“Per dirla sinteticamente e per esprimerla con una contraddizione gli unici che dovrebbero essere soggetti a denunce per le giornate dei forconi ad Imperia dovrebbero essere le forze dell’ordine, nei livelli più alti dei loro organismi provinciali e nel loro intero apparato gerarchico”.
A scrivere sono gli esponenti del Centro Sociale “La Talpa e l’Orologio”. “Questa – continuano – è la prima frase che ci viene in mente alle vista delle parate numeriche e muscolari che stanno comparendo sui giornali in questi giorni; si parla di centinaia di persone segnalate alle autorità giudiziarie, con reati come interruzione di pubblico servizio, danneggiamento, violenza privata, istigazioni a disobbedire le leggi.
Il teorema repressivo che si andava profilando in quelle giornate si sta avverando ora in tutta la sua progettualità, nonostante si ricordi nitidamente tutto il gioco mediatico e la manfrina del togli-e-metti-il-casco.
Nel caso di Imperia, in particolare, l’atteggiamento delle forze dell’ordine è stato inqualificabile. Per ricordarne l’azione estrapoliamo questo brano tratto da un nostro comunicato prodotto in quei giorni: “Abbiamo visto un’ enormità di plotoni comparire e scomparire ad hoc. Stazioni bloccate per ore da poche decine di persone con il consenso della forza pubblica, azioni per le quali studenti ed operai sono stati sempre avversati duramente. Blocchi, fatti a volte da soli 5 o 6 manifestanti, inspiegabilmente tollerati da polizia e carabinieri. Uno stuolo di facce mai viste, venute da fuori, a dirigere le piazze. Tensioni continue tra popolo bloccato e popolo bloccante. Presidi sciolti per magia da paroline di agenti sussurrate all’orecchio giusto nel momento magico. Decine di testimonianze dirette “Mi ha chiamato un amico carabiniere e mi ha detto di chiudere”, in luoghi della città dove non erano presenti manifestanti”.
Se un cittadino, neanche troppo pericoloso, perpetua un reato davanti alle forze dell’ordine, in alcuni casi davanti anche a dei funzionari, e non viene ammonito neppure verbalmente come può sapere di commettere i capi d’accusa che si è visto o si vedrà imputare, come può non pensare che il funzionario di turno non autorizzi o “concordi” (per dirla in gergo) la pratica di piazza alla quale sta partecipando?
Siamo sempre più convinti che molte delle cose accadute il 9 dicembre siano state organizzate a tavolino e dall’alto: la comparsa improvvisa sui social network della manifestazione; leader (strani personaggi in Jaguar) comparsi e scomparsi come a libro paga; cortei favoriti dalle stesse forze dell’ordine in una prima fase e repressi nella seconda.
Il conflitto per il conflitto, senza idee precise, con parole d’ordine vaghe, usato come estintore e macchina repressiva dagli stessi che avevano messo in moto il motore di queste lotte.
Tutto alle spalle di quella gente distrutta dalla crisi, quei capri espiatori che ora dovranno pagare il conto di questo gioco. I caschi sono sempre in testa e le visiere ben abbassate, niente di nuovo sotto il sole”.