Ventidue anni, divorziata, un bambino di tre anni con seri problemi di salute e pochissime speranze di ricominciare una vita normale. Per motivi di privacy la chiameremo Anna, italiana, con un diploma da geometra, senza lavoro, senza aiuti da parte dell’ex marito (trasferitosi all’estero) e quasi ignorata dai servizi sociali di Imperia. Anna, a soli tre mesi dalla nascita del suo bimbo, lo chiameremo Leonardo, ha iniziato una spola tra Imperia e l’ospedale Gaslini di Genova per curare il suo bambino.
Gravi problemi respiratori, valori dei globuli bianchi alterati, parecchi episodi di convulsioni e in ultimo un recente intervento di adenotonsillectomia. Anna vive in un appartamento da risistemare a Oneglia con altre cinque persone, suo fratello, la moglie e i loro tre bambini, in sette in un appartamento.
Anche il fratello non lavora, Anna e gli altri componenti della sua famiglia vanno avanti solo grazie all’aiuto del padre e del fratello che però anche loro devono provvedere alle loro rispettive famiglie. Una situazione di povertà generalizzata che ha portato Anna a fare richiesta di una casa popolare in cui crescere il proprio bambino senza più gravare sulla sua famiglia.
L’assistenza verso Leonardo è pressoché continua e le trasferte al Gaslini sono sempre più frequenti e dispendiose. Malgrado l’ISEE (indicatore di reddito) a zero, Anna non rientra nei primissimi posti (anche se si trova nei primi 10) della graduatoria di assegnazione degli alloggi. Nei giorni scorsi l’assessore ai servizi sociali Luca Volpe ha annunciato l’assegnazione di due alloggi nel giro di qualche giorno e di altri due entro la fine di agosto. Purtroppo Anna non ha tutto questo tempo a sua disposizione, gli equilibri in casa sono precari e le condizioni economiche della sua famiglia potrebbero portare ad un imminente sfratto.
“Mi trovo in una situazione molto difficile – racconta Anna a ImperiaPost – la preoccupazione nel non sapere qual’è il problema di salute di mio figlio è la cosa peggiore. I medici ci hanno parlato di leucemia, poi fortunatamente l’hanno esclusa ma ad oggi non sanno ancora cos’ha. Le spese mediche e di trasferta al Gaslini sono diventate insostenibili.
Il comune? I servizi sociali una volta mi hanno dato 100 € e basta. Sono in graduatoria per una casa popolare ma chissà quanto dovrò ancora aspettare. La situazione in casa è sempre più difficile e non so fino a quando riusciremo ad andare avanti. Mi appello al sindaco Claudio Scajola, all’assessore Volpe e all’amministratore di A.R.T.E. Parolini affinché mi aiutino ad ottenere una casa dalla quale poter ripartire e vivere una vita normale insieme al mio bambino”.