Uno “Stato Parallelo”, una “super associazione” dove la ‘ndrangheta si colloca “al pari di altri componenti di un sistema politico-economico pantagruelico e deviato”. Sono queste la parole che si leggono in un’informativa che la DIA (Direzione Investigativa Antimafia) ha depositato agli atti del processo “Breakfast” in corso a Reggio Calabria, in cui è imputato Claudio Scajola, ex ministro e attualmente candidato sindaco a Imperia, per descrivere la presunta rete di relazioni tra politici, clan e massoneria, rete che farebbe da trait d’union con le latitanze di Marcello Dell’Utri e Amedeo Matacena, entrambi condannati in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
La notizia è stata resa nota da tutti i principali quotidiani nazionali, da Il fatto Quotidiano a La Repubblica sino al Corriere della Calabria.
Il processo a Claudio Scajola a Reggio Calabria
Claudio Scajola è da tempo a processo a Reggio Calabria con l’accusa di aver favorito la latitanza dell’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, condannato a 3 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e attualmente residente a Dubai.
La nuova informativa e il pentito Cosimo Virgiglio
Alla base dell’informativa la testimonianza del collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio, ex massone e uomo di fiducia del clan Molè, il quale avrebbe messo in luce i presunti contatti di Scajola con il mondo della ‘ndrangheta e della massoneria, contatti che l’ex Ministro, va detto, ha sempre negato, anche in passato, di aver avuto.
Il presunto legame tra Claudio Scajola e Vincenzo Speziali
In 188 pagine di informativa la Dia afferma che Scajola sarebbe stato “funzionale al trasferimento di Matacena da Dubai verso il Libano”, destinazione quest’ultima mai raggiunta perché, dopo l’arresto di Dell’Utri a Beirut, Matacena avrebbe deciso di rimanere negli Emirati Arabi.
Il piano di fuga, secondo gli investigatori “ha visto il coinvolgimento, in qualità di emissario libanese, di Vincenzo Speziali”. Speziali, calabrese, sposato con la nipote del leader delle falangi libanesi Amin Gemayel, alcuni mesi fa, nell’ambito del processo che lo vedeva imputato insieme all’ex Ministro Scajola, ha patteggiato un anno di carcere per aver tentato di aiutare Matacena a spostarsi da da Dubai a Beirut.
A proposito di Amin Gemayel, la Dia nella sua relazione scrive che si tratta di un “assoluto protagonista delle cene romane, nell’ambito di una delicata trattativa avrebbe preteso, in cambio del massimo appoggio e delle garanzie offerte all’ex parlamentare Matacena, il sostegno nella campagna elettorale del Partito Popolare Europeo attraverso l’intervento dell’ex ministro dell’Interno Scajola”.
“Speziali è stato l’intermediario tra l’ex ministro e l’ex presidente del Libano, che aveva offerto le necessarie garanzie in ordine al rigetto delle richiesta di estradizione di Matacena da quel territorio” scrive la Dia. “Speziali – continuano gli investigatori – è stato al centro di una rete di collegamenti e di interessi fortemente orientati a garantire l’impunità a soggetti funzionali ad un vasto sistema economico-criminale, con dirette finalità di agevolazione e conservazione del relativo assetto illecito”.
Secondo quanto emerso dalle indagini, Speziali si sarebbe sentito con Dell’Utri circa 400 volte in 18 mesi. “Aspetto sintomatico di una buona conoscenza e di rapporti anche nel lasso temporale immediatamente precedente lo spostamento politico in Libano”.
I presunti contatti di Claudio Scajola con ‘Ndrangheta e massoneria
Carmine Cedro
Il primo contatto, secondo il collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio, sarebbe Carmine Cedro, imprenditore della piana di Gioia Tauro. In base alla ricostruzione di Virgiglio, Cedro per anni sarebbe stato autista dell’ex ministro e, nel 2005, frequentatore della casa di Scajola a Imperia.
Il pentito Cosimo Virgliglio ha affermato che “La ‘ndrangheta tramite Scajola voleva arrivare a Impregilo” (azienda di costruzioni coinvolta nel maxi progetto del ponte sullo stretto di Messina), raccontando ai PM di logge e riunioni segrete. “Quella sera c’era Lisi della Guardia di Finanza – ha spiegato – Arrivarono in due, uno era Claudio Scajola e l’altro era il comandante reggente Meninni, che sarebbe il primo ministro sanmarinese. Scajola all’epoca non solo era il ministro delle Infrastrutture, ma aveva anche la delega ai servizi segreti”.
“Si dà atto – ha scritto la Dia nell’informativa – che Virgiglio riferisce dei rapporti fra la loggia Garibaldini d’Italia, la loggia coperta di Ugolini Giacomo Maria denominata Grande Oriente di San Marino e i Molè-Piromalli”.
Virgilio ha affermato che Carmelo Cedro “era dei templari”. Lo stesso Cedro ha riferito alla Dia “della sua iniziazione all’ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo, e di aver fatto in più occasioni da autista a Claudio Scajola, nel corso di alcuni viaggi fatti in Calabria dall’ex parlamentare”.
Il secondo contatto di Scajola sarebbe l’avvocato G. L., dal 2001 al 2008 superconsulente del commissario straordinario per l’emergenza rifiuti della regione Calabria, legato da vincoli di parentela con la cosca Piromalli e arrestato pochi mesi fa nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Metauros”. Secondo l’informativa della Dia, il cugino dell’avvocato sarebbe il dentista Giuseppe Riotto. Quest’ultimo è di Gioia Tauro, ma è residente a Sanremo dove ha rivestito la carica di assessore con delega al Casinò.
Secondo Virgilgio, “In Calabria Scajola dialogava con il noto avvocato G.L.”. La Dia, inoltre, definisce Riotto “asservito politicamente” a Scajola. In un’intercettazione telefonica tra l’avvocato e Riotto, quest’ultimo avrebbe infatti affermato “Ho un solo padrone che si chiama Claudio Scajola”.