“Vedere mio padre in un ambiente del genere e pagare quella cifra mi fa inorridire e demoralizzare“. Sono queste le parole di una 43enne, scritte nero su bianco in una lettera, in riferimento all’esperienza che ha vissuto il padre 90enne, ospitato per un mese nella Casa di Riposo comunale in via Agnesi a seguito di un ictus.
La donna, di cui non vengono rivelate le generalità per tutelare la privacy del padre, ha scritto una lettera di lamentele ai dirigenti della struttura, descrivendo la situazione di cui è stata testimone durante il periodo di permanenza del padre. Non ricevendo risposta, però, la 43enne ha deciso di rivolgersi alla redazione di ImperiaPost, rendendo nota la sua storia e divulgando la missiva.
Ecco la lettera risalente al giorno 13/05/2918
“Vista la carenza di servizio e le ripetute richieste di intervento per mio papà, alle quali non è mai stato dato ascolto, chiedo la disdetta immediata del contratto in attesa di data per il trasferimento in altra struttura. La mia insoddisfazione verso la vostra struttura deriva dal fatto che io spendo 2.395,00 eurto mensili e non equivale ai servizi che la cosidetta dovrebbe dare ai propri pazienti.
Non ho niente da dire riguardo al comportamento dei dipendenti della struttura nei riguardi di mio padre, ma a partire dalla palestra per la riabilitazione e l’animazione, sono gestite in modo pessimo. Mio padre non è mai stato portato di sotto in animazione, ma sempre alzato dal letto e lasciato nella stanza da pranzo così a non fare niente. Durante l’ora di palestra è sempre stato lasciato dormire sulla sedia a parte qualche piccolo passettino.
La storia della sedia a rotelle ha raggiunto il limite, perché da quando è entrato gli è stata data in dotazione una sedia a rotelle con la pedalina rotta, aggiustata da me con una vite portata da casa. La pedalina non apparteneva a quella sedia, quando si è staccata la vite la pedalina è stata aggiustata con un pezzo di panno carta, sono andata a lamentarmi e gli operai hanno messo una vite loro, ma la pedalina non era della sedia per cui non poteva essere aggiustata bene. Hanno cambiato la sedia a rotelle e gliene hanno data una senza addirittura le pedaline e mio padre è stato trasportato dal piano superiore al piano inferiore in palestra con la sedia rotelle senza le pedaline. Questa è una cosa inammissibile in quanto se gli si incastrava una gamba mio padre se la poteva anche spezzare.
Le mie rimostranze sono state esposte alla direttrice e al direttore sanitario e quest’ultimo per ben due volte mi ha detto che se la struttura non era di mio gradimento di portare via mio padre. E ad oggi gli do ascolto, in quanto oggi sono andata come tutti i giorni da mio papà ed era a letto. Il dottore di turno mi ha detto che stanotte ha avuto la febbre. Premetto che circa due settimane fa era stato portato al pronto soccorso per la febbre e dopo sette ore di permanenza lì gli era stato diagnosticato un focolaio al polmone e prescritto antibiotico e aerosol. Il dottore lo aveva isolato in camera per il tempo dell’antibiotico in quanto diceva che in sala pranzo c’erano spifferi (mai vista una finestra aperta e non si respira dal caldo, ogni tanto accendono le pale). Ieri sera Mio papà mi ha detto che è stato circa un’ora in camera aspettando l’arrivo degli inservienti per poter essere messo a letto e c’era la finestra aperta.
Ora io penso che la mala organizzazione parta dall’alto in quanto non c’è abbastanza personale per il numero di pazienti che ci sono al piano di mio papà (1° piano), circa una cinquantina.
Mio padre ragiona e mi riferisce tutto, da stamattina non gli hanno dato un bicchiere d’acqua. Al mio arrivo alle 11,30 era disidratato. Il lato negativo di questa casa di riposo è la mancanza di comunicazione tra il personale direttivo e i familiari.
Alle mie prime rimostranze la caposala ha dichiarato che io posso seguire mio padre a differenza dell’80% dei pazienti qui ricoverati che sono abbandonati a loro stessi. Secondo voi se avessi potuto seguire mio padre in quelle condizioni lo avrei mandato in una struttura? No! Me Io tenevo a casa con una badante e avrei risparmiato.
L’80 % dei pazienti al primo piano non ragiona e può anche starci bene lì dentro, ma io da figlia vedere mio padre in un ambiente del genere e pagare quella cifra sono inorridita e demoralizzata.
Inoltre mio padre arrivava da ospedale e da Rsa con piaghe da decubito ai talloni per cui doveva riposare in un letto antidecubito come quello delle strutture precedenti. Mi era stato detto che il letto era antidecubito, ma da foto allegate si vede benissimo che non lo è, e non ha neanche un materassino antidecubito, ma è un letto in gommapiuma”.