Si è svolto nel primo pomeriggio di oggi l’incontro in Camera di Commercio tra i due candidati sindaco che si sfideranno al ballottaggio del 24 giugno 2018, Luca Lanteri e Claudio Scajola, e i titolari del posto barca soci Appi.
soL’obiettivo della conferenza è stato quello di sottoporre ai due candidati le note problematiche legate al Porto Turistico di Imperia, per illustrare eventuali proposte e soluzioni in caso di elezione.
Questa mattina l’ex ministro ha incontrato i membri di Assoporto e i titolari di posto barca che non fanno parte di nessuna associazione. L’incontro è stato organizzato dall’avvocato Carola Matta.
Claudio Scajola
“Mi rendo conto che per ognuno di voi è stata una cosa di gravità inaudita. Così come lo è stato per la città di Imperia. Il progetto portuale di Imperia credo che sia il più bello che c’è. Non esiste un porto turistico inserito nella città come questo. Ho girato tanti porti e credo che un porto che abbia le caratteristiche come questo è raro trovarlo. A destra fai il bagno su una spiaggia, dall’altra parte anche.
Un porto che abbia dei moli come quello lungo di San Lazzaro di questa vastità e completezza, con i posteggi per la macchina davanti, larghe passeggiate, è una cosa rara.
È evidente che non è ultimato. Qualunque grossa opera si faccia c’è necessità di aggiustamenti in corso d’opera ed è altresì evidente che qualunque cosa ha bisogno di manutenzione. Non c’è una buona gestione. Se a Portosole ci sono 11 dipendenti e a Imperia 32 c’è qualcosa che non funziona.
C’è mancanza assoluta di manutenzione. L’inserimento in città permette di avere accanto tutti i servizi. Come in tutte le opere incomplete si evidenziano le cose brutte e non le positive.
Perché non è compiuto? Perché agli imperiesi ha fatto piacere farsi male da soli, sono partite denunce, esposti, blocco dei lavori, fino ad arrivare al punto che chi detiene il 33 % ha deciso di cancellare il proprio 33%, è senza spiegazione. Dovuto a ignoranza, cattiveria, invidia e mistificazione delle cose.
Sono stato il principale fautore della costruzione di un porto turistico di alta qualità invece di un porto commerciale. Imperia poteva soltanto ambire a un porto turistico di qualità. Ho fortemente voluto questo porto perché ritengo che la maggior parte dei porti turistici che ci sono sono dei garage.
L’obiettivo è essere un porto grand Hotel, con servizi di alta qualità, con servizi, vicino alla Costa Azzurra. Il porto è partito nel momento della crescita economica. Sarebbe stato ultimato prima della crisi. Invece è rimasto a metà e oggi un posto barca vale la metà.
Potremmo riuscire, se siamo celeri, a riprendere alcuni flussi, ma dobbiamo ridare una credibilità che ha perso.
Chi compra un posto barca ha diritto ad averne la titolarità. Ma abbiamo da costruire una cosa più difficile, dobbiamo dare credibilità al porto. Dobbiamo eliminare tutti i contenziosi che abbiamo. Qualcuno ha detto che il porto deve tornare al Comune, ma perché il Comune non l’ha costruito lui il porto? Il Comune aveva 100 milioni? È evidente che si costruiscono con il contributo dei privati. Era una grande opportunità per la gestione di cassa per il Comune di Imperia.
I Comuni che costruiscono un porto turistico ricevono gli oneri di urbanizzazione e basta. Noi ci siamo inventati una società di cui il Comune ne ha un terzo senza averci messo una lira.
È un’impresa titanica, forse solamente inferiore a quella di un aeroporto.
Si arrivò alla conclusione dell’iter, il Comune di Imperia con il sindaco Sappa, tutto pronto e nessuno che lo voleva costruire. Abbiamo provato con tutti e tutti ci dicevano che era troppo bello e costoso. Eravamo preoccupati, al termine di una storia quasi ventennale.
Pensavo fosse mia la responsabilità, che lo avevo voluto così bello. Ci siamo trovati con gli imprenditori locali che ci hanno riferito che forse poteva essere interessato a costruirlo Caltagirone. Gli imprenditori concordarono e così partì la costruzione.
Da una parte eccessiva presunzione e arroganza. Dall’altra una visione poco partecipata con la comunità locale. I mancati pagamenti hanno fornito pretesti di insoddisfazione ad alcuni subappaltatori poi falliti. Tutto questo ha creato un clima di diffidenza verso l’opera. Iniziarono inchieste, poi finite in una bolla di sapone, che hanno lasciato il porto vuoto.
