difesi dall’avv. Mario Giribaldi), per aver occupato il giardino dell’ex Banca d‘Italia nel 2012. Dopo essere stati condannati nel 2015, gli attivisti si sono opposti legalmente al decreto penale.
Nel dettaglio, si tratta di Mauro Servalli, consigliere Comunale uscente di Imperia Bene Comune, Michelangelo Senza, Francesco Scopelliti, Virginia Ippolito, Livia Alessio, Florio Noto, Stefano Pico, Giovanni Zecchini, Laura Giuliberti, Flavio Frediani, Tiziana Pavone, Alessandro Casini, Francesca Bergamo.
L’occupazione dei giardini dell’ex Banca d’Italia, la storia
I fatti risalgono al 7 luglio del 2012, quando gli attivisti del centro sociale occuparono in segno di protesta i giardini dell’ex palazzo della Banca D’Italia, con l’intenzione di trasformarlo in un orto da destinare alla collettività. I manifestanti entrarono con decespugliatori e arnesi da giardinaggio per riqualificare l’intera area, in evidente stato di abbandono. Dopo un’intera giornata di lavoro, gli attivisti furono sgomberati dalle forze dell’ordine, anche con l’ausilio del reparto celere arrivato da Genova Sampiedarena.
La condanna del 2015
Il caso è poi approdato nelle aule del Tribunale e, nel luglio 2015, è stato notificato il decreto penale di condanna che prevedeva una sanzione di oltre 7 mila euro a testa per tutti i manifestanti. Dopodiché, si è quindi avviato il processo per l’opposizione legale degli imputati al decreto penale di condanna.
Verso l’assoluzione
Non essendoci i tempi tecnici per concludere il processo, visto l’approssimarsi della prescrizione, nella giornata di oggi, il giudice Anerdi ha deciso di non celebrare il processo, come prevede il protocollo tra giudice, PM e avvocati. La posizione dei 14 imputati, quindi, va verso l’assoluzione.
L’avvocato Mario Giribaldi
“Esiste il protocollo tra giudici, pubblici ministeri e avvocati, per cui quando un processo è in fase prossima prescrizione, non viene celebrato. In effetti è sostanzialmente inutile, costituisce un dispendio di attività processuali e di costi.
Il protocollo parla di 18 mesi, qui siamo andati un po’ oltre il limite della prescrizione, ma credo che sia dovuto a ragioni di opportunità processuale, ritengo di condividere la scelta del Giudice.
La condivido naturalmente non come scorciatoia processuale , perchè nel merito credo che la posizione di Mauro Servalli e degli altri imputati, fosse molto semplice e molto serena. Si è trattato di un atto di dimostrazione del tutto pacifico, non vi era alcuna intenzione di occupare nulla al fine di trarne un profitto e di conseguenza credo che nel merito non avremmo avuto grosse difficoltà a essere assolti. Credo che sarebbe stato possibile riconoscere questa situazione.
Così non sarà, perchè il giudice ha correttamente premiato un protocollo che non prevede e di conseguenza non vi sarà una sentenza nel merito, ma soltanto una sentenza che prenderà la prescrizione.
Qua finisce il mio compito, la mia funzione. La Banca d’Italia è sempre la, è sempre inutilizzata, forse è stata venduta, ma questo non è un problema che riguarda me, ma è un problema che riguarda tutta la città. Saranno eventualmente i ragazzi dei centri sociali a porre, speriamo non da soli, il problema dell’utilizzo di queste aree”.
Mauro Servalli
“Eravamo 14 persone che oggi avremmo dovuto cominciare questo processo. L’avvocato Giribaldi vi ha già preannunciato come è andata a finire.
Siamo soddisfatti di questo risultato. Rimane il dato fondamentale, che è la questione di Banca d’Italia. Eravamo qua oggi, avevamo deciso di andare a processo sia perchè eravamo convinti che l’azione da noi intrapresa non costituisse reato, quindi eravamo molto sereni rispetto all’assoluzione piena di questo processo.
Noi avevamo anche deciso di farci processare perchè siamo convinti che la questione sia politica e nient’altro che politica.
Noi entrammo nel giardino proprio per denunciare lo stato di abbandono di un immobile che era pubblico, era del Comune di Imperia, poi è stato dato a Banca d’Italia, privatizzato e adesso messo in vendita.
È assolutamente una questione all’ordine del giorno di oggi , perchè è notizia di qualche giorno fa che, parrebbe che Banca d’Italia abbia in realtà venduto questo immobile.
Noi non ci fermeremo con questo processo, ma continueremo a fare la nostra azione politica verso quell’immobile, perchè crediamo che oggi sia il momento giusto in cui il Comune di Imperia può veramente provare ad incassare qualcosa rispetto a quella vicenda.
Credo che uno dei primissimi faldoni che si troverà sulla scrivania il sindaco di Imperia sarà proprio la questione di Banca d’Italia. Rispetto a questa paventata vendita, noi vogliamo andare e a vederci chiaro e vogliamo andare a vedere se il Comune di Imperia, da questa cosa qua ci possa guadagnare qualcosa o meno.
Siamo comunque molto contenti di come è andato il processo, noi eravamo convinti di un’assoluzione, ma per un senso di responsabilità verso la giustizia italiana ce ne staremo di questa prescrizione e adesso valuteremo se richiedere e di farci ridare indietro gli attrezzi che ci erano stato sequestrati, in particolare una scala”.
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