Il resto degli oggetti ritrovati, portano a ipotizzare che Garibizzo avesse previsto un possibile arresto nel caso in cui il suo piano non fosse andato a buon fine.
Nel corso dell`interrogatorio di garanzia, come riferito dal suo legalo, Garibizzo avrebbe smentito una sua eventuale presenza a scuola, affermando di non aver mai visto i figli dell’avvocato Pezzetta.
La ricostruzione degli inquirenti
Il giorno del tentato omicidio l’avvocato Pezzetta sarebbe uscita al mattino presto per portare i due figli a scuola e al momento del fatto, nel pomeriggio, si trovava nel suo ufficio nel centro di Oneglia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Garibizzo avrebbe fatto dei sopralluoghi nei giorni precedenti nei pressi dell’abitazione dell’avvocato Pezzetta in quanto sarebbe stato visto da alcuni vicini di casa.
L’uomo, avrebbe raggiunto la casa della Pezzetta in bicicletta, poi nascosta, e avrebbe atteso alcune ore (non è chiaro quante, in particolare se fosse presente sul posto già sin dalle prime ore del mattino) prima di riuscire ad entrare approfittando del fatto che il marito dell’avvocato aveva aperto il cancelletto dell’abitazione perché avvertito dell’arrivo di un amico.
Il medico imperiese, già condannato per l’omicidio dell’ex amante, Ornella Marcenaro, di 54 anni, nel dicembre del 2001, si sarebbe così introdotto nell’abitazione e armato di coltello avrebbe detto: “sto cercando l’avvocato Pezzetta”. Quando il marito del legale lo avrebbe invitato ad andarsene, Garibizzo si sarebbe scagliato contro il figlio di otto anni.
Provvidenziale l’intervento del padre del piccolo che dopo una colluttazione è riuscito a disarmare l’uomo anche grazie all’aiuto dell’amico appena arrivato sul posto. Entrambi sono rimasti feriti e refertati con prognosi di 21 e 16 giorni.
Il marito di Elena Pezzetta, dovrà subire un intervento chirurgico a causa della lesione ad un tendine procuratosi nel corso della colluttazione con Garibizzo.
Successivamente sul posto sono intervenuti i militari del nucleo radiomobile dei carabinieri che hanno tratto in arresto il 59enne.
Nel corso della colluttazione i due uomini avrebbero detto a Garibizzo: “se non stai fermo ti ammazziamo” e lui avrebbe risposto: “Magari”. Da qui l’ipotesi sull’intenzione di Garibizzo, che con se aveva due corde di cui una già con in cappio annodato e del nastro adesivo, di farla finita subito dopo il suo folle piano omicida. Gli inquirenti, però, non escludono anche l’ipotesi che Garibizzo volesse usare le corde per legare i figli dell’avvocato.
L’uomo, oltre alle corde, aveva con se uno zaino con dentro delle magliette, dei pantaloncini, delle medicine, un pigiama. L’ipotesi, in questo caso, è che Garibizzo avesse previsto un possibile arresto nel caso in cui il suo piano non fosse andato a buon fine.
Dell’inchiesta, coordinata dal Procuratore Capo Alberto Lari e dal Sostituto Procuratore Francesca Sussarellu, si occupano i Carabinieri di Imperia. Ricostruire i movimenti di Garibizzo non sarà semplice, anche perché nei pressi dell’abitazione dell’avvocato Pezzetta non ci sono telecamere.
Nei mesi scorsi Garibizzo ha denunciato decine tra avvocati, magistrati e giudici, colpevoli, a suo dire, di archiviare le sue cause civili e di non rappresentarlo adeguatamente in sede giudiziaria.