23 Novembre 2024 15:16

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23 Novembre 2024 15:16

PORTO DI IMPERIA SPA: DECADENZA CONCESSIONE, COMUNE NEI GUAI. LA CURATELA FALLIMENTARE PRESENTA RICORSO PER REVOCAZIONE AL CONSIGLIO DI STATO/ECCO COSA È SUCCESSO

In breve: La curatela fallimentare della Porto di Imperia Spa, infatti, ha depositato presso il Consiglio di Stato un ricorso per chiedere la revocazione

consiglio di stato

È una querelle giudiziaria infinita quella relativa al porto turistico di Imperia. La curatela fallimentare della Porto di Imperia Spa, infatti, ha depositato presso il Consiglio di Stato un ricorso per chiedere la revocazione della sentenza emessa dalla stesso organo nel novembre del 2017. Sentenza con la quale, lo ricordiamo, il Consiglio di Stato aveva ,confermato la decisione del Tarrespingendo il ricorso presentato da curatela fallimentare della Porto di Imperia Spa, Acquamare, titolari posti barca e banche contro il provvedimento di decadenza della concessione demaniale in capo alla Porto di Imperia Spa disposto nel gennaio del 2013 dal dirigente del settori porti del Comune di Imperia Pierre Marie Lunghi.

La nuova concessione per la gestione del porto, lo ricordiamo, ad oggi è nella mani della Go Imperia, società interamente pubblica, partecipata del Comune di Imperia.

Il ricorso per revocazione

Nel ricorso, i legali della Curatela scrivono che “il Comune di Imperia ha dichiarato la decadenza della concessione de qua per avere il Fallimento (all’epoca la Porto di Imperia in concordato preventivo) mancato di corrispondere i canoni per gli anni 2011 e 2012“, specificando però che “il motivo testé compendiato è l’unico ad essere stato ritenuto legittimo nei due gradi di giudizio, mentre tutte le altre ragioni addotte dall’Amministrazione sono state ritenute infondate dal TAR prima e dal Consiglio di Stato poi”.

In merito ai canoni non pagati, i legali precisano che “in corso di appello, il Comune di Imperia ha stipulato una transazione con Generali Assicurazioni volta all’incasso di una serie di polizze. Orbene, l’ecc.mo Collegio di seconde cure ha ritenuto che tra queste polizze non fosse compresa la n. 263625489 del 21 dicembre 2006, a copertura dei canoni concessori. Si annota che la circostanza non era stata oggetto di contraddittorio, poiché il Comune di Imperia non ha mai contestato l’esistenza della transazione”.

Proprio questa transazione, secondo i legali, cambierebbe diametralmente gli scenari sotto il profilo giuridico.

“La vicenda – scrivono – se correttamente ricostruita, sarebbe stata dirimente ai fini della decisione: l’avvenuto incasso della garanzia libera anche il Fallimento da qualsiasi pretesa creditoria del Comune. Né tale credito avrebbe potuto essere azionato in regresso dall’Assicurazione poiché essa vi ha espressamente rinunciato. In definitiva, l’Amministrazione ad oggi non vanta più alcun credito nei confronti del Fallimento per i canoni del 2011-2012, soddisfatti attraverso l’accordo con Generali, di tal ché è venuto meno il presupposto di fatto sul quale era stata dichiarata la decadenza”.

Il giudizio del Consiglio di Stato sarebbe dunque viziato, secondo i legali della Curatela – da un errore tale ma giustificare appunto il ricorso per revocazione.

“Per un evidente errore di fatto – scrivono i legali – l’ecc.mo Collegio di seconde cure non ha rilevato la circostanza, anzi, l’ha negata […] La circostanza è smentita per tabulas. L’esame dello schema di transazione allegato alla deliberazione n.0280/2016 del Comune di Imperia lo dimostra […] L’errore è, quindi, di palmare evidenza e, lo si ribadisce, emerge pacificamente da un documento presente tra gli atti di causa.  A sommesso avviso della scrivente difesa siamo dinanzi ad un classico caso di errore revocatorio, posto che tale fattispecie, secondo concorde e autorevole giurisprudenza, ricorre laddove sia configurabile un errore nell’attività preliminare del giudice di lettura e percezione degli atti acquisiti al processo, quanto alla loro esistenza ed al loro significato letterale“.

Il Sindaco Capacci: “Giusto che ognuno tuteli i propri interessi”

Il 15 marzo scorso in Comune a Imperia si era tenuto un summit “top secret”. Il Sindaco Carlo Capacci aveva convocato e riunito intorno a un tavolo le associazioni di titolari di posto barca, Appi e Assoporto, Go Imperia, Imperia Sviluppo (socio al 33% della Porto di Imperia Spa, la cui maggioranza è in mano alla famiglia Carli), Fallimento Porto di Imperia Spa e Fallimento Acquamare (socio al 33% della Porto di Imperia Spa e società del gruppo Acquamarcia di Francesco Bellavista Caltagirone che ha gestito la compravendita dei posti barca). Obiettivo dell’incontro l’avvio di un percorso transattivo diretto a definire bonariamente i contenziosi tra le parti.

A distanza di pochi mesi, però, il Fallimento della Porto di Imperia Spa ha deciso comunque di presentare ricorso, riaprendo di fatto i contenziosi. Contattato da ImperiaPost, il Sindaco Capacci ha dichiarato: “Abbiamo istituito un tavolo per addivenire a un accordo tra la parti, è vero, ma è altrettanto vero che al momento non siamo ancora arrivati a una soluzione definitiva. In questo frangente, dunque, trovo normale che ognuno tuteli i propri interessi. La curatela fallimentare, correttamente, ci aveva preannunciato il ricorso. Un ricorso, però, si può anche ritirare. L’obiettivo è trovare un’intesa il più presto possibile”.

 

 

 

 

 

 

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