Imperia – Il tempo è scaduto per la famiglia Sbai, padre, madre e tre figli di sei, tre e un anno. A nulla sono serviti gli appelli disperati del capo famiglia Riadh, 36 anni muratore tunisino da mesi disoccupato, all’amministrazione comunale di Imperia.
Stamane, la famiglia Sbai ha ricevuto l’ultima visita dell’ufficiale giudiziario in attesa del 2 maggio, giorno in cui sarà sgombrata dal “tugurio” in cui abita dall’anno scorso. La sorte della famiglia Sbai sembra ormai segnata: finirà in mezzo alla strada.
Anche se Riadh è stato nuovamente assunto dal Comune attraverso il “servizio inserimenti lavorativi” che ha come “scopo il reinserimento sociale mediante l’assegnazione di un impegno lavorativo alle persone che versano in grave stato di indigenza economica, e costituisce una forma di assistenza alternativa all’assegno economico”. Ma i 350 euro mensili che guadagnerà a fronte delle 50 ore mensili, non gli permetteranno comunque di pagare un affitto e sfamare la sua famiglia.
Ora non sappiamo che fine faranno i figli di Riadh, se verranno affidati ai servizi sociali o se rimarranno con i genitori, sicuramente i servizi sociali non permetteranno che i minori tornino a dormire nel furgone. Lo ricordiamo, se i tre bambini venissero affidati alle varie strutture, il Comune dovrà pagare circa 50 euro al giorno per una spesa mensile di 4500 euro.
Un dato è certo, dopo due mesi dall’articolo denuncia di ImperiaPost nessuno ha ritenuto di rispondere alle domande che abbiamo posto all’amministrazione comunale, in particolare all’assessore ai servizi sociali Fabrizio Risso, né tanto meno di parlare con la famiglia sotto sfratto esecutivo che rischia di vedersi portar via i propri figli per lo stato di indigenza in cui vive.
Altre famiglie, tra cui anche alcune italiane, vivono in condizioni simili a quelle di Riadh e francamente non ci pare accettabile che la risposta da parte del Comune, dell’assessore Fabrizio Risso, del Sindaco, del dirigente dei servizi sociali sia… il silenzio.
Riproponiamo, per la terza volta, le domande che questa volta indirizziamo, oltre che all’assessore ai servizi sociali Fabrizio Risso e al dirigente del settore Sonia Grassi, anche al sindaco di Imperia Carlo Capacci.
- È possibile che nel 2014 dei genitori debbano allontanarsi dai propri i figli solo per motivi economici?
- Se si vuole mettere tutto sul piano economico, non costerebbe meno fornire un alloggio provvisorio tipo le “case parcheggio” piuttosto che far spendere 4500 euro al mese per l’inserimento dei minori (tra cui un neonato di 11 mesi) in strutture pubbliche?
- Perché gli assistenti sociali non sono mai andati a verificare le condizioni della “casa” della famiglia Sbai seppur sollecitate a farlo?
- Com’è possibile che il Comune permetta di prendere la residenza in “tuguri” simili considerati dallo stesso ufficio urbanistica abusivi?
- Com’è possibile che il Comune si accorga di tale fatto solo dopo molti anni e dopo innumerevoli persone che hanno abitato nel complesso in questione?
- È possibile che a fronte di emergenze abitative del genere l’assessore ai servizi sociali Fabrzio Risso (PD) rifiuti la proposta di stanziare 50 mila euro provenienti dal fondi di riserva?
- Quali sono le iniziative adottate dall’amministrazione comunale per far fronte al fenomeno, sempre più frequente, degli sfratti per morosità?
- L’amministrazione comunale, attraverso i servizi sociali, cos’ha intenzione di fare concretamente per dare una mano alla famiglia Sbai oltre a ribadire che non ci sono case disponibili?
Chi volesse dare un aiuto concreto alla famiglia Sbai può scrivere alla mail: redazione@imperiapost.it