La Procura ha presentato due richieste di incidente probatorio nell’ambito del procedimento che coinvolge l’ex medico Nadhir Garibizzo, in carcere a La Spezia con l’accusa di tentato omicidio di uno dei due figli dell’avvocato imperiese Elena Pezzetta..
A presentare le richieste il procuratore di Imperia Alberto Lari. In particolare, la prima riguarda una perizia psichiatrica, mentre la seconda l’audizione dei testimoni minorenni, ovvero i bambini presenti al momento dell’aggressione in casa della Pezzetta.
In particolare, erano presenti il figlio dell’avvocato, minacciato da Garibizzo con un coltello, la sorella e un’amica.
Durante gli ultimi giorni, Garibizzo ha ribadito al suo avvocato, Andrea Artioli, di non aver avuto intenzione di fare male a nessuno e che il suo è stato un “gesto dimostrativo”.
A perdere una decisione sulle richieste avanzate dalla procura sarà il gip Anna Bonsignorio.
L’omicidio dell’amante, il carcere e il ritorno alla libertà
Garibizzo è tornato in libertà nel 2011 dopo aver scontato 10 anni di carcere per l’omicidio della sua amante.
Condannato in primo grado a 15 anni e in appello a 12 , usciì nel 2011 beneficiando della buona condotta e dell’indulto. Nel dettaglio, strangolò l’amante nel studio sotto i portici di via Bonfante per poi occultarne il cadavere in un baule abbandonato presso un casolare di Aurigo.
La ricostruzione del tentato omicidio
Nel pomeriggio del 12 giugno – si legge nell’ordinanza del Tribunale del Riesame– Nadhir Garibizzo è penetrato dalla porta finestra del piano terrenoall’interno dell’abitazione del suo ex legale Avv.Pezzetta, brandendo un coltello da cucina e si è diretto verso il divano ove era seduto il figlio di otto anni del legale, giungendo a circa 30-40 centimetri dal bambino, venendo a questo punto bloccato dal padre del bambino e da un amico di famiglia presenti in casa, i quali, tentando di disarmarlo, sono stati colpiti con la lama del coltello riportando il primo la recisione di un tendine della mano con referto di 21 giorni e il secondo lesioni da tagli alla mano con referto di 15 giorni.
I Carabinieri, chiamati in soccorso, hanno attestato di avere trovato Garibizzo immobilizzato per terra dai due uomini che presentavano evidenti lesioni alle mani, e una borsa appartenente a Garibizzo contenente vestiario per soggiornare fuori casa, due corde e nastro adesivo.
[…] risulta dagli atti che l’indagato prima di entrare in casa aveva fatto sopralluoghi alla scuola frequentata dal minore chiedendo informazioni su quando sarebbe finita la scuola e sull’orario delle lezioni, informazioni univocamente dirette a sapere quando il minore sarebbe stato in casa […] entrando nell’abitazione l’indagato non si è certo diretto verso il padre al quale eventualmente rivolgersi per avere un colloquio, ma proprio in direzione specifica del bambino giungendogli a pochi centimetri dì distanza con il coltello impugnato contro di lui e non contro il padre.
[…] il fatto di portare con sé la borsa per il carcere evidenzia una finalità del tutto diversa da quella di avere un colloquio con il marito della sua ex legale […] la versione difensiva resa dall’indagato circa l’avere brandito il coltello perché ‘pensava di doversi difendere’ si pone in oggettivo contrasto sul piano logico con l’intento di parlare con il padre del bambino.
[…] è lo stesso indagato ad ammettere nel corso dell’interrogatorio di avere impugnato l’arma perché ‘poteva succedere qualsiasi cosa’, con conseguente consapevolezza del potenziale esito nefasto della sua inconsulta condotta dì irruzione in casa armato dirigendosi verso il preciso obiettivo del bambino inerme.
[…] la potenzialità lesiva dell’arma risulta positivamente dimostrata in quanto il coltello ha effettivamente provocato la recisione di un tendine e le altre lesioni da taglio refertate, e qualora fosse giunta a contatto con la persona verso la quale era diretta era quindi potenzialmente idonea a provocare lesioni agli organi vitali”.