Nasce il problema di come uscirne adesso. La città di Imperia non si può permetter di lasciare il porto in queste condizioni. Bisogna aggiustare le magagne.
Bisogna capire di quali risorse possiamo disporre. Prima di tutto ci sono quelli che hanno finanziato il porto, poi c’è la società Porto di Imperia Spa. Il tribunale di Roma ha un terzo delle quote e ha il dovere di riuscire a realizzare il meglio per pagare i creditori. Il Comune di Imperia ha fato karakiri creando il problema e infine ci sono gli imprenditori locali.
Ci sono contenziosi in atto e contenziosi potenziali, da voi e dal tribunale di Roma.
Perché il Comune di Imperia ha rilevato la concessione? Perché nell’ultima sentenza del Consiglio di Stato c’è scritto che la decadenza dovuta al fatto che non sono stati pagati i canoni demaniali?
C’è un insieme di cose delicato. Bisogna portare sul pulito tutte le vicende giudiziarie.
Ho visto l’iniziativa nobile della lettera di intenti. Se volete fare un accordo lo fareste con chi dopo una settimana non c’è più? Io ho già preso qualche contatto fuori di qua con i tre soci, soprattutto il Tribunale di Roma. Bisognerà chiarirsi con gli attuali commissari. Non riuscivano a fare la manutenzione e si sono liquidati 1 milione e mezzo di parcelle.
C’è una provvisoria gestione del Comune ma scade il 31 dicembre. Dobbiamo capire come stanno le carte e prendere i contatti.
La prima cosa che bisogna sentire è il fallimento della Spa Porto di Imperia e di Spa Acquamare, che significa il Tribunale di Roma. Bisogna fare un tombale, dove quelli che hanno finanziato e le banche rinunceranno a qualcosa. Dobbiamo sapere quanto ancora è possibile utilizzare e vendere del porto attuale.
Voglio capire bene con un unico obiettivo: il porto deve ripartire in tempi brevi, diventare ancora più bello. Recuperare la credibilità che abbiamo perso.
Per quanto riguarda voi, c’è una disputa sul pagare o non pagare i servizi. Bisognerebbe individuare un’assemblea, come se fosse un condominio del porto. Dovremmo individuare una formula che vi dia una rappresentanza vera.
Quello che a voi sta a cuore è questo: l’interesse che avete voi di veder riconosciuto il diritto è lo stesso che ho io. Facendo il sindaco il mio primo compito è recuperare credibilità alla città di Imperia e voglio che voi andiate a dire che “sì c’è stato un casino ma il Comune ci ha ridato il dovuto”.
Abbiamo lo stesso interesse.
Il porto turistico ha una brutta accoglienza. Io ci metterei una bella ragazza che ti porta un fiore e ti dice: “Ben arrivato a Imperia”.
Trovate il modo di non litigare ma di conciliare. Io darò una mano di accompagnamento. Mi serve che voi diventiate ambasciatori della nostra città e del nostro porto”.
DOMANDE
“Riguardo la lettera di intenti, ci può dare uno spassionato consiglio? Ci viene chiesto da Capacci di porre una firma”.
Claudio Scajola
“Per legge fra 8 giorni c’è un sindaco.
La prima cosa che farò se sarò eletto andrò a parlare con il terzo del fallimento per sapere cosa ne pensa. Le firme di Sindaco, Appi, Assoporto, non servono niente. Sono dell’avviso che dobbiamo trovare il modo di rimettere in essere il porto, poi si dovrà ragionare sui soci di questa società. Gli stessi titolari di posti barca possono anche avere un interesse a partecipare. Il terzo del tribunale di Roma dobbiamo capire cosa pensa e cosa vuole. Qualche idea ce l’abbiamo, ma dobbiamo capire bene le cose.
Il mio punto fisso è che i titolari dei posti barca tornino ad avere ciò di cui hanno diritto”.
Domanda
“È anacronistico firmare una lettera di intenti con qualcuno che non sarà più sindaco. Cosa dobbiamo fare?”.
Claudio Scajola
“Non voglio suggerirvi niente. Vi ho detto quello che farò se sarò eletto. Trovate forme e modi di ragionare insieme”.
[wzslider autoplay=”true” interval=”6000″ transition=”‘slide’” lightbox=”true”]