Nella relazione dei Commissari Giudiziali, con la quale viene chiesta la revoca dell’ammissione al concordato preventivo della Porto di Imperia Spa e il conseguente fallimento, emergono particolari importanti in merito ai motivi del dissesto finanziario della società incaricata della gestione del porto turistico di Imperia.
A riguardo, i Commissari Giudiziali non sembrano avere dubbi.
“Le cause del dissesto vanno ricercate nella genesi del rapporto con Acquamare e, in particolare, nella scarsa trasparenza che ha condotto all’individuazione dell’impresa appaltatrice e alla quantificazione dei benefici negoziati tra Porto di Imperia Spa e Acquamare”.
Una contestazione diretta verso chi sottoscrisse gli accordi tra Acquamare e Porto di Imperia Spa per l’assegnazione dei lavori di costruzione del porto turistico di Imperia.
“La condotta della Porto di Imperia Spa – specificano i Commissari – deve essere valutata criticamente alla luce della originaria scelta di Acquamare quale socio, appaltatore e beneficiario di una rilevante quota dei diritti sulle opere realizzate. La stipulazione dell’Accordo Quadro tra Porto di Imperia Spa e Acquamare risulterebbe avvenuta secondo modalità poco trasparenti e, quanto meno apparentemente, senza un’adeguata valutazione, da parte degli organi della Porto di Imperia Spa, dei costi-benefici dell’intera operazione in capo alla Porto di Imperia Spa stessa“. Ciò ha condotto ad un tendenziale squilibrio dei benefici a vantaggio di Acquamare che, sempre grazie all’Accordo Quadro, è potuta ricorrere ad un cospicuo indebitamento presso il sistema bancario garantito, addirittura, dalla medesima stazione appaltante“.
I Commissari specificano inoltre che “la Porto di Imperia Spa non ha adeguatamente vigilato in merito all’affidamento dei lavori lungo la ‘catena’ di sub-appalti a imprese addirittura estranee allo stesso gruppo Acquamarcia“, “la certificazione dei SAL risulta essere avvenuta in modo irregolare”, “il progetto definitivo dell’opera presenterebbe significative lacune”, “la lievitazione del corrispettivo dell’opera sarebbe avvenuta in modo anomalo“, “Acquamare ha sub-concesso a soggetti terzi i diritti di natura obbligatoria di utilizzazione dei posti barca, incassandone i corrispettivi senza destinarne i proventi alla restituzione del finanziamento ottenuto dalle banche e senza riduzione dell’ipoteca gravante su tutte le opere sino ad allora costruite”.
I Commissari si soffermano anche sulla suddivisione effettiva, concordata tra Porto di Imperia Spa e Acquamare, del valore di mercato delle opere a terra e delle opere a mare, e sulla tanto discussa permuta 70-30 (70% Acquamare, 30% Porto di Imperia Spa). A riguardo i Commissari concludono che le valutazioni espresse dai consulenti e dal Pm in sede di processo penale a Torino (processo per truffa aggravata ai danni dello Stato) “indurrebbero a ritenere che la scelta da parte della Porto di Imperia Spa del ‘partner’ Acquamare (e l’attribuzione allo stesso della quota di operazione sopra ricordata) sia avvenuta secondo modalità non solo poco trasparenti, ma tendenzialmente a svantaggio della Porto di Imperia Spa. Infatti, a prescindere dalle vicende che hanno condotto all’interruzione dei lavori e, a cascata, ai numerosi contenziosi amministrativi, civilistici e tributari, anche qualora l’operazione fosse stata regolarmente conclusa, i benefici complessivi in capo ad Acquamare sarebbero stati verosimilmente superiori rispetto a quelli in capo alla Porto di Imperia Spa“.