“L’imbarbarimento culturale sembra aver avuto il sopravvento, a maggior ragione dobbiamo far sentire la nostra voce”. Con queste parole gli attivisti del Centro Sociale La Talpa e l’Orologio invitano la cittadinanza a partecipare e sostenere i 7 imputati citati a giudizio per rispondere dei reati di disturbo alle persone e getto pericoloso di cose a seguito delle contestazioni nei confronti del leader della Lega Matteo Salvini in occasione della sua visita a Imperia il 17 maggio 2015. All’indirizzo dell’europarlamentare furono lanciate uova e carta igienica.
Il processo prenderà il via il prossimo 15 giugno, presso il Tribunale di Imperia, davanti al giudice monocratico Marta Bossi.
Opposizione al decreto penale di condanna
Il processo fa seguito all’opposizione, da parte degli attivisti, al decreto penale di condanna emesso dalla Procura della Repubblica di Imperia che prevedeva una pena pari a un mese di carcere e 2.500 euro di ammenda. Dei 12 attivisti raggiunti dal decreto penale di condanna, 5 hanno deciso di oblare, chiudendo di fatto i conti con la giustizia, mentre 7 hanno deciso opporsi, attraverso il legale Francesco Fazio (affiancato dal collega Vitale del foro di Torino).
I 7 imputati e le accuse
I sette imputati sono Cafiero Guasco, Florio Noto, Guglielmo Mazzia, Francesco Scopelliti, Ingrid Pedrazzini, Valerio Romano e Roberto Raineri.
I reati contestati sono:
– “molestia o disturbo alle persone”, in quanto in un luogo pubblico avrebbero disturbato lo svolgimento dell’incontro con il leader della Lega Matteo Salvini;
– “getto pericoloso di cose”, poiché in un luogo pubblico avrebbero gettato uova, pietre e altri oggetti, in direzione del politico.
Ecco il commento degli attivisti:
“Il prossimo 15 Giugno sette compagni saranno a processo per aver ribadito pubblicamente il carattere antifascista e antirazzista di Imperia, città Medaglia d’Oro alla Resistenza.
I fatti sono noti: a metà Maggio 2015 il leader della Lega, Matteo Salvini, nel suo “tour elettorale” fa tappa nel Ponente Ligure: a Ventimiglia e Sanremo quattro gatti ad ascoltarlo, ma nessuna contestazione.
Il 17 Maggio visita ad Imperia nulla di clamoroso, solo una “processione” al capezzale dell’Agnesi, con promesse ovviamente disattese, e poi un aperitivo al Bar coi quattro amici di sempre, quelli che non tradiscono nonostante la lunga sequenza di scandali finanziari che ha investito la Lega, da Credinord ai villaggi turistici in Istria, dal business delle sale da gioco agli investimenti in Tanzania, dalla laurea albanese del Trota ai diamanti di Belsito……però ci vogliono almeno due spritz per ripetere inebetiti ed un po’ sottovoce il mantra “Roma Ladrona”…
Ben altre e ben più pericolose sono le parole d’ordine e la strategia con cui la Lega cerca di uscire dai disastri elettorali successivi agli scandali del 2012 che la hanno fatta piombare dal 12,28% al 4%: in pochi mesi viene smesso il gretto localismo “Lumbard” e , abbracciando la causa “nativista” e “sovranista”, quando non dichiaratamente nazionalista, diviene il punto di riferimento del frammentato popolo della destra più estrema, strizzando l’occhio o stringendo alleanze con i “fascisti del nuovo millennio” di CasaPound in Italia o con il Front National di Marine Le Pen all’estero.
Le parole d’ordine divengono violentemente xenofobe e razziste, omofobe e sessiste : si invocano “Ruspe” per i campi nomadi, espulsioni per i “clandestini”, pulizie etniche, leggi antiislam si parla alla pancia delle persone cercando di esacerbare i toni per alimentare la paura del “diverso”.
E proprio contro queste parole d’ordine, contro questa violenza, che il 17 Maggio 2015 si forma spontaneamente un presidio di un centinaio di persone che contestano in maniera vivace e colorata il fascista Salvini, il razzista Salvini con la forza dello slogan “Siamo tutti clandestini!”
Se aveva un senso allora contrapporre ideali di solidarietà ed uguaglianza alla cultura dell’odio del diverso, del razzismo e del fascismo veicolati dalla Lega e da Salvini, Oggi, che l’imbarbarimento culturale sembra aver avuto il sopravvento , a maggior ragione dobbiamo far sentire la nostra voce.
Facciamo sì che il 15 Giugno non sia un giorno di processo, partecipiamo tutti, siamo tutte e tutti imputati”.