8 Novembre 2024 22:33

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8 Novembre 2024 22:33

CON ZOE TRA LE MACERIE DEL PONTE MORANDI, PARLA IL VIGILE DEL FUOCO IMPERIESE ROCCO TUFARELLI: “SEMBRAVA L’APOCALISSE”/LA STORIA

In breve: Tra i primi a giungere sul posto ci sono stati anche Rocco Tufarelli e la sua fidata compagna Zoe, Golden Retriever di 2 anni e mezzo, partiti da Imperia insieme alla squadra operativa appena saputo l'accaduto.

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“Una scena da apocalisse, inspiegabile”. Con queste parole l’imperiese Rocco Tufarelli, responsabile regionale del nucleo cinofilo dei Vigili del Fuoco, prova a descrivere l’inferno del ponte Morandi di Genova, arrivato sul posto dopo neanche un’ora dal crollo.

Il crollo del ponte Morandi a Genova

Martedì 14 agosto, alle 11.50 il viadotto Polcevera dell’autostrada A10, tra Cornigliano e Sampierdarena, è crollato improvvisamente, causando la morte di 38 persone, finora accertate, e il ferimento di altre 16, di cui 9 in gravi condizioni. Al momento i dispersi sono 5. Subito dopo il disastro, i Vigili del Fuoco di Genova e delle città limitrofi si sono precipitati per soccorrere i feriti e cercare sopravvissuti.

Tra i primi a giungere sul posto ci sono stati anche Rocco Tufarelli e la sua fidata compagna Zoe, Golden Retriever di 2 anni e mezzo, partiti da Imperia insieme alla squadra operativa appena saputo l’accaduto.

Tornato a casa per un po’ di riposo, dopo due giorni di lavoro senza sosta, Tufarelli ha raccontato a ImperiaPost ciò che ha vissuto in mezzo alle macerie del ponte.

Il racconto di Rocco Tufarelli a Genova insieme a Zoe

“Subito dopo l’allarme – racconta Rocco Tufarellialle 12 siamo partiti dal Comando di Imperia con la sezione operativa diretti a Genova. Eravamo 9 persone più io con Zoe. È stato il suo primo intervento, ha conseguito la certificazione dei Vigili del Fuoco per la ricerca in superficie e macerie a maggio dopo 7 mesi di corso”.

Quando siete arrivati là cosa vi siete trovati davanti?

“Siamo stati tra i primi a giungere sul posto da fuori. Non era nemmeno l’una. La scena che ci siamo trovati davanti è inspiegabile. Sembrava di essere in un film sull’apocalisse. Era surreale. Soprattutto pensando che su quel ponte ci siamo passati tutti centinaia di volte. Eravamo tutti scioccati. 

Io ero già stato al terremoto dell’Aquila e al terremoto nelle Marche, ma uno scenario come questo è stato tutta un’altra cosa. Il ponte era davvero imponente vedendolo per terra”. 

Sono state operazioni molto difficili?

“Sì, era molto rischioso, era tutto instabile. C’erano ancora pezzi sopra il ponte che potevano cadere sulla testa.

C’era tempo brutto, era tutto bagnato, ciò rendeva il lavoro ancora più complesso. C’era ancora gente appesa al viadotto. Ci siamo messi subito al lavoro. I cani hanno iniziato a segnalare le prime macchine che non si vedevano perché coperte dalle macerie. I cani però sentivano la presenza umana, sebbene i corpi fossero senza vita, quindi siamo riusciti a individuarle.

Nel pomeriggio Zoe si è ferita a un polpastrello a causa delle lamiere ed è stata medicata dal veterinario del nucleo cinofilo della Liguria con 3 punti di sutura.

C’erano altre unità cinofile provenienti da tutta Italia, Valle d’Aosta, Emilia, Toscana, Molise, Campania. In tutto eravamo circa 40 cinofili con 40 cani, la maggiorparte sta ancora lavorando, dandosi il cambio. Probabilmente torneremo domani io e Zoe per continuare a cercare i dispersi. Si lavora giorno e di notte, senza sosta, con turni da 6 ore. Nelle prime 24 ore si aveva la speranza di trovare superstiti. I miracolati sono stati pochi, purtroppo”. 

Come vi siete organizzati?

“Abbiamo subito realizzato una struttura con il veterinario e un posto di comando per le unità cinofile. Io ho gestito insieme ad altri colleghi tutta la rotazione con i cinofili. Il nostro lavoro è in stretta simbiosi con l’Usar, ovvero Urban Search and Rescue, che si occupano di fare i vari buchi e inserirsi. Prima di scavare, però, serve la segnalazione dei cani. In questo caso è stato essenziale il lavoro dei cani perché il viadotto crollato era molto spesso e duro da perforare, senza indicazione sarebbe stato difficile. Un tratto di ponte è sceso rotando di 180°, quindi con l’asfalto per terra. 

In squadra con me c’erano un collega di Savona con il suo border collie Kappa e un collega di Genova con il suo golden retriever Luna. Procedevamo insieme e quando un cane abbaiava facevamo passare anche gli altri due. Se abbaiavano tutti e 3 nello stesso punto, avevamo quasi la certezza matematica di una presenza umana e chiamavamo gli specializzati Usar che iniziavano a scavare”.

Avete trovato superstiti?

“Purtroppo noi no. Abbiamo trovato 2 macchine, talmente deformate che ormai erano quasi irriconoscibili, con 2 persone in una e 4 in un’altra, tutti senza vita. Un vero disastro”.

 

 

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